Sabato 27 Luglio 2024

Quanto vale una carezza?: "Obiettivo: fragili. Appello alla politica. Lavoriamo insieme"

Il presidente Franco Falorni illustra lo studio che sarà presentato oggi all’Auditorium Toniolo di Pisa: "Crediamo che nella valutazione sulla qualità di un servizio conti anche il ‘come’, non solo il ‘quanto’".

Quanto vale una carezza?: "Obiettivo: fragili. Appello alla politica. Lavoriamo insieme"

Quanto vale una carezza?: "Obiettivo: fragili. Appello alla politica. Lavoriamo insieme"

"Quanto vale una carezza?". Una domanda che è molto più di una provocazione. Una cifra - 8 euro al giorno a persona - che contiene gesti, parole, energia, cura, dedizione. Quella qualità (oltre che quantità) fondamentale nel rapporto quotidiano con i fragili. "La buona prossimità richiede tempo e il tempo ha un costo" afferma Franco Falorni, presidente della Fondazione Casa Cardinale Maffi. Un mondo fatto di 8 "case" dove i pazienti, gli assistiti, gli ospiti sono chiamati Fratelli e Sorelle Preziosi. Un mondo dove - da oltre 75 anni tra Toscana e Liguria -, vengono strutturati servizi sanitari e sociosanitari per persone anziane, malati di Alzheimer o in stato vegetativo, giovani e adulti con disabilità fisica e psichica. Adesso la Fondazione Maffi ha promosso una ricerca scientifica e un meeting (oggi, all’auditorium Toniolo di Pisa) dal titolo "pesante": "Io sono più di un algoritmo, il valore di una carezza".

Presidente, cosa vuole dire? "Crediamo che nella determinazione della valutazione della qualità di un servizio debbano essere presi in considerazioni anche fattori diversi. Il come. E non solo il quanto. Io ho a che a fare con i numeri tutti i giorni: sono un commercialista. Conoscere il costo di una carezza (in una struttura socio-sanitaria come la nostra) può essere un valido punto di ri-partenza".

Chi sono i destinatari di questo "messaggio"?

"La politica, chi decide a livello regionale e nazionale. Vorremmo uscire da questo sesto meeting (a cui si aggiunge il libro "Io sono più di un algoritmo, il valore di una carezza" appena presentato al Pisa Book Festival e lo spettacolo teatrale, in scena stasera, con la compagnia della Maffi formata da operatori e Fratelli e Sorelle Preziosi) con delle risposte vere. La nostra è una proposta concreta. E lo dico pensando a Carlina che ogni giorno deve dare lo yogurt a Nicola, nella nostra casa di Collesalvetti. Carlina impiega tanto tempo in questa operazione perché Nicola si muove, ci vuole pazienza ed esperienza nel porgere un cucchiaio ed imboccare. E anche questa, per noi, è una carezza".

È in questo senso che è fondamentale superare la logica degli algoritmi?

"Dobbiamo riflettere e capire dove stiamo andando e, se necessario, correggere la rotta. Ma, attenzione, non stiamo parlando di una rivendicazione economica perché prima di tutto si tratta di capire meglio qual è la cura più giusta, più umana, più degna anche della grande tradizione di cura che abbiamo in tutta la Toscana. Sia chiaro, non ci riteniamo migliori di nessuno. Il nostro sforzo è quello di fare bene, il meglio che possiamo. Stimolando un cambio di passo".

Quello della Maffi è un invito a sedersi tutti a un tavolo?

"Assolutamente sì. Se la riorganizzazione della sanità sul territorio deve basarsi su co-programmazione e co-progettazione – e in aggiungerei anche co-ricerca - allora facciamolo! Con concretezza e subito. È attraverso il confronto che ci diamo la possibilità di uscire da possibili strade chiuse, che non aiutano nessuno. Noi ci siamo. Convinti, come siamo, che le carezze sono generatori di libertà e dignità, soprattutto per le persone più fragili".

In un video la Torre di Pisa, storta, che compie 850 anni, dialoga con un assistito. Perché questo insolito incontro?

"La torre è bella così. Anche ciascuno di noi ha, da qualche parte, una stortura. Valerio è una persona disabile, ma è anche una persona bellissima, con i suoi pregi e i suoi difetti. Di più, sono proprio i difetti che lo rendono unico e inimitabile. La cultura che si respira in Toscana è una cultura di bellezza, di umanità, di tante carezze. Noi siamo nel solco di questa tradizione".

Gabriele Masiero