Tumore al seno, anche per il triplo negativo si fa strada l'ipotesi chemio free

Nella neoplasia in fase precoce, infatti, il tumore è ricco di cellule immunitarie accorse per combattere la malattia: ciò comporterebbe un basso rischio di recidiva e una migliore sopravvivenza

di Redazione Salus
8 aprile 2024
Solving women's health issues

Uno studio internazionale pubblicato sul Journal of the American Medical Association (Jama) ipotizza che alcune pazienti con tumore al seno triplo negativo potrebbero, in un prossimo futuro, evitare la chemioterapia. Nella neoplasia in fase precoce, infatti, il tumore è ricco di cellule immunitarie accorse per combattere la malattia: ciò comporterebbe un basso rischio di recidiva e una migliore sopravvivenza. È possibile dunque che per loro sia sufficiente un regime terapeutico meno aggressivo. “Questa è una scoperta importante”, commenta il primo firmatario dello studio, Roberto A. Leon-Ferre. “I risultati dello studio possono ispirare futuri studi clinici per esplorare se le pazienti con una prognosi favorevole possono evitare regimi di chemioterapia intensiva”. Posto che i ricercatori hanno già chiarito la necessità di ulteriori studi, per verificare la sicurezza di tale opzione, ancora una volta – però – si ha la conferma di quanto la prevenzione, che consente di trattare tempestivamente una forma tumorale, sia spesso la discriminante fondamentale per la prognosi del paziente.

 

Lo studio ha analizzato i dati di quasi 2.000 donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno triplo negativo in cura in 13 centri in Usa, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Svezia, Giappone e Corea. I ricercatori hanno osservato che quanto più alta era la presenza di ‘linfociti infiltranti il tumore’ tanto migliore era la prognosi per le pazienti. In particolare, le donne con i livelli più alti di linfociti avevano una sopravvivenza a 5 anni superiore al 90% rispetto al 72% di quelle con livelli più bassi. Più alte anche le chance di non avere recidive.

 

Il tumore al seno triplo negativo rappresenta circa il 15-20% dei tumori mammari; deve il suo nome al fatto che sulle sue cellule non è presente  nessuno dei tre bersagli molecolari contro i quali esistono trattamenti mirati: ciò lo rende più difficile da colpire. Inoltre, tende frequentemente a dare recidive, ha una mortalità più alta ed è più comune nelle donne giovani. “Per questi motivi, la chemioterapia – adiuvante o neoadiuvante – è raccomandata per la maggior parte delle pazienti con tumore al seno triplo negativo in stadio iniziale”, hanno chiarito i ricercatori.