Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari: perché questa escalation?

Infermieri e ostetriche fra le categorie più colpite. Il 98% degli operatori italiani dell’emergenza-urgenza ha subito un qualche tipo di aggressione durante la carriera. Le aziende sanitarie registrano un incremento del 5,5% degli episodi violenti

di VALERIA PANZERI
12 marzo 2025
Aumentano le violenze sul personale sanitario

Aumentano le violenze sul personale sanitario

Nella Giornata contro violenza su operatori sanitari, che cade il 12 marzo, i numeri restituiscono uno spaccato impietoso. Nel 2024, le aziende sanitarie italiane hanno registrato un incremento del 5,5% degli episodi di violenza ai danni del personale: in media, ogni azienda ha subito 116 episodi in un solo anno. Nonostante l’opera di sensibilizzazione e l’inasprimento degli interventi, rispetto a questi episodi ormai quotidiani, il fenomeno continua a crescere.

Aggressioni al personale sanitario: i più colpiti

Secondo il sindacato Nursing Up, il 51% degli operatori sanitari ha subito almeno un’aggressione in carriera e le violenze rappresentano la seconda causa di disagio mentale tra i professionisti. “Il 25% degli infermieri e il 22% dei medici soffrono di burnout – denuncia Antonio De Palma, presidente di Nursing Up – e oltre 20mila infermieri hanno lasciato il servizio pubblico nei primi 9 mesi del 2024. Senza sicurezza, il rischio è che sempre più professionisti fuggano verso il settore privato, aggravando la carenza di personale nel Servizio sanitario nazionale”. Questa categoria ha, infatti, il triste primato di essere la più colpita.  

Le più colpite sono le donne 

Particolare attenzione anche alle professioniste femminili: “In un caso su sette le aggressioni ai danni dei sanitari coinvolgono donne. Un dato che sottolinea come la professione Ostetrica, popolata da una maggioranza di donne - su 21mila circa 300 sono uomini -, è tra le più colpite dal fenomeno. Inoltre, i numeri potrebbero essere sottostimanti se si considera che le Ostetriche/i sono sempre state restie nel denunciare le violenze subite. Eventuali reazioni di ira, infatti, sono spesso ritenute legate (ed erroneamente giustificate) ad episodi negativi come quelli del travaglio e del parto o ad altre prestazioni più o meno dolorose effettuate alle donne”. Così la dottoressa Silvia Vaccari, Presidente della Fnopo, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica. Secondo i dati Amsi 2025, si registra un ulteriore incremento degli episodi di violenza del 38%, negli ultimi cinque anni.

Cri: “Il 67% delle aggressioni è al nostro personale”

Anche la Croce Rossa Italiana, in una nota, ha diffuso i dati – inquietanti – che riguardano gli operatori. Il 67,08% delle aggressioni a danno del personale sanitario e sociosanitario della CRI è avvenuto durante l'attività di trasporto in ambulanza (TSSA). Vittima e aggressore nella maggior parte dei casi sono uomini (69,06 e 69,80%). In circa la metà degli episodi segnalati (47,26%) l'aggressore è un utente. Per quanto riguarda il tipo di violenza esercitata, nel 53,94% dei casi è stata di tipo verbale mentre nel 46,06% fisica. In occasione di queste ultime (aggressioni fisiche), nel 76,25% dei casi si sono verificati danni a persone.

Fiaso: “Cambiare la narrazione”

Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, in collaborazione con la Società italiana di Medicina di emergenza-urgenza, Simeu, propone di cambiare il modo in cui si racconta la sanità pubblica e ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini. Questo il messaggio chiave emerso dall'evento 'Curiamo la fiducia tra cittadini e Servizio sanitario nazionale', organizzato a Pisa.

La Giornata si è aperta con l'intervento del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha ribadito la gravità del fenomeno. La violenza contro chi ogni giorno si prende cura della collettività "è inaccettabile e mina le basi del Servizio sanitario". Il Governo ha adottato misure severe, tra cui l'arresto in flagranza differita, già applicato in diversi casi recenti. Ma è necessario anche un profondo cambiamento culturale, promuovendo il rispetto e la fiducia nel Ssn. Schillaci ha annunciato la firma di un protocollo d'intesa tra ministero, Fiaso e Federsanità per rafforzare la prevenzione e la formazione degli operatori sanitari su tutto il territorio nazionale”.

Secondo Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, denunciare i malanni del Ssn è essenziale, ma rischia di generare un effetto boomerang di sfiducia. ''Un racconto continuo di un Servizio sanitario in crisi perenne, a corto di risorse, esaspera gli animi di chi lavora e di chi ha bisogno di cure. Se la narrazione si concentra solo sulle criticità, si rischia di alimentare sfiducia e ostilità. Eppure, nonostante le difficoltà, la sanità pubblica garantisce assistenza di qualità e raggiunge risultati straordinari, anche nei contesti più complessi''. E ancora: “il servizio sanitario nazionale garantisce cure di eccellenza, dalla chirurgia complessa ai farmaci innovativi. Se la vita media degli italiani si è allungata, è anche merito della sanità pubblica. Ma raccontare solo ciò che non funziona significa ignorare questa realtà e alimentare una sfiducia dannosa”.

I fattori “scatenanti”

Posto che non vi è alcuna giustificazione per questa escalation di violenza, alla base del fenomeno delle aggressioni contro gli operatori sanitari ci sono diversi fattori. "Il sovraffollamento dei pronto soccorso e le lunghe attese rappresentano le cause principali delle tensioni, mentre la perdita di fiducia nel Ssn, alimentata da una comunicazione focalizzata quasi esclusivamente sulla malasanità, contribuisce a generare un clima di ostilità. Anche la crescente pressione sugli ospedali, aggravata da carenze strutturali e di personale, aumenta il rischio di conflitti tra operatori e pazienti", emerge dall'indagine.

Sistemi di protezione

Attualmente, sette pronto soccorso su dieci dispongono di sistemi di videosorveglianza e vigilanza, e oltre la metà delle strutture ha presidi fissi di polizia. Il Pnrr ha stanziato fondi per la sicurezza ospedaliera, ''Ma il problema - ha proseguito Migliore - riguarda anche il territorio, visto che metà delle aggressioni avviene al di fuori degli ospedali, nei piccoli centri e nelle strutture territoriali. La violenza contro il personale sanitario ha conseguenze devastanti non solo per chi lavora, ma per l'intero sistema. Il clima di insicurezza spinge medici e infermieri a cercare rifugio nel settore privato, aggravando la carenza di personale nel Servizio sanitario nazionale. Per contrastare questa tendenza è necessario un nuovo patto di fiducia con i cittadini, basato su trasparenza, comunicazione chiara e valorizzazione delle cure primarie''.

Strategie virtuose

Il 78% delle Asl ritiene che l’aumento degli operatori sia fondamentale per contenere il sovraffollamento. Le aziende sanitarie hanno già avviato azioni concrete per affrontare il problema. "Il miglioramento della comunicazione tra il personale sanitario e l'utenza è una delle strategie più efficaci per ridurre i conflitti, come evidenziato dal 60% degli intervistati nella survey. Tuttavia, un intervento decisivo riguarda il potenziamento del personale: il 78% delle aziende sanitarie ritiene che l'aumento degli operatori sia fondamentale per contenere il sovraffollamento, considerato il principale fattore di rischio", ricorda la Fiaso. Per il presidente Migliore: "Un altro elemento essenziale è il rafforzamento della sanità territoriale, che deve offrire un'alternativa concreta ai pronto soccorso".

Addio alla professione

Alessandro Riccardi, presidente nazionale SIMEU snocciola dati preoccupanti circa la disaffezione al camice bianco: “La survey condotta dalla nostra società scientifica evidenzia una situazione grave perché il 98% degli operatori italiani dell’emergenza-urgenza ha ricevuto un qualche tipo di aggressione durante la sua carriera, che è stata una violenza fisica nel 54% degli intervistati. Dalla nostra survey emergono inoltre alcuni scenari allarmanti: il 10% dei nostri intervistati abbandonerebbe immediatamente il sistema dell’emergenza-urgenza se ne avesse la possibilità".

L’iniziativa di Anaao Assomed

Per la Giornata Nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari, Anaao Assomed ha scelto un messaggio diretto ai cittadini e ai pazienti: “Anche tu puoi prenderti cura di me”. “Con il volantino che sarà affisso negli ospedali e distribuito ai pazienti – spiega Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed - vogliamo rivolgerci a chi insieme a noi vive disagio e preoccupazione dovuti non solo alla malattia ma anche alle difficili condizioni in cui lavoriamo che troppo spesso generano reazioni violente”.

Di Silverio rammenta, inoltre, che i maggiori responsabili delle aggressioni sono i familiari dei pazienti (il 61% delle aggressioni avviene a carico del familiare secondo l’ultimo studio Anaao). “Chiediamo quindi interventi normativi per riformare il percorso di cura del paziente a partire ad esempio da una diversa organizzazione dell’accesso in ospedale che deve prevedere la creazione di filtri, accogliendo non solo i pazienti ma anche i loro familiari”.