Cartella clinica, libera circolazione dei referti digitali nella Ue
Svolta nel fascicolo sanitario elettronico, dal Parlamento di Bruxelles via libera alla condivisione dei dati, nel rispetto della privacy
I principi della libera circolazione dei referti personali nel rispetto della privacy (analisi, prescrizioni, ricoveri eccetera) sono stati sanciti con l’approvazione dello Spazio europeo dei dati sanitari, deciso a Bruxelles. La condivisione delle informazioni tra centri diagnostici e ospedali diversi tiene conto del fatto che gli stili di vita sono cambiati, la gente si sposta sempre più spesso per lavoro, per motivi di studio, oltre che per turismo, all’interno dell’Unione Europea.
Oggi come oggi la cartella sanitaria elettronica viene costantemente aggiornata, in molte regioni d’Italia, ma la raccolta dei dati è incompleta, frammentaria, e la comunicazione tra le aziende sanitarie pubbliche e private accreditate è limitata, ingessata da procedure anacronistiche. Ormai la mobilità è all’ordine del giorno, il luogo di residenza abituale, dove hai fissato il medico di famiglia, è spesso distante decine di chilometri dal luogo di lavoro, eppure il sistema sanitario ha mantenuto compartimenti stagni, l’architettura digitale impedisce di far confluire in automatico tutti i referti del paziente, potrebbero essere ricopiati manualmente, ma nella pratica questo avviene raramente. Alle aziende sanitarie private accreditate, alle quale spesso ci rivolgiamo per necessità, e similmente ai laboratori analisi, viene preclusa la possibilità di inviare dati condivisi nel fascicolo sanitario elettronico del paziente, in barba ai consensi accordati alla privacy.
L’ultimo regolamento della UE sancisce ora che le cartelle cliniche elettroniche devono includere tutti i referti, prescrizioni, diagnosi e analisi di laboratorio, garantendo così un quadro completo della storia clinica di ciascun paziente, e i sistemi informatici dovranno adeguarsi, una procedura a costo zero che farà risparmiare tempo e denaro. Grazie alla piattaforma MyHealth@EU, sarà possibile trasferire in modo sicuro i dati sanitari agli operatori sanitari di altri paesi europei, ad esempio quando i cittadini si trasferiscono per motivi di lavoro o studio. I cittadini potranno inoltre scaricare gratuitamente la propria cartella sanitaria e decidere con chi condividerla.
È importante sottolineare che i dati sanitari anonimi potranno essere condivisi per la ricerca, contribuendo così a un migliore approccio terapeutico e di prevenzione. Sono previste forti tutele della privacy che regolano come e per quale scopo i dati sensibili sono condivisi, garantendo la massima tutela della riservatezza del paziente.
Tomislav Sokol, relatore della Commissione europea per l’ambiente, ha sottolineato l’importanza di questo strumento, affermando che “potremo sfruttare i dati in nostro possesso in modo sicuro e protetto, dando un grande impulso alla ricerca vitale su nuovi trattamenti”. Secondo Sokol, l’utilizzo dello Spazio dei dati sanitari permetterà di evitare lacune nelle cure, garantendo che gli operatori sanitari possano accedere alle cartelle cliniche anche al di là dei confini nazionali. Inoltre, la possibilità di opporsi al trattamento dei propri dati personali garantirà che i pazienti abbiano voce in capitolo e che il sistema sia affidabile.
Annalisa Tardino, relatrice della Commissione europea per le libertà civili, ha approvato il progetto di legge sottolineando che “lo Spazio dei dati sanitari migliorerà l’accesso di tutti all’assistenza. I medici potranno consultare le cartelle cliniche dei pazienti in altre regioni o Stati membri dell’Ue, permettendo di risparmiare denaro e risorse”.
Nonostante le posizioni favorevoli di Sokol e Tardino, i tempi per l’entrata in vigore del regolamento saranno lunghi. L’accordo provvisorio deve essere formalmente approvato dal Consiglio Europeo, pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE e poi entrare in vigore, ci vorranno ancora due anni per arrivare a regime. L’accordo sullo Spazio dei dati sanitari è però raggiunto e servirà a migliorare l’assistenza sanitaria digitale nell’Unione Europea a costo zero, finirà per sburocratizzare un sistema sanitario ingessato, imperniato (in Italia) ancora su modelli demografici e clientelari vecchi di mezzo secolo. Ma con il testo approvato lo scorso 26 febbraio da Palazzo Chigi si punta ad accelerare la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dopo le modifiche approvate dall’UE, rafforzando il ruolo e le competenze di Agenas nell’attuazione del PNRR riguardante il Fascicolo Sanitario Elettronico, e consentendo il riutilizzo della piattaforma creata per la verifica del Green Pass, validata a livello europeo, anche per altre future certificazioni sanitarie.