Cos’è l’infezione polimicrobica ai polmoni che ha Papa Francesco

E' una patologia polmonare causata dalla presenza simultanea di più di un microrganismo patogeno, come batteri, virus, funghi o altri agenti infettivi. Bergoglio ricoverato al Gemelli per il riacutizzarsi della bronchite e l'infezione alle vie respiratorie. L’infettivologo Bassetti: “Serve terapia lunga”

di Redazione Salus
17 febbraio 2025

Città del Vaticano, 17 febbraio 2025 - "I risultati degli accertamenti... hanno dimostrato una infezione polimicrobica delle vie respiratorie che ha determinato una ulteriore modifica della terapia. Il quadro clinico complesso richiederà una degenza ospedaliera adeguata". E’ questo l’ultimo aggiornamento riguardo alla salute di Papa Francesco, ricoverato da venerdì scorso all'ospedale Gemelli di Roma per il riacutizzarsi della bronchite e dell’infezione alle vie respiratorie.

Ma che cos'è una infezione polimicrobica ai polmoni?

E' una patologia polmonare causata dalla presenza simultanea di più di un microrganismo patogeno, come batteri, virus, funghi o altri agenti infettivi. Questi microrganismi possono interagire tra loro, potenziando la loro virulenza e rendendo più complessa la diagnosi e il trattamento dell'infezione.

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Papa Francesco è ricoverato al Gemelli (Ansa)

Può avere molteplici cause, sintomi, terapie e prognosi, ma in generale l'infezione polimicrobica delle vie respiratorie è causata dalla presenza simultanea appunto di due o più microrganismi patogeni nel tratto respiratorio. Organismi aggressivi che possono anche interagire tra loro, complicando il quadro clinico e anche il relativo trattamento. Molteplici i contesti clinici, come detto, dove si può avere un'infezione polimicrobica: polmoniti, Bpco (broncopneumopatie croniche ostruttive), infezioni fungine, ma anche virali (come Covid o influenza) che possono portare a loro volta a sovrainfezioni batteriche.

A favorire questo tipo di infezioni complesse c'è l'eventuale condizione di immunosoppressione, come nei pazienti sottoposti a terapie oncologiche, o anche, come probabilmente nel caso del Pontefice vista la fragilità respiratoria, a cure a base di cortisone. Il bollettino della Santa Sede non specifica se l'infezione è alle alte o alle basse vie respiratorie, tuttavia in genere i sintomi di un'infezione polimicrobica delle vie respiratorie possono andare dalla febbre persistente alla tosse, fino a difficoltà respiratorie, dispnea e astenia. Per diagnosticarle, come fatto al Gemelli, si devono eseguire esami microbiologici in grado di individuare i microrganismi responsabili dell'infezione, oltre a radiografie e tac per verificare eventuali polmoniti. Una volta circoscritto il campo d'azione si ricorre a una terapia antibiotica specifica, spesso anche a più antibiotici combinati, se necessario via flebo: in questo caso sono necessari almeno 8-10 giorni di terapia. Nei casi più seri può rendersi necessario un supporto ventilatorio.

"In questa situazione o ci sono più batteri diversi, quindi anche con sensibilità ad antibiotici diversi, oppure c'è una infezione virale e batterica insieme. Da quello che ho sentito - visto che fa una terapia antibiotica ad ampio spettro, probabilmente per contrastare una attività polimicrobica dove ci sono più batteri insieme", e che la nota del Vaticano prospetta una degenza ospedaliera adeguata ad un quadro clinico complesso - "credo che sia per una forma di esacerbazione acuta di bronchite cronica o polmonite, che vuole una terapia antibiotica di 7-10 giorni. Se i microrganismi sono particolarmente impegnativi, si farà per via endovenosa e quindi anche il ricovero deve allungarsi", le parole di Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova.

Il Pontefice, al decimo piano del Policlinico Gemelli è sotto stretto "controllo ospedaliero" e vale la regola del "riposo assoluto" stabilito dai medici. Ecco perché ieri non ha potuto guidare - prima volta - la recita mariana dell'Angelus e l'Udienza Generale di mercoledì è stata annullata. Non si escludono altre cancellazioni. Non ci sono previsioni sulle dimissioni, la degenza ospedaliera - come ribadito - è "adeguata".