Videogiochi d'azione, inaspettati alleati contro la dislessia

Giocando si normalizza la percezione dei suoni del linguaggio in bambini prescolari con difficoltà

di Redazione Salus
1 maggio 2024

Uno studio condotto da un team di ricercatori delle Università di Bergamo, Padova, Pavia, Milano, Varese, Lecco e Parigi suggerisce che, inaspettatamente, i videogiochi d’azione possono rivelarsi preziosissimi alleati contro il disturbo del linguaggio in bambini a rischio di dislessia. Gli scienziati spiegano che, giocando con un videogioco d’azione, si normalizza la percezione dei suoni del linguaggio in bambini prescolari con difficoltà di linguaggio.

 

Lo studio ha mosso i primi passi sulla base del fatto che, sebbene giocare sia considerato indispensabile per lo sviluppo cognitivo, sensorimotorio e sociale di un bambino, c’è ancora una certa resistenza nel pensare che un simile ruolo possa essere svolto anche dagli attuali videogiochi. Diversi lavori avevano già dimostrato che nei bambini con dislessia, la velocità di lettura può migliorare in seguito a un trattamento riabilitativo con videogiochi commerciali che stimolano le abilità attentive. Un miglioramento dell’attenzione risulta indispensabile per leggere le lettere.

 

“Da queste premesse abbiamo ipotizzato che i videogiochi d’azione potessero migliorare anche la percezione dei fonemi – dice Sara Bertoni del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli studi di Bergamo e primo autore della ricerca -. Questo studio di prevenzione ha coinvolto 120 bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Un sottogruppo di essi presentava difficoltà nei prerequisiti della letto-scrittura, e quindi erano a rischio per una futura dislessia. Lo studio dimostra che con solo 20 sessioni di gioco con un videogioco d’azione da 45 minuti ciascuna si annullano specificatamente i disturbi nella percezione dei fonemi”.

 

Il lavoro che ne è derivato – “Action video games normalise the phonemic awareness in pre-readers at risk for developmental dyslexia” – è stato pubblicato sulla rivista ‘NPJ Science of Learning’ del gruppo Nature, a firma di un team internazionale di ricercatori coordinati dalle Università di Bergamo e Padova, con l’Universita’ di Pavia, la Sigmund Freud University di Milano, la ASST di Valle Olona di Saronno (Varese), l’IRCCS “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco) e l’Universite’ Paris Cite’.