Covid, aboliti gli obblighi, cosa fare in caso di contagio
Circolare ministeriale, niente più isolamento o quarantena, ma le precauzioni restano valide. L'Oms: mantenere la sorveglianza e vaccinare
Covid, che fare? Anche se l’isolamento dei positivi è stato abolito con decreto del governo, alcune misure di prevenzione restano valide, perché l’infezione da Sars-CoV-2 sta circolando sotto traccia, in forma endemica. Quali sono dunque i comportamenti ragionevoli, ora che sono venuti meno gli obblighi?
Precauzioni
Per il principio di precauzione, è consigliabile l’utilizzo di una mascherina chirurgica o FFP2. Questa cautela, vale nei due sensi, se entriamo in contatto con altre persone in situazioni a rischio infettivo, ovvero per proteggersi eventualmente dall’esterno, o per evitare di contagiare altre persone nel caso fossimo noi ad avere il problema. Colpi di tosse, sternuti, febbre, mal di gola o stanchezza possono essere inequivocabili segni premonitori di virosi. In caso di malessere è bene rimanere a casa, come quando siamo influenzati, fino a quando i sintomi persistono. Bene anche continuare a osservare una scrupolosa igiene delle mani. Nelle persone che hanno soggiornato in ambienti promiscui (stazioni, aeroporti, locali sovraffollati) evitare contatti con persone fragili, immunodepresse e donne in gravidanza. Anche in questo caso niente obblighi, ma cautela e senso di responsabilità sono un atto dovuto, a maggior ragione all’ingresso nelle residenze sanitarie per anziani e negli ospedali.
Circolare ministeriale
“Le persone positive a un test diagnostico molecolare o antigenico per SARS-CoV-2 non sono più sottoposte alla misura dell’isolamento. Si raccomanda, comunque, di osservare le medesime precauzioni valide per prevenire la trasmissione della gran parte delle infezioni respiratorie”. Lo afferma la circolare del ministero a firma del direttore generale della Prevenzione, Francesco Vaia, che raccomanda alle persone che sviluppano una sintomatologia di Covid-19 di stare a casa fino al termine dei sintomi. “Confermo quello che ha deciso il governo- sottolinea Vaia – venute meno le misure restrittive, possiamo fare delle raccomandazioni”. La parola chiave è responsabilizzazione.
La circolare segue la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto varato dal Consiglio dei Ministri. Vediamo, schematicamente, i punti significativi.
- Consigliabile indossare un dispositivo di protezione delle vie respiratorie (mascherina chirurgica o FFP2), se si entra in contatto con altre persone.
- Se si è sintomatici, rimanere a casa fino al termine dei sintomi.
- Applicare una corretta igiene delle mani.
- Evitare ambienti sovraffollati.
- Evitare il contatto diretto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, evitare di frequentare ospedali o Rsa, specie se siamo chiaramente sintomatici. Questa raccomandazione assume particolare rilievo per tutti gli operatori addetti all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria, che devono quindi evitare il contatto con pazienti a rischio.
- Informare le persone con cui si è stati in contatto nei giorni immediatamente precedenti alla diagnosi, se anziane, fragili o immunodepresse.
- Contattare il medico se si è persona fragile o immunodepressa, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le condizioni cliniche peggiorano.
- Per quanto riguarda le persone con diagnosi confermata di Covid-19 ricoverate in ospedale oppure ospiti di Rsa si rimanda alle norme fin qui attuate.
- Per le persone che sono venute a contatto con casi Covid-19, la circolare prevede che “non si applica nessuna misura restrittiva” ma “si raccomanda comunque che le stesse pongano attenzione all’eventuale comparsa di sintomi suggestivi di Covid-19 (febbre, tosse, mal di gola, stanchezza) nei giorni immediatamente successivi al contatto”.
- Nel caso di esposizione a rischio contagio “è opportuno evitare il contatto con persone fragili, immunodepressi, donne in gravidanza. Se durante questo periodo si manifestano sintomi suggestivi di Covid-19 è raccomandata l’esecuzione di un test antigenico, anche autosomministrato, o molecolare”.
È fondamentale informare il medico di famiglia della positività al virus, così come informare anche i contatti che si sono avuti. Chi si è trovato a condividere spazi e rapporti con persone positive è esentato dalle restrizioni, ma un tampone di controllo, specie in presenza di sintomi sospetti, potrebbe fugare ogni dubbio.
Esperti
Nella penultima settimana di luglio si sono registrati in Italia 6.056 nuovi casi di positività al virus Sars-Cov2, con un incremento del 5,7% rispetto alla settimana precedente. L’infettivologo Matteo Bassetti, Università di Genova, Società italiana terapia antinfettiva (Sita), spiega che non è il virus in quanto tale a causare la maggior parte dei decessi, ma sono pazienti che sono entrati in ospedale per altre malattie e che sono risultati positivi al virus in modo accidentale. Tuttavia, Walter Ricciardi, igienista dell’Università Cattolica, mette in guardia sull’avvicinarsi dell’autunno. La circolare sullo stop all’isolamento per le persone positive al Covid, “dal punto di vista tecnico è corretta. Il problema – rimarca l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente all’Università del Salento – è che dovrebbe essere accompagnata da una campagna informativa che faccia capire al cittadino che il Covid-19 rappresenta ancora un rischio individuale importante”.
Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e docente di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, rileva che la popolazione italiana vaccinata contro il Covid ha fatto l’ultima dose ormai da 1-2 anni. “Questo – precisa il noto infettivologo – ci deve richiamare l’attenzione sul fatto che gli anziani, i fragili e gli immunodepressi, debbano organizzarsi per una dose di richiamo a settembre“. Andreoni teme una smobilitazione della rete anti-Covid. “Capisco la circolare sullo stop all’isolamento, ma lo smantellamento della rete anti-Covid potrebbe essere controproducente. Servirebbe invece continuare a mantenere alta l’attenzione in ospedale. Serve cautela, soprattutto perché andando più avanti nella stagione e con l’autunno ci sarà un aumento dei casi“.
Da quando tre mesi fa è stata dichiarata la fine dell’emergenza planetaria, ha ricordato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, a livello globale il numero di casi segnalati e ricoveri si registra in calo costante nel mondo, ed è anche diminuito in modo significativo il numero di nazioni che riportano i dati. “Chiaramente, come accade per le tutte le malattie infettive come l’influenza – ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro Orazio Schillaci – in caso di positività e soprattutto se ci sono sintomatologie il buon senso deve invitarci a stare lontani dalle persone fragili e anziane. Ma sono certo che, come hanno sempre fatto, gli italiani risponderanno bene anche a questa nuova fase”.
Mutazioni
Da un mese a questa parte la mutazione EG.5 del coronavirus ha attirato l’attenzione degli epidemiologi. Identificata per la prima volta a febbraio, il 19 luglio quest’ultima configurazione del virus è stata inserita tra le varianti sotto monitoraggio da parte dell’Oms. Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la prevalenza globale della variante EG.5 era del 17,4% in luglio, più che raddoppiata rispetto al mese precedente. Nonostante il rischio attuale sia basso, è fondamentale rimanere pronti, nel caso in cui la diffusione di questa e di eventuali altre varianti del Covid-19 dovesse riprendere virulenza.
Immunizzazioni
I nuovi booster vaccinali contro il Covid-19 sono attualmente in fase di sviluppo e si prevede che arriveranno negli Stati Uniti entro ottobre. A darne notizia è stato il direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, Mandy Cohen. Analogamente avremo vaccini aggiornati in autunno, consigliata per questo la vaccinazione concomitante antinfluenzale e anti-Covid, che dovrebbe diventare un appuntamento fisso a cadenza annuale, prima dell’inizio dei rigori invernali, almeno per le tre categorie rappresentate da persone fragili, anziani e immunocompromessi.
La buona notizia è che a un anno e mezzo dall’ultima somministrazione, i vaccini anti Covid-19 continuano a mostrare un’elevata capacità di protezione contro le forme gravi della malattia: lo mostrano i risultati di uno studio coordinato dall’Università di Bologna.