Lo stress riduce la percezione del suono: ecco come influenza il nostro udito

I suoni forti vengono percepiti in misura minore. Non influenza la memoria, ma agisce sull’apprendimento e la nostra risposta agli stimoli quotidiani

di Redazione Salus
10 febbraio 2025
Stress e udito: la rivoluzionaria scoperta della ricerca

Stress e udito: la rivoluzionaria scoperta della ricerca

Lo stress riduce la percezione del suono. Mentre in Italia, in queste ore le orecchie sono tutte puntate verso Sanremo 2025, la scienza rivela un particolare che potrebbe rivoluzionare il mondo della musica. E, con il televoto in arrivo, potrebbe fare la differenza.

Il modo in cui il cervello elabora i suoni cambia a seguito di esposizione prolungata allo stress. Questo curioso risultato emerge da uno studio sui neuroni, pubblicato sulla rivista Plos Biology, condotto dagli scienziati della Ben-Gurion University del Negev in Israele. Il team, guidato da Ghattas Bisharat, ha utilizzato un modello murino per valutare la correlazione tra stress e udito.

"I nostri dati - spiegano gli scienziati – suggeriscono che lo stress continuativo non ha un impatto solo su compiti complessi come l'apprendimento e la memoria, ma può anche influenzare il modo in cui rispondiamo agli stimoli quotidiani".

Rumori forti: il cervello stressato non lo ‘sente’ 

Dopo essere stati esposti a una settimana ricca di fonti di stress, riportano gli autori, i topolini mostravano cambiamenti nel modo in cui il loro cervello elaborava i suoni, riducendo la capacità di percepire i rumori forti. Lo stress continuato, commentano gli esperti, è notoriamente associato a una serie di impatti negativi sulla salute mentale, che possono andare oltre i disturbi psichiatrici, provocando alterazioni nel modo in cui si percepisce il mondo.

Nell'ambito dell'indagine, gli animali sono stati intrappolati per mezz'ora in un piccolo spazio ogni giorno per una settimana. Al termine del periodo di stress, la capacità uditiva degli animali, misurata nel tronco encefalico uditivo, è rimasta normale. Tuttavia, nella

corteccia uditiva, gli esemplari stressati erano associati a un'attività neuronale spontanea più elevata. In risposta ai suoni, le cellule inibitorie che esprimevano somatostatina (un ormone di natura proteica sintetizzato dall'ipotalamo e da alcune cellule dell'apparato digerente) mostravano una risposta più elevata, mentre i neuroni che

esprimevano parvalbumina (una proteina a basso peso molecolare in grado di legare il calcio) e i presunti neuroni piramidali erano meno sensibili. In altre parole, era più probabile che gli animali percepissero i suoni più forti come deboli, il che indica una ridotta percezione della rumorosità.

Il gruppo di ricerca precisa che il lavoro è stato condotto su un modello murino, ma evidenzia che lo stress ripetuto potrebbe alterare il modo in cui gli animali percepiscono e rispondono al mondo che li circonda.