Conoscere l’osteoporosi per curarla. Stili di vita e prevenzione

«Postura curva e calo di statura possono essere campanelli d’allarme». Parla l'ortopedico Gianni Nucci, responsabile dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia di Santa Rita Hospital di Montecatini Terme

di GLORIA CIABATTONI
23 gennaio 2022

Lo definiscono un “male silenzioso” perché quando ci si accorge di averlo lui, in sordina, ha già fatto dei danni. È l’osteoporosi che, causa la carenza di calcio, rende le ossa fragili e di conseguenza le espone al rischio di fratture.

 

Come contrastare, prevenire e curare questa patologia che colpisce in prevalenza la popolazione femminile (soprattutto le donne in menopausa) ma non solo? Lo spiega il dott. Gianni Nucci (nella foto), responsabile dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia di Santa Rita Hospital di Montecatini Terme.

 

Dottore, quali sintomi ci devono mettere in allarme e far pensare all’osteoporosi? «Purtroppo di solito ce ne accorgiamo soltanto quando si verifica una frattura: delle vertebre o di un polso, del femore, dell’anca. La diminuzione del calcio nelle ossa le fa diventare fragili, le indebolisce, e chi ne è soggetto può assumere una postura curva e avere una diminuzione della statura. Questo può essere un campanello di allarme. Dobbiamo anche stare attenti a non scambiare una frattura osteoporotica da sforzo, che può manifestarsi con un dolore acuto nel sollevamento di un peso anche lieve, con un banale “colpo della strega”».

 

E quindi? «L’osteoporosi è asintomatica, certo un mal di schiena che non passa ci può dare l’allarme, ma determinante è la prevenzione, magari individuando quella fase chiamata osteopenia, quando la densità minerale ossea è già sotto i valori di riferimento, ma non siamo ancora all’osteoporosi».

 

Quali esami è consigliato fare? «Dopo i 50 anni per la donna è bene sottoporsi alla densitometria ossea, o MOC, un esame semplicissimo, con una bassa emissione di raggi X, che consente di verificare la quantità di fosfato di calcio che c’è nelle ossa. È di aiuto anche un test che si fa attraverso l’analisi del sangue, il test della 25-idrossi-vitamina D, che valuta la presenta di vitamina D nel paziente».

 

Perché è così importante la vitamina D? «Questa vitamina, che è un pre-ormone, è determinante per “fissare” il calcio nelle ossa. Ma viene sintetizzata esponendoci ai raggi del sole, cosa che possiamo fare solo d’estate, e per pochi mesi».

 

L’alimentazione aiuta? «Solo un poco. Troviamo la vitamina D nei pesci azzurri e nei latticini, ma col cibo al massimo ne possiamo introdurre il 10 per cento del fabbisogno».

 

Quindi ricorriamo alla terapia farmacologica? «Ci sono integratori e farmaci per la vitamina D, da assumere assolutamente sotto controllo medico. In questo caso il “fai da te” è vietato, perché con un dosaggio sbagliato si rischiano problemi ai reni, a sistema nervoso centrale e spasmi muscolari. Poi, per l’osteoporosi post-menopausale si impiegano diversi farmaci tra cui un anticorpo monoclonale, il denosumab, che rallenta il degradarsi delle ossa».

 

Lei parla di osteoporosi post-menopausa, ma ci sono altre categorie di persone a rischio? «Le persone troppo magre, con poca massa muscolare, e soprattutto chi soffre di anoressia. Anche alcol e fumo sono fattori di rischio. Poi devono fare attenzione le persone che hanno una familiarità con questa malattia. E in particolar modo le donne che hanno una menopausa precoce o indotta chirurgicamente».

 

E gli uomini? «Anche loro, dopo i 55-60 anni, possono essere soggetti all’osteoporosi, soprattutto se hanno seguito terapie a base di glucocorticoidi, ormoni steroidei usati per trattare patologie gastrointestinali o reumatiche, o se fumano o consumano troppo alcol».

 

Infine, dottore, chi è affetto da osteoporosi può fare attività fisica? «Certamente, perché rafforza i muscoli, anzi delle belle passeggiate sono consigliabili, a patto di evitare i terreni sconnessi, la camminata veloce è particolarmente indicata perché le sollecitazioni a cui sono sottoposte le ossa quando si fa attività motoria in piedi aiutano i minerali a depositarsi nell’osso».