Il Tar sospende le nuove tariffe sanitarie. Le conseguenze per i pazienti

La decisione del Tribunale amministrativo è stata presa in merito al ricorso proposto da centinaia di strutture accreditate

di Redazione Salus
30 dicembre 2024
Un medico sottopone un paziente all’esame della Moc (mineralometria ossea computerizzata)

Un medico sottopone un paziente all’esame della Moc (mineralometria ossea computerizzata)

Roma, 30 dicembre – Il Tar sospende le nuove tariffe per i servizi sanitari. È stata infatti sospesa l'efficacia del Decreto con cui il Ministero della Salute il 25 novembre ha emanato il Tariffario delle Prestazioni di Specialistica ambulatoriale e protesica, ovvero le cure e le prestazioni garantite ai cittadini dal Ssn (Servizio sanitario nazionale).

La sospensiva del Tar

La decisione è contenuta in un decreto cautelare monocratico del Tar del Lazio emesso nell'ambito di un ricorso proposto da centinaia di strutture accreditate con le maggiori associazioni di categoria. Con il maxiricorso si mira ad evidenziare la carenza d'istruttoria, la mancata considerazione dell'andamento dei costi produttivi aggiornati e le criticità giuridiche e metodologiche del decreto.

Quando un Tribunale amministrativo regionale viene interpellato questo, prima di prendere una decisione definitiva, qualora ravveda motivazioni fondate in un ricorso, concede la sospensiva. Sospende cioè un provvedimento preso da un organo politico (sia esso il governo, una Regione o un Comune) in attesa di emettere una sentenza che potrà poi essere impugnata davanti al Consiglio di Stato.

Gli avvocati delle strutture accreditate

"Siamo convinti tra l'altro – spiegano gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi, patrocinatori dei ricorrenti – che il Decreto violi i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione. Le tariffe non tengono conto dell'incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica. L'istruttoria che ha condotto all'approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate”.

I motivi

In sostanza i rimborsi concessi, in base al nuovo Tariffario, alle strutture accreditate non sono ritenuti adeguati in relazione ai costi reali delle prestazioni erogate in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale

Il giudice amministrativo monocratico delegato, considerato “che il decreto in questione è stato adottato il 26 novembre 2024 ed è stato pubblicato sulla Gazzetta il 27 dicembre (venerdì), con entrata in vigore il 30 dicembre (oggi); che il nuovo Decreto tariffe è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l'insussistenza dell'urgenza”, ha ritenuto che "devono ritenersi presenti i profili dedotti in punto di danno”. Da ciò l'accoglimento della richiesta di sospensione cautelare urgente del provvedimento ministeriale, con fissazione dell'udienza del 28 gennaio prossimo per la trattazione collegiale del ricorso in camera di consiglio.

"Le tariffe approvate determinano poi una riduzione media del 22-27% rispetto ai valori precedenti, compromettendo la sostenibilità operativa delle strutture accreditate. Questo impatto è particolarmente grave per le strutture private che potrebbero essere costrette a cessare l'erogazione dei servizi e per i cittadini che dovranno ricorrere a determinate prestazioni a proprie spese, creando evidenti disparità di trattamento".

Le conseguenze per i pazienti

Allo stato attuale non cambia nulla per i pazienti che si devono sottoporre ad esami e visite. Con la sospensiva viene infatti bloccata momentaneamente (in attesa di una sentenza definitiva – con eventuali ricorsi) e si mantengono le vecchie tariffe di rimborso. Certo questo preclude, almeno per il momento, l’accesso gratuito o con il ticket ad alcune prestazioni: dalla Pma alla consulenza genica, l'adroterapia, l'enteroscopia con microcamera ingeribile e la radioterapia stereotassica, sono tante le nuove prestazioni previste. E poi ancora apparecchi acustici a tecnologia digitale, attrezzature domotiche e sensori di comando, arti artificiali a tecnologia avanzata e sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo. L'aggiornamento ha riguardato in totale oltre 3mila prestazioni di specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica e l'impatto complessivo risulta pari a 502,3 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale e a 47,6 milioni per la protesica. Molto attese anche le novità per la Procreazione medicalmente assistita (Pma), rispetto alla quale vengono adottate le tariffe applicate dalla Regione Emilia-Romagna che comprendono la remunerazione di tutti i cicli del percorso delle coppie assistite, tenendo anche in considerazione l'inclusione del reperimento dei gameti ed il relativo monitoraggio. Prevista anche la diagnosi e monitoraggio della celiachia e gli screening neonatali per alcune patologie. Il nuovo nomenclatore tariffario, inoltre, amplia l'elenco delle protesi per arti superiori e inferiori, fornendo una copertura completa per numerosi dispositivi prima non inclusi.

Il servizio Sanitario nazionale

“Il Servizio Sanitario Nazionale - SSN garantisce l’erogazione delle prestazioni sanitarie incluse nei LEA - Livelli Essenziali di Assistenza attraverso l’attività di soggetti erogatori pubblici (Aziende sanitarie e ospedaliere, Aziende ospedaliero-universitarie, IRCCS pubblici), privati equiparati (IRCCS privati, Ospedali classificati e “Presidi”) e privati accreditati, con i quali le Regioni e le Aziende stipulano degli accordi o contratti”, si legge sul sito del ministero della Salute.

Il sistema di remunerazione delle prestazioni nel SSN

“Tutti gli erogatori del SSN sono remunerati, nel rispetto dell'autonomia costituzionalmente riconosciuta alle Regioni in materia di assistenza sanitaria – si legge ancora sul sito ministeriale – , secondo regole stabilite a livello regionale, nell’ambito del quadro normativo di riferimento stabilito a livello nazionale per garantire l’omogeneità del sistema”.

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Le tariffe

Elemento fondamentale del sistema sono le tariffe omnicomprensive predeterminate per singola prestazione. Esistono, normativamente, tre tipologie di tariffe:

  • le tariffe nazionali, stabilite periodicamente dal Ministero della salute insieme al Ministero dell’Economia con il supporto della Commissione permanente per l’aggiornamento delle tariffe, costituita da rappresentanti di detti Ministeri, della Conferenza delle Regioni e Province Autonome nonché dell'Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS)
  • le tariffe regionali, stabilite periodicamente dagli Assessorati regionali alla sanità secondo i propri obiettivi di programmazione, in coerenza con la cornice normativa nazionale. Le tariffe regionali possono essere articolate per classi di erogatori definite sulla base delle caratteristiche organizzative e di attività, modulate per promuovere l'appropriatezza delle prestazioni e i processi di deospedalizzazione, possono prevedere una remunerazione aggiuntiva per i costi associati all'utilizzo di specifiche dispositivi ad alto costo esclusivamente nei casi, specifici e circoscritti individuati e regolamentati negli accordi interregionali per la compensazione della mobilità sanitaria
  • per le sole attività di ricovero, dal luglio 2003, sono inoltre stabilite concordemente tra tutte le regioni ogni anno le tariffe e le regole di remunerazione utilizzate per la “compensazione della mobilità interregionale” (TUC, Tariffa Unica Convenzionale). Con riferimento a quest'ultimo aspetto, occorre richiamare quanto previsto dall'articolo 9 del Patto salute 2014-2016, ovvero che "Le Regioni convengono che gli accordi per la compensazione della mobilità interregionale:

Le prestazioni sanitarie per le quali sono determinate le tariffe sono definite in maniera univoca, a livello nazionale, per ciascuna categoria di attività assistenziale, al fine di garantirne l’omogeneità tra regioni e la connessa portabilità dei diritti di assistenza.