Martedì 2 Luglio 2024

Artigianato 5.0. Patto tra nativi digitali e maestri del fare: "Perno del futuro"

L’attività economica italiana mostra una sostanziale resilienza il tessile invece è in una fase delicata con un calo congiunturale del 3,5% e 8,8% su base annua. Servono soluzioni innovative.

Artigianato 5.0. Patto tra nativi digitali e maestri del fare: "Perno del futuro"

Artigianato 5.0. Patto tra nativi digitali e maestri del fare: "Perno del futuro"

Negli ultimi anni l’economia globale ha affrontato sfide significative: dall’inasprimento delle tensioni geopolitiche ai confini dell’Europa, alle condizioni sempre più restrittive per l’accesso al credito. Fattori che hanno influito sulle catene di approvvigionamento, contribuendo a una diminuzione della domanda e pesando anche sui mercati finanziari e sulla fiducia degli investitori. Le ultime previsioni dell’Ocse (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) delineano segnali di miglioramento: l’attività economica mostra una notevole resilienza, l’inflazione sta diminuendo più rapidamente delle aspettative e gli scambi commerciali sembrano aver ripreso un trend positivo, con una crescita globale del Pil stimata al 3,1% nell’anno in corso e un aumento del 3,2% nel 2025.

Quanto alla zona euro, si è registrata una crescita del Pil dello 0,3% nei primi tre mesi del 2024, mentre per l’Italia le proiezioni indicano un aumento dello 0,7% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025, sul presupposto che gli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza vedano un’efficiente ed efficace attuazione.

Per sostenere questa crescita emerge la centralità delle filiere strategiche, che con i diversi distretti produttivi ed il relativo indotto può trainare lo sviluppo. Solamente le imprese operanti in settori quali abbigliamento, automotive, alimentare e arredamento impiegano complessivamente 2,1 milioni di lavoratori, generano un fatturato di 454 miliardi di euro e apportano 105,5 miliardi di valore aggiunto.

Con riferimento al tessile, fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana, le dinamiche internazionali stanno portando però ad una delicata fase per il comparto, con un calo congiunturale del 3,5% e dell’8,8% su base annua con una diminuzione del 4,8% della produzione in diverse regioni italiane.

Risulta evidente che per supportare il percorso di crescita delle Piccole e medie imprese, maggiormente soggette a difficoltà di accesso a strumenti finanziari, l’Italia ha introdotto diverse misure, tra cui la Legge sul Made in Italy per incentivare lo sviluppo economico e parallelamente promuovere una produzione ad impatto ambientale zero, rispondendo anche alle crescenti esigenze di un’industria sostenibile. Si sottolinea l’istituzione del ’Fondo speciale per la transizione verde e digitale nella moda’ presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy che, con una dotazione di 10 milioni per il 2024, mira a promuovere e potenziare gli investimenti per assicurare una transizione ecologica e digitale nel settore tessile, della moda e degli accessori.

Esigenze segnate anche dalle direttrici europee di sviluppo sostenibile, con il ’Green deal industrial plan’ presentato dalla Commissione a febbraio 2023 e considerato fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici fissati al 2030 attraverso un aumento della capacità produttiva a zero emissioni.

Linee di intervento in parte ripercorse dal piano nazionale Transizione 5.0, che con risorse pari a 6,3 miliardi di euro punta a supportare i processi produttivi verso un modello efficiente e sostenibile e a generare un consistente risparmio energetico nei consumi finali nel biennio 2024-2026. Il Piano introduce importanti agevolazioni anche per la formazione dei lavoratori per rafforzare e coniugare le competenze e il know-how che distinguono l’eccellenza del Made in Italy con le tecnologie clean tech.

Questa sfida interessa l’intero settore moda e lusso ed è particolarmente vicina al distretto del tessile, storicamente contraddistinto da una marcata componente artigianale, con 49.593 micro e piccole imprese e 279mila addetti. L’implementazione di soluzioni innovative assume un ruolo chiave non solo per superare la crisi e rilanciare le filiere, ma anche per ridurre il disallineamento tra offerta e domanda di competenze qualificate come possibile freno allo sviluppo economico, preservando la competitività italiana su scala globale.

Ciò potrà avvenire adottando un approccio sistemico che, partendo da un’analisi dei punti di forza delle filiere strategiche nazionali a livello territoriale, impieghi e potenzi competenze multilivello per cogliere in chiave predittiva le opportunità esistenti e adottare iniziative di attrazione nuovi investimenti e internazionalizzazione delle nostre imprese.

Per preservare l’artigianalità e agevolare lo sviluppo dei distretti produttivi nazionali sarà infatti essenziale utilizzare gli strumenti finanziari a disposizione per adeguare i sistemi formativi tradizionali, promuovendo fra i nativi digitali nuove abilità come la recettività trasversale e cogliere stimoli anche dai segnali deboli. Nell’ottica di quella solidarietà intergenerazionale che rappresenta ormai un principio cardine, è necessario supportare un processo di contaminazione che parta dal know-how consolidato, anticipi in chiave predittiva i processi di trasformazione (come ad esempio twin transition, Intelligenza Artificiale, cybersicurezza) e guardi costantemente verso orizzonti nuovi.

Claudia Bugno

Senior Fellow Luiss School

of Government