Tumore al seno. Nuove tecnologie

di Riccardo Jannello La cura del tumore al seno, che ogni anno colpisce in Italia circa 54mila donne e che è...

di RICCARDO IANNELLO
14 marzo 2025
di Riccardo Jannello La cura del tumore al seno, che ogni anno colpisce in Italia circa 54mila donne e che è...

di Riccardo Jannello La cura del tumore al seno, che ogni anno colpisce in Italia circa 54mila donne e che è...

di Riccardo JannelloLa cura del tumore al seno, che ogni anno colpisce in Italia circa 54mila donne e che è una delle principali cause di mortalità femminile a livello mondiale, ha fatto un altro passo in avanti per merito di studiosi italiani la cui ricerca è stata pubblicata su una prestigiosa rivista, il Journal of Personalized Medicine col titolo: ’Impatto della riprogrammazione cellulare bioelettrica endogena rigenerativa REAC sulle cellule del cancro al seno MCF7’ dove il punto focale è proprio la tecnologia del ’Trasportatore asimmetrico radio elettrico’, appunto Reac nell’acronimo inglese.

I creatori di questa tecnologia sono i dottori Vania Fontani e Salvatore Rinaldi (nella foto sopra), cofondatori dell’Istituto Rinaldi Fontani di Firenze, centro di ricerca a livello internazionale, con la collaborazione della professoresa Margherita Maioli e della dottoressa Sara Cruciani del dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Sassari. Lo studio ha analizzato in che modo il trattamento specifico di medicina rigenerativa basato sul Reac possa modificare l’attività bioelettrica delle cellule e influenzare di conseguenza il comportamento delle cellule tumorali del seno. Un approccio che apre nuove prospettive nel trattamento personalizzato del cancro, offrendo un’alternativa meno invasiva e più mirata rispetto alle terapie tradizionali.

"L’adozione di approcci innovativi come i trattamenti della famiglia Reac to-Rgn – spiega la dottoressa Fontani – offrono nuove prospettive per la medicina oncologica del futuro. L’integrazione di questi trattamenti radio elettrici nelle strategie terapeutiche potrebbe non solo migliorare i risultati clinici, ma anche ridurre gli effetti collaterali associati ai trattamenti attualmente utilizzati".

Nello specifico, gli esperimenti condotti sulle cellule tumorali MCF7 – isolate per la prima volta nel 1970 su una donna di 69 anni alla Michigan Cancer Foundation (da cui la sigla) di Detroit negli Stati Uniti – sottoposte allo specifico trattamento per un periodo fra i 3 e i 7 giorni hanno dimostrato risultati promettenti riducendo la vitalità e la proliferazione delle cellule metastatiche per effetto dell’autofagia, il processo nel quale le cellule degradano e riciclano i propri componenti contribuendo alla riduzione della proliferazione.

La tecnologia sviluppata alla Fondazione Rinaldi Fontani mira dunque a ottimizzare l’attività bioelettrica endogena alterata utilizzando debolissimi campi radio elettrici concentrati in modo asimmetrico che agiscono sulla riorganizzazione dell’attività bioelettrica endogena ripristinando progressivamente le alterazioni che hanno portato alla formazione e allo sviluppo del tumore.