Morbillo e pertosse rialzano la testa

L'importanza di un'adeguata copertura vaccinale, anche in gravidanza

di Redazione Salus
27 maggio 2024

Preoccupa l’aumento dei casi di morbillo e pertosse: denominatore comune la mancanza di adeguata copertura vaccinale. In Italia, soltanto nel mese di aprile 2024, come segnalato dall’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza epidemiologica nazionale dell’Istituto superiore di sanità, sono stati notificati ben 145 casi di morbillo: numero in aumento sia rispetto ai casi registrati a marzo (127), sia a quelli di aprile 2023. Dall’inizio dell’anno sono 399 i casi confermati.

 

Crescita similare anche per ciò che concerne i casi di pertosse: i pediatri italiani lanciano l’allarme per l’epidemia che sta colpendo principalmente neonati e lattanti non vaccinati e che ha fatto registrare tre morti da inizio anno: i ricoveri dei piccoli sono aumentati dell’800% rispetto a quelli del 2023. Come correre ai ripari tutelando la salute dei piccoli e della collettività?

Rilanciare le vaccinazioni

L’aumento significativo dei casi di morbillo è un problema italiano e internazionale. “Dal 2023 – affermano gli esperti del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss – sono in corso aumenti significativi nel numero di casi e di epidemie di morbillo a livello globale, incluso in diversi Paesi europei. Anche in Italia, si osserva un notevole aumento dei casi di morbillo nel 2024 , in particolare nei mesi di marzo e aprile, la maggior parte dei quali si è verificata in persone non vaccinate. Circa tre quarti dei casi segnalati nei primi quattro mesi dell’anno sono adolescenti e adulti: questi dati suggeriscono che sono presenti ampie quote di persone suscettibili in queste fasce di età . Preoccupano anche i casi segnalati nei bambini sotto l’anno di età, troppo piccoli per essere vaccinati che dipendono quindi dalla copertura vaccinale nella popolazione per essere protetti dal morbillo, e i casi tra gli operatori sanitari”.

 

Torna prepotente il nodo della copertura vaccinale, anche a tutela dei neonati. Il morbillo, dati alla mano, colpisce trasversalmente. L’età mediana dei casi segnalati è pari a 31 anni, ma l’incidenza più elevata è stata osservata nella fascia di età 0-4 anni (83,4 casi per milione). Lo stato vaccinale è noto per 363 casi dei 399 segnalati (91%), di cui 323 casi (89%) erano non vaccinati al momento del contagio, 22 casi (6,1%) erano vaccinati con una sola dose e 14 casi (3,8% ) erano vaccinati con due dosi. Le complicanze più frequentemente riportate sono state epatite/aumento delle transaminasi e polmonite. È stato segnalato un caso di encefalite in un giovane adulto, non vaccinato.

 

Gravidanza, momento chiave

Da gennaio a maggio del 2024 sono state 110 le ospedalizzazioni con oltre 15 ricoveri in terapia intensiva di piccoli lattanti a causa della pertosse. L’allarme della Società italiana di pediatria segue quello lanciato recentemente dall’European centre for disease prevention and control (Ecdc), che aveva segnalato quasi 60mila casi di pertosse in Europa nel 2023 e fino ad aprile 2024, in crescita di oltre 10 volte rispetto al 2022 e 2021.

 

La maggior parte dei casi di pertosse è stata registrata in Campania, Sicilia e Lazio. “La pertosse è una malattia fortemente contagiosa e pericolosa, soprattutto nei primi mesi di vita e nei neonati che hanno un maggior rischio di complicanze e di decesso. – spiega Annamaria Staiano, presidente Sip. I dati italiani sui ricoveri pediatrici, precisano gli esperti, sarebbero sottostimati.

 

Anche in questo caso, però, c’è la possibilità di giocare d’anticipo, proteggendo il bimbo già nel grembo materno, attraverso l’immunizzazione della mamma durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza. Una soluzione “altamente sicura ed efficace”, assicurano i pediatri nel proteggere i bambini ancora troppo piccoli per poter essere vaccinati. A conferma di quanto questa soluzione risulti altamente protettiva per i nascituri, qualche dato: la maggior parte dei ricoveri da pertosse hanno riguardato “dei casi neonati e lattanti non vaccinati sotto i 4 mesi di età. Inoltre il 95% delle madri non era vaccinato e l’80% non aveva ricevuto alcuna informazione sulla disponibilità di una vaccinazione prenatale”, spiega Alfredo Guarino, presidente Sip Campania e coordinatore della rete clinica Inf-Act. I dati, si riferiscono a “bambini ospedalizzati in condizioni cliniche serie e quindi da considerare casi gravi, pertanto sono solo la punta dell’iceberg rispetto alla circolazione della pertosse, in quanto non sono considerati i casi non ospedalizzati”.

 

Infine, in una cornice informativa utile, è bene rammentare che il vaccino non conferisce una immunità permanente. “Oltre alla vaccinazione della donna in gravidanza, è bene fare tutti i richiami previsti ad ogni età: 3 dosi nel primo anno di vita con l’esavalente, un richiamo al sesto anno, uno ulteriore tra 12 e i 18 anni e poi ogni 10 anni”, conclude Guarino.

Appello della Società Italiana di Medicina Generale

“I numeri preoccupanti relativi alla diffusione di morbillo e pertosse ci inducono a raccomandare fortemente le relative vaccinazioni non solo ai bambini, per i quali ci sono gli appuntamenti del calendario vaccinale, ma anche per gli adulti che non siano coperti o che necessitino di un richiamo – ha dichiarato da parte sua Alessandro Rossi, Presidente SIMG, Società italiana di medicina generale – La vaccinazione, infatti, non è una protezione solo individuale, ma riguarda anche i soggetti che non possono riceverla per problemi di immunocompromissione e rischiano di contrarre il morbillo patendone conseguenze gravi, talvolta letali, proprio come sta avvenendo. Il richiamo vaccinale contro il morbillo è indicato per il personale sanitario, per i pazienti fragili, per le donne che programmano una gravidanza. Per quanto riguarda la pertosse, ogni dieci anni l’adulto deve sottoporsi alla somministrazione di una dose triplice di vaccino contro difterite-tetano-pertosse. Oltre al tetano, che ogni anno provoca alcuni decessi , è necessario proteggersi contro la pertosse, che provoca gravi rischi soprattutto per neonati, pazienti cardiopatici, con malattie respiratorie gravi, diabetici. Il rischio è anche di confondere la patologia con una tosse prolungata, sottovalutando le pericolose conseguenze”.