Insufficienza respiratoria, epidemia silenziosa
I geriatri: per fronteggiare questa patologia serve anche un impegno per i pazienti dimessi che necessitano di ossigeno a domicilio
Affanno e fiato corto affliggono la popolazione anziana, a questo si aggiunga il sovrappeso e il cuore affaticato. La somma dei diversi acciacchi porta all’insufficienza respiratoria, che sta diventando sempre più frequente e colpisce fino al 40% dei pazienti con più di 75 anni ricoverati nei reparti ospedalieri. Questa patologia, che può avere gravi conseguenze, è stata oggetto di discussione al congresso della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio (Sigot). A fare gli onori di casa Lorenzo Palleschi, direttore Unità Operativa Complessa di Geriatria e del Dipartimento Internistico dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata, Roma, e Francesco Vetta, direttore Cardiologia UTIC Ospedale di Avezzano, docente di cardiologia Unicamillus.
Ossigeno
L’insufficienza respiratoria acuta è caratterizzata dalla carenza di ossigeno nel sangue arterioso. È la prima diagnosi di dimissione nei pazienti anziani e coinvolge fino al 40% di coloro che sono ricoverati in reparti ospedalieri. Questa condizione può essere provocata da diverse patologie acute, tra cui:
- Scompenso cardiaco
- BPCO riacutizzata
- Polmoniti
- Embolia polmonare
- Sepsi
- Versamenti pleurici
Prognosi
La prognosi per i pazienti con insufficienza respiratoria acuta spesso è negativa, con una mortalità intra-ospedaliera che può arrivare al 20-25%. Pertanto, è fondamentale identificare tempestivamente le cause e trattare le patologie sottostanti. Per affrontare questa emergenza, è necessario un impegno sia da parte del territorio, per i pazienti dimessi che spesso necessitano di ossigeno a domicilio, sia da parte dell’ospedale, dove i pazienti che arrivano in pronto soccorso con insufficienza respiratoria acuta costituiscono una percentuale consistente di codici ad alta gravità.
Testimonianze
“Per fronteggiare l’insufficienza respiratoria acuta – sottolinea Filippo Luca Fimognari, direttore scientifico Sigot – serve tra l’altro un impegno del territorio, una attenzione nei riguardi dei pazienti dimessi dall’ospedale, che spesso necessitano di ossigeno a domicilio. Diciamo che è centrale il ruolo dell’ospedale, poiché i pazienti che arrivano in pronto soccorso con deficit respiratorio costituiscono una percentuale consistente di codici ad alta gravità. Devono essere accolti senza pregiudizi e ricoverati tutte le volte in cui il ricovero sia ritenuto clinicamente opportuno”.
La diffusione dell’insufficienza respiratoria acuta conferma che le condizioni di cronicità e fragilità rendono gli anziani clinicamente instabili, maggiormente vulnerabili, e pertanto più a rischio di quadri clinici acuti e gravi, che richiedono l’accesso in pronto soccorso e spesso il successivo ricovero. “Occorre evitare che il ricovero provochi nel paziente anziano la perdita dell’autonomia, un esito che – evidenzia il geriatra Alberto Ferrari, presidente onorario Sigot – si può verificare, a seconda dei casi. Se il paziente viene avviato alla valutazione multidimensionale in Geriatria per acuti (UGA) ha più probabilità di recuperare velocemente dopo un intervento, e di mantenere l’autonomia una volta tornato a casa”.