Bisturi, farmaci e radioterapia stereotassica
Il trattamento del cancro al rene prevede un approccio multidisciplinare, con particolare attenzione ai bisogni dei singoli pazienti
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Nella foto, da sinistra, i professori Andrea Minervini, Sergio Serni e Lorenzo Masieri
Nuove frontiere per il trattamento del tumore del rene. Se n’è parlato qualche settimana fa al “Florence Multidisciplinary Expert Meeting on Renal Cell Carcinoma“ che ha riunito i massimi esperti internazionali in materia, tra i quali leader di organizzazioni scientifiche europee. Presidenti del convegno i professori Sergio Serni (direttore Urologia e trapianti renali Careggi), Andrea Minervini (direttore Urologia e andrologia Careggi), Lorenzo Masieri (coordinatore del Gruppo oncologico multidisciplinare urologico Careggi), Lorenzo Livi (direttore Radioterapia Careggi) e Lorenzo Antonuzzo (direttore Oncologia Careggi). Coordinatore scientifico il Riccardo Campi, urologo della Urologia e trapianti renali di Careggi.
Professor Serni, si parla dell’importanza dell’approccio multidisciplinare nel trattamento del tumore del rene. Quali sono le figure di riferimento?
"Nel fondamentale approccio multidisciplinare al tumore del rene, le figure di riferimento che devono ruotare attorno al paziente, oltre all’urologo, sono l’oncologo, il radioterapista, il radiologo, il patologo, e il medico nucleare. Ulteriori importanti professionisti sono il nefrologo, il geriatra, l’anestesista e lo psicologo clinico. Questo nell’ottica della valorizzazione di percorsi di cura personalizzati".
La biopsia è sottoutilizzata nei pazienti con masse renali sospette...
"Abbiamo dedicato un focus al tema della biopsia renale, attualmente sottoutilizzata al contrario di ciò che avviene per le principali neoplasie. Per superare gli attuali limiti della biopsia renale, il prossimo futuro sarà basato su nuove metodiche di imaging molecolare (basate sulla Pet) per ottenere una “biopsia virtuale” e quindi una diagnosi di precisione del tumore del rene che permette un approccio individualizzato alla cura".
Approccio multidisciplinare significa anche integrazione tra la chirurgia e le altre terapie... "Nei pazienti con tumore del rene localmente avanzato o in metastasi l’integrazione tra chirurgia, terapia farmacologica (oggi basata sull’immunoterapia) e radioterapia stereotassica (che consente di somministrare con estrema precisione dosi di radiazioni molto elevate a bersagli tumorali di piccole dimensioni ottenendone la distruzione) è fondamentale per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti".
Ci sono opzioni alternative alla chirurgia?
"La chirurgia rappresenta lo standard di cura. Tuttavia, esistono alternative, in particolare per la gestione dei pazienti anziani e/o fragili con piccole masse renali localizzate, scoperte solitamente in modo “incidentale” durante esami diagnostici eseguiti per altri motivi. In questi casi si può procedere con sorveglianza attiva (monitoraggio periodico della massa) o terapie ablative percutanee: tecniche con le quali è possibile usare energia di varia natura (calore o freddo) in grado di produrre necrosi del tessuto e quindi di distruggere le cellule tumorali. In questo contesto, la nuova frontiera è la radioterapia stereotassica".
Quali nuove frontiere nel campo della chirurgia robotica?
"La chirurgia robotica è il presente e il futuro della chirurgia mininvasiva per il tumore del rene e permette nella stragrande maggioranza dei casi di asportare il tumore preservando il tessuto renale sano".
I vantaggi?
"La robotica consente di ridurre l’impatto chirurgico e dunque i tempi di recupero post intervento, migliorando la qualità di vita dei pazienti. Al di là dell’introduzione di nuove piattaforme robotiche, le nuove frontiere includono la pianificazione dell’intervento con modelli tridimensionali “disegnati” sulla base dell’anatomia di ciascun paziente, l’uso della realtà aumentata intraoperatoria, che garantisce un sistema di “navigazione Gps” durante l’operazione e permettere ai chirurghi di migliorare la precisione dell’intervento, riducendo il rischio di complicanze".
Vista dalla parte del paziente, quali sono le priorità?
"È necessario avere particolare attenzione ai bisogni clinici e psicologici del singolo paziente, superando l’approccio paternalistico. È importante che le decisioni vengano condivise e comprese. La comunicazione e l’empatia sono fondamentali"
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