Pfas, sostanze chimiche ‘inevitabili’: conoscere i rischi per difendere la propria salute
Alcuni composti chimici sono presenti praticamente in qualunque oggetto di uso quotidiano: evitarli completamente è quasi impossibile, ma è possibile possano limitare i pericoli con alcune accortezze
Ci sono sostanze nocive per la nostra salute, oltre alla microplastiche in cima alla lista ci sono gli Pfas, ovvero le “sostanze chimiche permanenti” presenti nell’ambiente in cui viviamo che contaminano il nostro organismo. Si tratta di 4.700 sostanze classificate per le quali non esiste, purtroppo, la possibilità di evitare in toto di entrare in contatto. Sono ovunque, le ingeriamo inconsapevolmente anche con i cibi e le bevande che assumiamo.
Non esiste, purtroppo, la possibilità di evitare in toto di entrare in contatto con gli PFAS, sostanze poli e perfluoroalchiliche e composti chimici noti anche come “inquinanti eterni” per la loro straordinaria resistenza ai processi di degradazione naturale. Questo non significa, per fortuna, che sia impossibile limitare i danni che hanno sull’organismo umano con una serie di strategie, fermo restando che il rischio zero, per l’appunto, resta una chimera.
Cosa sono gli Pfas
Gli pfas comprendono migliaia di composti chimici che condividono una struttura molecolare unica, caratterizzata da legami carbonio-fluoro estremamente stabili. Questa stabilità chimica li rende difficilmente degradabili, consentendo loro di persistere nell'ambiente per anni, se non addirittura decenni. Sono ampiamente utilizzati in prodotti come pentole antiaderenti, imballaggi per alimenti resistenti al grasso, tessuti impermeabili e persino nella schiuma antincendio.
L’inevitabilità dell’esposizione ai PFAS è ormai conclamata. Tracce di queste sostanze sono state rilevate nell’acqua potabile, negli alimenti, nel suolo e persino nel sangue umano. Questo dato allarmante pone una sfida complessa: come limitare i rischi quando l’eliminazione totale è pressoché impossibile?
Minaccia silenziosa
Gli esperti concordano ormai in modo unanime rispetto al fatto che i PFAS (acronimo dall’inglese PerFluorinated Alkylated Substances) comportino dei gravi rischi per la salute umana, particolarmente quando l’esposizione a essi è prolungata.
Tali composti sono stati collegati a effetti tossici sul fegato, sul sistema endocrino e su quello riproduttivo. Studi epidemiologici hanno inoltre evidenziato una correlazione tra esposizione ai PFAS e alcuni tipi di carcinoma, ma anche a disturbi immunitari e riduzione della fertilità.
Come spiega Erik D. Olson, direttore per la salute e l'alimentazione presso il Natural Resources Defense Council (NRDC) di New York negli Stati Uniti, i PFAS si diffondono rapidamente nell’ambiente, rendendo difficile contenerne la propagazione. Inoltre, “per alcuni PFAS, anche esposizioni a livelli estremamente bassi possono avere effetti negativi sulla salute”.
Strategie possibili
Una serie di piccoli accorgimenti quotidiani facilmente replicabili possono mettere uno scudo ai consumatori rispetto ai danni dei PFAS. Considerato ad esempio che molte padelle antiaderenti attualmente in commercio ne contengono, è meglio scegliere modelli in acciaio inox, in ghisa o in ceramica.
È in aggiunta preferibile optare per imballaggi non trattati e ridurre il consumo di alimenti confezionati in questi materiali (come per esempio quelli che vengono venduti all’interno di alcuni fast food).
Anche se non è un’opzione del tutto risolutiva, può inoltre essere una buona idea Installare filtri a carbone attivo o a osmosi inversa, utili a rimuovere molte di queste sostanze dall’acqua domestica.
Infine, attenzione a tutti quei prodotti pubblicizzati come “impermeabili” o “anti-macchia”: spesso, infatti, anche questi ultimi contengono PFAS.
Il ruolo istituzionale
Con il decreto legislativo del 13 ottobre 2015, n. 172, l’Italia ha recepito la direttiva europea 2013/39/UE, introducendo per la prima volta standard di qualità ambientale (SQA) per i cinque PFAS più diffusi nell’ambiente. È in corso una revisione della direttiva sulle sostanze prioritarie, che propone di includere il parametro "somma di PFAS", relativo a 24 sostanze, nell’elenco delle sostanze prioritarie, confermando l’impegno dell’Europa contro questa forma di inquinamento.