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Femminicidi tra i giovani: perché la violenza dei ragazzi sta aumentando

Dopo gli omicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella, l’esperta ci aiuta a capire cosa scatena la rabbia giovanile. Cos’è la “sindrome da accumulo di rancore” e “il ruolo degli amici”

di PATRIZIA TOSSI
2 aprile 2025
Da sinistra: la 22enne Ilaria Sula e la coetanea Sara Campanella, entrambe vittime di femminicidio

Da sinistra: la 22enne Ilaria Sula e la coetanea Sara Campanella, entrambe vittime di femminicidio

Due studentesse uccise in pochi giorni: la 22enne Ilaria Sula nascosta in un trolley  dall’ex fidanzato, la coetanea Sara Campanella accoltellata alla gola da un compagno di università. I due arrestati sono entrambi giovanissimi, ribaltando tanti luoghi comuni sui femminicidi.

Se, fino a poco tempo fa, erano quasi uomini adulti a usare violenza sull’ex moglie o compagna, ora l’età dei killer (o presunti killer) si sta drammaticamente abbassando. Cosa sta succedendo nel pianeta giovani e cosa scatta nei ragazzi violenti? La psicologa Daniela Chieffo ci aiuta a capire: ecco perché aumentano le violenze. 

“Ecco la molla che fa scattare rabbia e violenza”

"La molla che fa scattare rabbia e violenza ingiustificate fino a commettere reati 'per futili motivi' è sempre il desiderio di autodeterminazione. I nostri giovani hanno difficoltà di espressione, di gestire la frustrazione come quella di un rifiuto da parte di una ragazza, non sanno controllare le loro pulsioni”, spiega Daniela Chieffo, professoressa di psicologia all'Università Cattolica di Roma.

"Tutto questo spiega l'escalation di episodi di violenza – continua l’esperta – fino ad arrivare a vere e proprie tragedie, come l'omicidio della studentessa di Messina Sara Campanella, per 2 anni perseguitata dal presunto killer ossessionato dalla ragazza, o di Andrea Prospero, il giovane incitato ad uccidersi da perfetti sconosciuti con cui chattava".

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La sindrome da accumulo di rancore

"In un ragazzo che accoltella un coetaneo per un debito di 60 euro è scattata quella che noi esperti chiamiamo 'sindrome da accumulo di rancore' verso gli altri. La vittima di questa brutale aggressione – spiega Daniela Chieffo – ha innescato nella testa del giovane accoltellatore un meccanismo di sfida. Magari se avessero trovato un modo per gestire la cosa, parlandone, tutto questo si sarebbe potuto evitare".

Il ruolo degli amici è importante

Da qui "il ruolo degli amici" diventa "molto importante", sottolinea Chieffo. “Il gruppo, la comitiva possono fare molto affinché il ragazzo si apra, si affidi e si confidi. Gli amici devono intervenire per attutire queste situazioni, su scuola e famiglia invece non gettiamo croci", continua la piscologa.

"Bisogna promuovere il senso della prossimità, della vicinanza, della condivisione, che stanno svanendo dando spazio ad alienazione o incapacità nel gestire una relazione con se stessi e con l'altro, fino ad avere come unico strumento la violenza", conclude l'esperta.