Spesa sanitaria, l'Italia tra i paesi europei più virtuosi: "Meno costi, ma risultati migliori"

di Redazione Salus
8 ottobre 2024

L’Italia spende meno per la sanità ma continua ad avere i migliori indicatori sanitari al mondo, tra cui speranza di vita, bassa mortalità infantile e alta adesione alle campagne di screening e vaccinali. A dirlo è la ricerca – pubblicata sulla Rivista Sistema Salute, dal titolo ‘La spesa sanitaria nei Paesi europei – The healthcare expenditure in the European coutries’ – esamina i dati della spesa sanitaria pubblica e privata di 10 paesi europei.

 

Da questa analisi si evince che Italia e Spagna hanno spese pro capite annuali rispettivamente di 2.212 e 2.034 euro, a confronto con la maggior parte dei paesi europei che spende anche più del doppio (Svezia, Danimarca e Germania erano sopra i 5.000€ nel 2022). Quando però si analizzano gli indicatori sanitari, l’Italia, assieme a Spagna e Svezia (tutti e tre con sistemi di natura prevalentemente pubblica), risulta ai primi posti tra i 10 paesi europei considerati nella ricerca.

 

Il motivo del successo italiano

 

Lo studio, condotto da Carlo Signorelli – ordinario di Igiene generale e applicata e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva, dell’Università Vita-Salute San Raffaele – con Antonio Pinto, Luigi Epifani e Massimo Minerva, cerca di dare una spiegazione al perché l’Italia e la Spagna spendano meno, ma abbiano migliori indicatori di performance sanitarie. Nel nostro Paese, oltre alla contenuta spesa per il personale sanitario (42% in meno per i medici e 25% in meno per gli infermieri, rispetto alle medie europee), influiscono certamente, sul contenimento della spesa sanitaria, un buon sistema integrato di prevenzione, la dieta mediterranea, il minor costo di beni e servizi e forse anche la politica di riduzione degli sprechi in atto da alcuni anni.

 

Europa, cosa dice l’Euha

 

Anche il Comitato scientifico della European University Hospital Alliance (Euha), che riunisce i maggiori ospedali universitari europei e di cui fa parte il professor Carlo Signorelli, ha espresso la sua posizione in merito ai sistemi sanitari europei. Attraverso il documento, appena emanato, dal titolo ‘Rethinking Healthcare Systems’, che è il risultato di una serie di incontri tra i membri del Comitato, riunito tra marzo e maggio del 2024, l’Euha sollecita una trasformazione globale, multinazionale e sensibile al contesto della sanità che considera l’innovazione, l’integrazione e la prevenzione cardini fondamentali per garantire il migliore stato di salute alla popolazione dei diversi paesi europei e garantire la sostenibilità e la resilienza dei sistemi sanitari.

 

Nel documento, Euha risponde all’urgente necessità di riforme sanitarie in tutta Europa, mettendo in evidenza il ruolo centrale degli ospedali universitari nel guidare queste riforme e proponendo un piano d’azione, descrivendo le caratteristiche chiave per creare sistemi sanitari sostenibili che si concentrino maggiormente sul miglior utilizzo delle nuove tecnologie, su stili di vita sani e su una formazione adeguata del personale sanitario.

 

Signorelli: “L’Italia ha una posizione virtuosa”

 

“Con questo studio, la nostra università, che è parte integrante della Euha, vuole contribuire a tenere vivo il tema relativo alla sostenibilità dei sistemi sanitari europei, nei quali la spesa dovrebbe tener presente sempre di più alcune priorità come l’innovazione tecnologica, la prevenzione e l’accesso paritario alle cure. L’Italia, nonostante le oggettive difficoltà, detiene una posizione virtuosa che dovrà essere mantenuta con opportuni e incisivi interventi del governo”, ha commentato Carlo Signorelli.