Cardiopatie congenite: chiarito un nesso con l'emicrania

Fondamentale la chirurgia. Uno studio del Centro Cardiologico Monzino, Università Statale di Milano

di Redazione Salus
13 aprile 2022

Spiegato per la prima volta il meccanismo che correla l’emicrania con aura al difetto cardiaco congenito del Forame Ovale Pervio (PFO) – comunemente chiamato “buco nel cuore”-  cioè la mancata chiusura totale alla nascita della comunicazione tra atrio destro e sinistro del cuore. A far luce su questo legame uno studio del Centro Cardiologico Monzino e Università Statale di Milano, pubblicato sul Journal of American College of Cardiology Basic to Translational.

 

A fronte di queste nuove evidenze i ricercatori intendono suggerire ai neurologi e ai cardiologi, di raccomandare la chiusura percutanea del forame in cardiochirurgia ricercando eventualmente tale difetto nei pazienti con emicrania con aura refrattaria ai farmaci.

 

Meccanismo

Il fenomeno era già stato oggetto di numerosi studi osservazionali, che avevano posto in relazione l’emicrania con aura e PFO, segnalando che circa il 35% dei soggetti affetti da PFO soffre di emicrania con aura e che in questi pazienti gli attacchi di emicrania spariscono o si riducono in modo significativo dopo la procedura interventistica cardiaca. Non era però mai stato chiarito il meccanismo che connetteva le due patologie.

 

Stress ossidativo

Marina Camera, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano e Responsabile dell’Unità di Ricerca Biologia cellulare e molecolare cardiovascolare del Monzino, che ha coordinato la parte farmacologica-molecolare dello studio, ha chiarito: “Abbiamo scoperto che il sangue di soggetti con emicrania e PFO presenta un numero elevato di piastrine e di microvescicole che esprimono una proteina in grado di innescare la cascata della coagulazione e la formazione di trombi. Questo stato di attivazione piastrinica è causato dallo stress ossidativo, condizione ben nota per alterare le funzioni delle nostre cellule e tessuti. Nel nostro organismo l’azione dei radicali liberi è contrastata da sostanze antiossidanti, ma in alcune condizioni, come nei pazienti con PFO, queste possono essere non sufficienti, determinando attivazione piastrinica con formazione di micro emboli” .

 

Attivazione piastrinica

E ancora: “La chiusura del PFO abolisce lo stress ossidativo che causa l’attivazione piastrinica; come conseguenza diretta di ciò, infatti, le piastrine perdono il fenotipo attivato e la capacità di formare microemboli, tornando a circolare nel sangue per svolgere le normali funzioni emostatiche. Analizzando il sangue dei pazienti dello studio abbiamo osservato che l’effetto di remissione dell’attivazione piastrinica può essere ottenuto anche con farmaci antiaggreganti quali clopidogrel”. Il vantaggio dell’intervento è che consente di rimuovere la causa dell’attivazione piastrinica, evitando al paziente una terapia cronica.

 

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“Ad oggi, nessuna delle linee guida cardiologiche internazionali include l’emicrania con aura fra le indicazioni per l’intervento di chiusura del PFO. Eppure si tratta di una patologia invalidante, che in molti casi non risponde ai farmaci”, spiega in conclusione Daniela Trabattoni, responsabile dell’Unità di cardiologia interventistica 3 del Monzino, e coordinatrice della parte clinica dello studio.

 

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