Il distretto cartario della Lucchesia, non può dirsi escluso dalla crisi d’impresa. Non tanto per i numeri di settore, che sono indubbiamente meno funesti rispetto ad altri comparti, ma perché fa capolino lo spauracchio che possa materializzarsi un periodo critico.
L’industria cartaria ha tutte le carte in regola per continuare a essere un punto saldo nell’economia del Paese e della Toscana dove risiede: ma i venti, agitano marosi che preoccupano.
Tiziano Pieretti, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord con delega all’energia e da alcuni mesi membro della commissione nazionale energia di Confindustria, ha una visione realistica. L’ottimismo non manca, ma l’analisi dello stato delle cose, Pieretti, lo evidenzia con pragmatismo.
"Inizierei da un dato che deve fare ben sperare – afferma Pieretti – e cioè che se il tessile registra il meno vento per cento, il cartario con il tissue è andato bene, direi con buone performance restituendo tonicità; ma è innegabile che se un settore che necessita dell’imballaggio va male, anche quel segmento del cartario procede non certo in salute".
Quel segmento, si chiama packaging.
"Il settore vive una crisi profonda – prosegue – sebbene vi sia più consapevolezza tra chi compra e produce e questo è un dato significativo; ma è anche vero che vi è una minore quantità di prodotto perché la domanda è debole".
L’incertezza aleggia sui mercati ed è una questione globale, non locale. Ma la vera scommessa, impellente, nell’agenda dell’industria cartaria è senza dubbio quella dei prezzi dell’energia. L’Italia batte gli amici tedeschi e francesi, sì, ma in negativo. E questo rappresenta una zavorra, perché l’industria cartaria è energivora per definizione.
"A oggi – prosegue Pieretti – possiamo dire che nonostante i picchi registrati in quella che definirei come “crisi energetica” del recente passato, oggi i prezzi nel nostro Paese sono calmierati; cito l’ultimo report energia che nell’anno in corso fissa i costi: per l’Italia, 108,17 euro a MW/h, per la Germania 79,34 euro a MW/h e la Francia con 57,98 euro a MW/h; è facile comprendere come il costo dell’energia, che nel comparto cartario incide per il 30-40 per cento delle spese, è una fetta consistente e oggi, rispetto al passato, si accentua ancora di più perché nel 2020 queste cifre vedevano l’Italia con il 38, la Germania con il 32 e la Francia con il 30: insomma, non vi era uno spread così importante; noi siamo esportatori e avere dei differenziali così alti significa inficiare la competitività, e questo è un problema terribilmente serio".
Il futuro della ripresa è attorcigliato su questo nodo. L’industria cartaria, per esempio, per stare dentro la “road map” dell’Agenda 2030 ha bisogno di politiche che portino soluzioni. Pieretti è convinto che vi siano ma non senza impensierirsi per una progettualità che probabilmente latita, certo non vola.
"Esistono procedure in corso – afferma il numero due di Confindustria Toscana Nord – che riguardano le aree idonee per le fonti alternative come il fotovoltaico ma anche in questo caso siamo in mano a una burocrazia che non fa sbocciare idee costruttive; nessuno, soprattutto noi in Toscana che amiamo il nostro paesaggio e il territorio, pensa a utilizzare selvaggiamente i terreni per gli impianti: ormai le aziende hanno fatto ciò che potevano,ovverosia installare sui tetti i pannelli, ma non basta; quindi, talvolta, visti i limiti rispetto all’utilizzo di aree agricole, un’azienda sfrutta un proprio terreno che se adopera per l’impianto non può certo utilizzare per un ampliamento, quindi ecco che si affaccia un nuovo limite; la burocrazia, insomma, ci mette del suo e così l’obiettivo dell’Agenda è a rischio come a rischio potrebbero essere di conseguenza i rapporti legati al credito". Pieretti invoca "l’unicità del punto di vista normativo, un sistema che non complichi le soluzioni da trovare: il ricorso all’impianto legislativo, rispetto anche solo al buon senso, frena e impedisce di attuare obiettivi fondamentali".
L’esponente degli industriali, infine, intravede "un’importante soluzione derivante dalla geotermia; in Toscana stanno per scadere le convenzioni mentre grazie a una proroga di queste potrebbe avvantaggiarsene l’industria attraverso una risorsa mutuata a un bene collettivo e darebbe, nel contempo, la misura di un investimento strutturato e duraturo".