"Costruire legami forti all’interno della filiera, tessere un diverso rapporto tra committenti e contoterzisti che vivono entrambi una fase di grande sofferenza e attuare quelle misure urgenti per il comparto moda che abbiamo chiesto con forza a governo e Regione, auspicando un deciso cambio di rotta nel contesto europeo e internazionale. Tutto questo, se realizzato in tempi brevi, potrebbe aiutare il distretto a tutelare la filiera". Guardando alla crisi che morde il comparto moda e alle prospettive future, Claudio Bettazzi, presidente di Cna Toscana Centro mette in chiaro le opzioni percorribili per aprire una fase nuova.
Qual è lo scenario nel sistema produttivo attuale e come si riflette sul distretto tessile?
"La preoccupazione per quanto sta accadendo nello scacchiere europeo e internazionale è altissima, gli ordini non ci sono, e tra gli imprenditori domina un’incertezza che paralizza investimenti, export, e quindi l’intera economia. I numeri dell’ultima indagine di Cna Federmoda dicono che per il 2024 il 50,2% delle imprese stima una contrazione del fatturato e un’azienda su cinque indica una riduzione dei ricavi superiore al 20%. La crisi colpisce soprattutto le aziende contoterziste: oltre il 57% infatti stima fatturato in calo, contro il 35% delle imprese a marchio proprio. I problemi più gravi emergono riguardano il costo del lavoro (55,4% delle risposte), calo degli ordinativi (54,9%), corsi delle materie prime (52,1%), costi dell’energia (46,9%). Inoltre, per effetto dei conflitti internazionali i grandi brand stanno attuando un riposizionamento strategico sui mercati, orientandosi su attività di nicchia e questo si riflette a cascata su tutta la filiera. Se non si normalizzano le dinamiche conflittuali, il sistema economico rischia di implodere, e di questo i governo sono chiamati a prendere atto”.
In questo quadro, come stanno reagendo le imprese del settore tessile e moda?
"Molte hanno già nel cassetto strategie di riorganizzazione produttiva, vorrebbero fare investimernti e innovazioni congiunte, anche alla luce di quelle che sono le sfide attuali come la sostenibilità e l’economia circolare. Ma tutto questo presuppone la costruzione di legami forti all’interno della filiera, tra committenti e contoterzi: solo così daremo nuove prospettive al distretto tessile. Vediamo imprese già orientate alla riorganizzazione, ma che hanno bisogno di agevolazioni e sostegni finanziari per costruire percorsi di aggregazione o per riqualificare l’intero distretto, classificarlo come energivoro, ed è anche necessario attivare investimenti in ricerca e innovazione all’interno della filiera. Bisogna insomma lavorare a nuove strategie di mercato, ma in modo congiunto e non a segmenti separati, perché l’obbiettivo deve essere quello di caratterizzare il nostro sistema produttivo e far sì che raggiunga una forte riconoscibilità internazionale ed esclusività nei processi di produzione".
Come vede il futuro?
"La strada è lunga e difficile, ma tanto possiamo ancora fare. Al governo abbiamo fatto richieste chiare come, ad esempio, la sospensione dei versamenti contributivi ed erariali per 12 mesi, la Cig in deroga per tutte le tipologie di imprese della moda per 6 settimane, l’esenzione delle quote di partecipazione alle manifestazioni di Ice fino al 31 luglio 2025, la previsione di finanziamenti per liquidità a tasso zero con i fondi per il Made in Italy, e contributi per rafforzare le posizioni di mercato e il consolidamento dei progetti d’investimento in marketing, digitalizzazione, sostenibilità ambientale e aggregazioni di impresa. Ora servono fatti e azioni".
Si.Bi.