Frutti di bosco, pochi zuccheri e tanti benefici
Spuntino salutare con basso apporto calorico, hanno proprietà antitumorali e diuretiche
Il “Dottor Zivago” è stato per decenni uno dei libri più venduto al mondo; addirittura negli anni 70 superò nelle vendite la Bibbia ma, per il suo autore Boris Pasternak non ci fu nessun elogio, anzi… Lo stato maggiore russo considerò il libro una offesa al comunismo e il buon Boris come tanti suoi colleghi si fece un paio di anni di “vacanza” nei lager della Siberia. Liberato nel 1956, nel ’58 vinse il premio Nobel per la letteratura ma Kruscev gli impose di rifiutarlo costringendolo addirittura a dichiarare che il Nobel era un premio borghese di scarso valore e quindi non adatto alla ’democrazia’ russa. Non solo, fu creato un vero ostracismo in tutta Europa per la pubblicazione del libro. Ed infatti, in Italia, solo la determinazione di Giangiacomo Feltrinelli permise la pubblicazione del libro con l’omonima casa editrice.
La perdita del Nobel amareggiò tantissimo Pasternak che morì dopo due anni di stenti ed amarezza. Gli sopravvise la storia d’amore (autobiografica) del dottor Zivago e della sua Lara in una Russia devastata dalla guerra civile. Ambientato nel 1917 il romanzo descrive l’ipocrisia del nuovo potere russo e le sofferenze dei poveri contadini che nonostante la rivoluzione rimanevano ancora servi della Gleba. Se con Lenin ci fu uno spiraglio di luce, con l’arrivo di Stalin arrivarono le tenebre. Personaggio non solo brutale, ma anche vanaglorioso: il suo vero nome infatti Josif Vissarionovic, tramutato in Stalin che in russo vuol dire “uomo d’acciaio“. Con il pallino della rivoluzione industriale Stalin, sopratutto in Ucraina fece morire di fame questo popolo la cui unica colpa era quello di non voler (e saper) fare gli operai. Furono bruciate le messi e di campi di patate. Una vera tragedia: fino fino ad allora l’Ucraina era stata il granaio d’Europa per la produzione di ottimi cereali e frutti di bosco.
Ora fortunatamente gli Ucraini sono ritornati ad essere ottimi produttori di frutti di lamponi, gelsi e mirtilli, importanti nutraceuti, alimenti cioè capaci di nutrire e curare nello stesso tempo. Questi delicati frutti sono ricchissimi in una sostanza antitumorale, l’acido ellagico. Non solo, sono anche una ottima metodica spezzafame: mangiare due etti di lamponi avanti pranzo e cena vuol dire creare un senso di sazietà con un minimo apporto di calorie.
Utilissimi per le infezioni delle vie urinarie sono i mirtilli; del loro valore nella cura di cistiti e prostatiti ci si accorse negli anni ’50 per motivi “veterinari”. In quegli anni nello zoo di Berlino furono ricoverate tante giovani orse per proteggerle dai bracconieri; ma ahimè ci si accorse che questi animali al risveglio dal letargo (quindi mesi senza urinare) al risveglio avevano violente cistiti emorragiche. Furono quindi studiate le orse allo stato libero e si vide che questo a loro non accadeva; il tutto perché al risveglio le orse selvatiche mangiavano una enorme quantità di arbusti di mirtillo. Si dedusse quindi l’importanza in fitoterapia del valore antinfettivo del mirtillo nelle patologie urinarie.
Comunque tutti i frutti di bosco hanno enormi meriti terapeutici e nutrizionali: sono poverissimi in zuccheri e quindi in calorie, molto adatti quindi ai diabetici; contengono uno zucchero chiamato Xilitolo utile per allontanare la placca batterica e poi soprattutto son molto graditi ai bambini.
Gelso, una delizia per il palato tutta da scoprire
L’origine della seta, da millenni prodotta in Cina, rimase un mistero anche per gli antichi Romani che attraverso la Via della seta facevano pervenire a Roma chilometri di questo meraviglioso tessuto che andava ad ornare le vesti delle ricche matrone. Nessun botanico del tempo riusciva a capire se questa meraviglia fosse di origine vegetale o animale: i Mandarini cinesi, infatti, decapitavano chiunque ne svelasse il segreto. Il mistero si risolse nel 600 D.C. con l’intervento di due monaci che, pagati dall’imperatore Giustiniano, fecero azione di spionaggio capendo che la seta derivava da particolari bachi; ne nascosero alcuni nel loro bastone da viaggio e dopo poco tempo nacque la seta europea ed il loro cibo preferito, le foglie di gelso. Questo albero si diffuse in tutta italia producendo fra l’altro ottimi frutti che, ahimè, non mangia nessuno; i parchi di Bologna ad esempio sono pieni di gelsi ma ben poche persone li mangiano.