Giovedì 26 Dicembre 2024
Alessandro Malpelo
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Robot cardiochirurgo ripara cuori hi-tech

Alla Humanitas Gavazzeni Bergamo un Da Vinci dedicato, utilizzato con successo nella valvola mitrale

Preparazione della sala operatoria per un intervento di cardiochirurgia robotica

Milano, 24 ottobre 2019 - Negli interventi al cuore più sofisticati, come quelli alla valvola mitrale in soggetti fragili, lo specialista oggi si fa affiancare da un robot. Succede alla Humanitas Gavazzeni di Bergamo, quella del mitico professor Parenzan, per intenderci, un grande istituto che è sempre costantemente all'avanguardia. La novità, all'interno del blocco operatorio della chirurgia toracica, consiste nell'adozione di un sistema robotizzato da Vinci X in configurazione cardiochirurgo, cioè interamente dedicato. Si tratta di una macchina super tecnologica che, nelle mani del medico esperto, aumenta a livello esponenziale la precisione, riducendo al minimo il traumatismo, le ferite chirurgiche e il sanguinamento. Questo si traduce anche in un guadagno nei tempi di recupero dei pazienti, spesso anziani o debilitati, alle prese con patologie valvolari e segni di insufficienza cardiaca, che grazie alle soluzioni hi-tech, per casi selezionati, ora non richiedono più una lunga convalescenza con conseguente riabilitazione. Anche l'impatto estetico è ridotto, dal momento che in cardiochirurgia mininvasiva mancano le imponenti cicatrici legate all'apertura della cassa toracica tra sterno e costole. Si riducono il dolore postoperatorio e il deficit respiratorio.

Artefice di questo moderno programma della cardiochirurgia di Humanitas Gavazzeni è il gruppo di Alfonso Agnino, pioniere della procedura video-assistita: "La cardiochirurgia robotica – ha spiegato lo specialista in occasione di una conferenza stampa a Milano - è una realtà consolidata all'estero negli Stati Uniti, in Cina, in Francia, in Germania e nell'Europa del Nord. Noi non siamo stati i primi, ma al momento siamo sicuramente gli unici a portare avanti in Italia questa tecnica, espressione della medicina del futuro. Qui la macchina esalta le capacità dell'equipe, permette di realizzare quello che fino a ieri sembrava impossibile, come riparare una valvola di pochi millimetri, eseguendo incisioni minuscole sulla pelle, paragonabili a quelle lasciate dai dermatologi quando rimuovono i nei". Grazie a questa tecnologia, il Dipartimento Cardiovascolare della Humanitas Gavazzeni Bergamo entra nella rete dei 20 centri europei che affiancano la cardio-robotica alle metodiche tradizionali, alla cardiochirurgia mininvasiva e alla cardiologia interventistica. Ed è al momento l'unico ospedale italiano con un programma di cardiochirurgia robotica strutturato in pianta stabile.

L’avvio della robotica in Humanitas Gavazzeni si inserisce all’interno dello sviluppo del Dipartimento Cardiovascolare che, già negli anni ’70 con Vincenzo Baldrighi, Mario Viganò, Daniel Guilmet e Lucio Parenzan, è stato punto di riferimento internazionale nel settore.

Il robot da Vinci X è l’ultima versione della piattaforma per la chirurgia mininvasiva, usata perlopiù in Urologia, Ginecologia e Chirurgia Generale. La consolle, con sistema di visione tridimensionale HD, consente di osservare il campo operatorio in modalità “full immersion” o di passare a una modalità a più immagini per integrare informazioni prese da altre fonti (Ecografo, ECG), favorendo il lavoro del chirurgo. Il dimensionamento in scala dei movimenti e la riduzione del tremore forniscono un ulteriore controllo che minimizza l'impatto di movimenti involontari. Con l’applicazione al campo cardiochirurgico per la riparazione della valvola mitrale, i vantaggi per il paziente sono riscontrabili in una più rapida ripresa della respirazione spontanea post-intervento, minor impatto fisico e quindi dolore (il cardiochirurgo esegue quattro incisioni di 8 millimetri e una/due da 1,5 centimetri), ridotta perdita di sangue che si traduce in stabilità dei valori dell’emoglobina e inferiore necessità di ricorrere a eventuali trasfusioni. Il recupero delle funzioni avviene quindi più rapidamente: un decorso post-operatorio non complicato prevede 24 ore di degenza in Terapia Intensiva contro le 48 previste per la mininvasiva video-assistita, e generalmente nessun periodo riabilitativo.