Malattia misteriosa del Congo, tutti i dubbi sulla pista della malaria

Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, consiglia cautela in attesa del responso Oms. Ma mette in fila domande e qualche incongruenza

di RITA BARTOLOMEI
12 dicembre 2024
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Malaria test to look for abnormalities from blood, blood sample to analyze in the laboratory, blood in test tube

Roma, 12 dicembre 2024 - Malaria, ma non solo. La malattia del Congo ancora misteriosa e senza nome che ha provocato decine di vittime nel distretto di Panzi, nella provincia occidentale di Kwango, a 750 chilometri dalla capitale Kinshasa, per Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit, “potrebbe essere la somma di microrganismi diversi”.

Il professore usa con cura le parole perché il morbo non è stato ancora identificato, nessuno oggi sa nemmeno se si tratti di virus o batteri.

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L’analisi di Massimo Andreoni

“Effettivamente - ricorda Andreoni - la malaria, soprattutto in Africa, uccide soprattutto bambini, in particolare sotto i 5 anni di età, e donne in gravidanza. E in questa epidemia risulta siano morti molti bambini. In realtà, proprio per l’altissima frequenza della malaria in quella parte del mondo in cui la positività non è certo un evento eccezionale, e soprattutto in attesa che siano definiti gli altri decessi in modo più chiaro, non si può escludere la presenza di un altro microrganismo che abbia potuto giocare un ruolo importante in quanto è accaduto”.

Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit
Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit

A questo link le info dell’Iss sulla malattia del Congo

Malattia del Congo, le ipotesi

Ma ci sono altri indizi per provare a identificare questo possibile ulteriore agente patogeno? “Oggi è ancora imprudente dargli un nome – risponde il professore -. Rimane ancora qualcosa da definire. Anche perché la patologia sembra soprattutto respiratoria. E lascia sicuramente perplessi che le autorità sanitarie del Congo non abbiano riconosciuto subito una malattia che in quella zona è endemica. Per tutto questo, dobbiamo attendere con cautela quello che l’Oms riuscirà a definire. Potrebbe trattarsi di un virus o di un batterio respiratorio”.

L’elemento che ci dà tranquillità

Ma quanto dobbiamo preoccuparci? “C’è un elemento – riconosce Andreoni – che ci dà una qualche tranquillità. Non è stata un’epidemia esplosiva, perché i casi sono iniziati a ottobre”.

Ma c’è il rischio di contagio in Italia?

In Italia due casi sono sotto osservazione, ma non abbiamo ancora certezze su una patologia. C’è un rischio di contagio? “Diciamo così – chiarisce il professore -: non ci sono elementi certi per escludere il rischio di contagio. Ma dobbiamo ricordare che questo focolaio epidemico sembrerebbe circoscritto in una zona molto remota, poco turistica e poco commerciale. La stessa Oms, come abbiamo visto, ha difficoltà a raggiungerla”.

La malaria in Italia

Ma quanti sono, ad esempio, i malati di malaria in Italia? L’ultimo dato disponibile, ricorda il professore, “è dell’ECDC e risale al 2022, quando i casi sono stati 571, erano 443 l’anno precedente.  Se questa malattia può tornare nel nostro Paese? Non in forma epidemica. Sicuramente anche con il prossimo Giubileo c’è la possibilità che arrivi qualcuno con la malaria e la zanzara che la trasmette. Mi sembra però molto poco probabile che possano ripartire casi autoctoni”.