Studiare bene il cervello grazie agli avatar digitali
Gli approcci innovativi per le malattie neurologiche, dal neonato alla quarta età .

Gli approcci innovativi per le malattie neurologiche, dal neonato alla quarta età .
Sviluppare approcci innovativi come avatar digitali del cervello umano per studiare le malattie neurologiche e la risposta ai farmaci; individuare nuovi biomarcatori come due proteine in grado di anticipare lo sviluppo della sclerosi multipla: sono solo alcuni degli studi dei centri MNESYS italiani, che rappresentano la più grande rete europea di ricerca sul cervello.
Tra le frontiere di ricerca c’è lo studio per prevenire lo sviluppo di danni cerebrali nei neonati prematuri. Uo studio dell’IRCCS Istituto Giannina Gaslini di Genova, ha l’obiettivo di valutare l’efficacia di nuovi approcci nutrizionali precoci nei bambini prematuri, cioè nati prima della 32esima settimana di gestazione. "I neonati molto pretermine e con peso alla nascita estremamente basso sono a rischio di sviluppare problemi del neurosviluppo – afferma Luca Ramenghi, Direttore U.O. Patologia Neonatale dell’Istituto G. Gaslini –. Il nostro lavoro si prefigge di svelare gli effetti di diete con differenti livelli di lipidi, ricchi di antiossidanti, in fase neonatale, sulla maturazione cerebrale di questi neonati, messa a rischio dallo stress ossidativo, uno dei grandi problemi della prematurità. Ciò avverrà inserendo soia, olio d’oliva non evo o grasso di pesce nell’alimentazione dei bambini pretermine e valutandone l’efficacia con test psicoattitudinali – aggiunge -. Quando i bambini sono ancora nel grembo materno ricevono il corretto apporto lipidico direttamente dalla mamma attraverso il cordone ombelicale, ma quando sono prematuri necessitano che questi vengano forniti dall’esterno, per somministrazione endovenosa tramite quella che prende il nome di “nutrizione parenterale totale"
C’è poi uno studio dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che mira a svelare il ruolo dell’infiammazione nello sviluppo dell’Alzheimer, attraverso la creazione di cervelli “in miniatura” su cui testare trattamenti innovativi. "L’infiammazione nel cervello è un fenomeno ancora poco chiaro – riferisce Gianluigi Forloni, capo del Dipartimento di Neuroscienze e del Laboratorio di Biologia delle Malattie Neurodegenerative del Mario Negri –. Nel processo sono coinvolte le cellule gliali, che hanno la funzione di proteggere i neuroni da danni che ne compromettono la funzionalità, ma che in condizioni patologiche possono produrre anche effetti negativi. Studiare quindi l’attivazione e lo “spegnimento” di queste cellule è fondamentale per identificare nuovi strumenti terapeutici contro gli effetti dell’Alzheimer".
Rimanendo nel campo delle malattie neurodegenerative, uno studio guidato dall’Università di Sassari si occupa sui meccanismi alla base del riconoscimento e della produzione delle espressioni facciali, che viene a mancare nei pazienti con Parkinson e Alzheimer. "Dare una spiegazione a tale disabilità potrebbe essere dunque importante per stabilire un possibile trattamento" spiega Franca Deriu, Ordinaria di Fisiologia all’Università di Sassari.