Demenze, prevenzione possibile nel 40% dei casi: il vademecum

Allenamento della memoria per rallentare l'Alzheimer, i geriatri Sigot spiegano come funziona la riserva cognitiva

di Redazione Salus
24 maggio 2024
Memory loss due to dementia. Senior man losing parts of head as symbol of decreased mind function.

Le demenze rappresentano una emergenza, con un impatto significativo sulla vita delle persone coinvolte e sui sistemi sanitari di tutto il mondo. La buona notizia è che la prevenzione di queste malattie è possibile, e può essere implementata attraverso una serie di interventi che coinvolgono vari aspetti della vita quotidiana.

 

La prevenzione dell’Alzheimer e in generale le precauzioni che mirano a ritardare il deterioramento mentale richiedono un approccio olistico che tenga in considerazione situazioni di rischio e fattori protettivi che possono influenzare più o meno lo sviluppo di queste patologie nel corso della vita, secondo i dettami della epigenetica. Uno degli elementi chiave di questa strategia è la stimolazione cognitiva, che può essere ottenuta attraverso diverse attività di allenamento della memoria e delle funzioni cognitive. Questo tipo di intervento è particolarmente importante per mantenere attiva la mente e favorire il mantenimento delle funzioni cognitive nel tempo.

 

La socializzazione è un altro elemento fondamentale nella prevenzione delle demenze, in quanto favorisce il mantenimento delle relazioni sociali e la partecipazione attiva alla vita della comunità. La partecipazione a incontri, attività di gruppo e iniziative sociali può aiutare a contrastare l’isolamento e a promuovere il benessere emotivo e cognitivo delle persone in età avanzata.

 

Anche l’attività fisica svolge un ruolo chiave nella prevenzione delle demenze, in quanto favorisce il mantenimento della salute cardiovascolare e del benessere generale dell’organismo. L’esercizio regolare può contribuire a ridurre il rischio di patologie vascolari e metaboliche che sono spesso associate all’insorgenza di demenze, e può anche aiutare a migliorare le funzioni cognitive e a ridurre lo stress e l’ansia.

 

Infine, una dieta adeguata rappresenta un altro pilastro importante nella prevenzione delle demenze, secondo i principi dell’invecchiamento attivo o healthy aging. Indagini come il Finger Study hanno dimostrato che una dieta equilibrata e ricca di nutrienti può avere un impatto significativo sulla salute cognitiva e sul mantenimento delle funzioni cerebrali nel corso degli anni.

 

Le cause del declino

“Il declino cognitivo – spiega Luca Cipriani, direttore geriatria ASL Roma 1, vicepresidente Sigot – può dipendere dalla genetica, dall’ambiente in cui viviamo e dallo stile di vita, a partire dall’attività fisica e dalla dieta. La letteratura scientifica sull’Alzheimer identifica dodici fattori di rischio modificabili: istruzione inadeguata, ipertensione, deficit uditivo, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, scarso contatto sociale, lesioni cerebrali traumatiche, abuso di alcol, inquinamento atmosferico. Il rischio potenzialmente modi­ficabile è del 40 per cento”.

Le azioni specifiche che si possono prendere a scopo preventivo includono il mantenimento della pressione sanguigna sistolica al di sotto di 130 millimetri di mercurio nella mezza età, la promozione dell’uso di apparecchi acustici, la riduzione dell’esposizione all’inquinamento atmosferico e al fumo passivo, la prevenzione delle lesioni cerebrali, la limitazione del consumo di alcol, lo scoraggiamento del fumo, un buon livello di istruzione, il contrasto all’obesità e al diabete, una buona qualità del sonno”.

Occorre inoltre attribuire un ruolo centrale alla geriatria, affinché possa prendere in carica la persona anziana che è a maggior rischio di sviluppo di demenza.

 

Congresso Sigot

Sono oltre sei milioni le persone in Italia interessate, più o meno direttamente, alle demenze. Stiamo parlando di un milione di persone, a cui si devono aggiungere circa quattro milioni di familiari e badanti coinvolti e circa 900mila persone con deficit cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment – MCI). Non esistono cure, ma è possibile ritardare la comparsa dei sintomi nel 40% dei casi. Le strategie vanno da un corretto stile di vita, base dell’invecchiamento in salute, alla stimolazione cognitiva e alla socializzazione, fino a una gestione geriatrica che abbia una visione complessiva della persona. Questo è uno dei temi al centro del 38° Congresso Nazionale della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio. Presidenti del Congresso sono il Prof. Lorenzo Palleschi, Presidente SIGOT Nazionale, Direttore Unità Operativa Complessa di Geriatria e del Dipartimenti Internistico dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata, Roma, e il Prof. Francesco Vetta, Direttore UOC Cardiologia UTIC Ospedale di Avezzano e Professore di Cardiologia Unicamillus.

 

Statistiche

Più del 40% degli ultra 75enni vive da solo ed è a rischio di solitudine; inoltre, essendo aumentata la vita media, la probabilità di incorrere nel decadimento cognitivo e nella demenza è molto alta rispetto al passato. I dati più recenti emergono dal Report dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicato a inizio 2024, che stima anche il costo annuo della demenza in 23 miliardi di euro, il 63% dei quali a carico delle famiglie.

 

“La prevalenza dell’Alzheimer e delle demenze in generale è in aumento, in quanto – sottolinea Andrea Fabbo, direttore della Geriatria nella AUSL di Modena e Vicepresidente SIGOT – si tratta di un tema legato all’invecchiamento, fenomeno che interessa da vicino il nostro Paese. La demenza è una sindrome ad alto impatto, che aumenterà nei prossimi anni., creando ulteriori difficoltà e stress nelle famiglie, viste le complicanze legate ai disturbi del comportamento (agitazione, problemi del sonno). Si deve pertanto potenziare l’assistenza sia a domicilio che nelle strutture, visto che il 70% delle 350mila persone ricoverate nelle RSA ha una qualche forma di demenza; al tempo stesso si deve creare una rete che permetta alle persone con demenza e ai loro caregiver di poter essere gestiti nella comunità”.

 

Il Fondo nazionale Alzheimer di 35 milioni di euro permetterà alle regioni di proseguire i progetti iniziati nell’organizzazione della rete dei centri per i disturbi cognitivi e le demenze; l’obiettivo a cui stiamo lavorando al tavolo tecnico coordinato dal Ministero della Salute è un nuovo Piano Nazionale, conclude il geriatra, visto che il precedente risale al 2014 e non si occupa della residenzialità. Questo ambizioso obiettivo potrà essere raggiunto se inserito nell’agenda politica del Paese.