Nessuna correlazione specifica tra tumori neuroendocrini e Covid 19
Su “European Journal of Cancer” pubblicati i risultati del primo e unico studio, realizzato da IEO, che valuta l’impatto del Covid-19 sui tumori neuroendocrini
Degli 81 centri contattati in tutto il mondo, 37 hanno espresso interesse a partecipare allo studio e solo 8 avevano reclutato pazienti al momento della prima analisi ad interim, marzo 2021. Questi 8 centri hanno reclutato 89 pazienti con diversi tipi e gradi di neoplasie neuroendocrine, tutti con tampone molecolare positivo per Covid-19. La maggioranza dei pazienti aveva malattie concomitanti, soprattutto ipertensione e diabete, e presentava forme metastatiche di tumore neuroendocrino gastropancreatico di basso/medio grado, in trattamento con analoghi della somatostatina e/o terapia radiorecettoriale. Solo nell’8% dei casi la neoplasia era di alto grado e nel 12% era in corso una chemioterapia. La gravità del COVID-19 non sembrava correlare con le caratteristiche del quadro clinico tumorale. Più dell’80% dei pazienti hanno superato un COVID-19 sintomatico, senza postumi particolari, dopo varie terapie, per lo più antibiotici, e 11 sono rimasti addirittura asintomatici. Soltanto 3 hanno avuto bisogno di terapia sub-intensiva e nessuno di terapia intensiva. Sette pazienti (il 7.8 %) sono deceduti a causa del COVID-19, quasi tutti con comorbilità. In due terzi dei casi la terapia anticancro non è stata interrotta.
“Il 2020 ha visto proliferare le pubblicazioni scientifiche in oncologia, e molte pubblicazioni hanno riguardato la gestione dei pazienti con cancro durante la pandemia COVID-19. Le raccomandazioni sono state per lo più di carattere generale o correlate a tipi di cancro molto frequenti. Molti trattamenti oncologici sono stati procrastinati o sospesi. Se fosse adeguato per le neoplasie neuroendocrine, come per altre neoplasie rare, doversi attenere alle raccomandazioni generali dei pazienti con cancro, non era chiaro. Anche pubblicazioni specifiche su neoplasie neuroendocrine e COVID-19, che riportavano pareri di esperti, concludevano rimarcando l’assenza di dati reali di riferimento. Per questo abbiamo ritenuto urgente provare a colmare tale lacuna e così a tempo di record, a maggio 2020, abbiamo ideato lo studio, scritto il protocollo, ottenuta l’approvazione del nostro comitato etico e creato un gruppo multidisciplinare, di clinici, data manager, ricercatori, statistici ed informatici per la conduzione dello studio. Dopodiché abbiamo contattato direttamente più di 80 centri che si occupano di neoplasie neuroendocrine nel mondo, rappresentativi dei 5 continenti e di 39 Paesi. Il 90% circa dei centri ha risposto alla survey e il 50% dei centri che hanno risposto ha chiesto di poter partecipare allo studio. Tra quelli che hanno declinato la maggior parte non aveva visto alcun paziente con neoplasia neuroendocrina e COVID-19.” dichiara Nicola Fazio, Direttore del Programma Tumori dell’Apparato Digerente e Neuroendocrini e primo autore dello studio.
“Lo studio INTENSIVE è attivo e al momento sono stati reclutati 140 pazienti. Il numero di centri attivati è in aumento. Proseguiamo con determinazione, consci che i primi veri dati di relazione tra pazienti con neoplasie neuroendocrine e COVID-19 sono quelli dello studio INTENSIVE”.
Le neoplasie neuroendocrine, chiamate anche NEN (NeuroEndocrine Neoplasm) rappresentano un gruppo eterogeneo di neoplasie rare che hanno origine dalle cellule del sistema neuroendocrino diffuso. Per questo possono svilupparsi in molti organi diversi, più spesso a livello dell’apparato digerente. La gestione dei pazienti con NEN richiede una conoscenza approfondita di tali patologie e una competenza specifica, oltre che un approccio multidisciplinare dedicato.
In Italia queste neoplasie colpiscono circa 3000 persone ogni anno (dati AIRTUM).
“I primi risultati emersi da INTENSIVE sono molto importanti per tutti i pazienti NEN e per i medici che li curano, poiché indicano che accanto al rispetto delle norme generali di restrizione per la pandemia bisogna continuare a gestire a pieno regime questi pazienti sul piano oncologico.” – conclude Fazio.
Lo IEO si dedica da oltre vent’anni alla cura dei pazienti NEN con un gruppo multidisciplinare dedicato e contribuisce attivamente, in ambito nazionale ed internazionale, al progresso delle conoscenze cliniche, della ricerca e della formazione in questo campo.