I bambini sordi possono ‘imparare’ a sentire? Cosa dice la ricerca sull’impianto cocleare
Il laboratorio Open Lab della Scuola IMT ha studiato il funzionamento cerebrale legato all’uso di dispositivi bionici
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Un bambino con l'impianto cocleare
Impiantato entro i primi anni di vita, l’impianto cocleare, un dispositivo bionico che trasforma i suoni in segnali elettrici inviandoli direttamente al nervo acustico, è la più recente innovazione per trattare la sordità profonda.
Ma quanto questo dispositivo permette ai bambini di sentire come una persona udente e, soprattutto, come imparano a elaborare un linguaggio parlato assolutamente identico a chi non ha problemi d’udito?
Punta a dare una risposta a questi interrogativi la ricerca condotta dal gruppo SEED del laboratorio MoMiLab della Scuola IMT guidato da Davide Bottari, ricercatore in Neuroscienze cognitive, in collaborazione con l’Associazione Italiana Liberi di Sentire che, come sottolinea la Presidente Melissa Lonetti, ha “sostenuto la ricerca con strumentazioni all’avanguardia e con un finanziamento da parte dell'associazione, nata nel 2013 con l’obiettivo di emancipare le persone sorde e fare informazione su tematiche di carattere scientifico legate alla sordità”.
Una persona sorda può sentire come gli udenti?
Lo studio ha coinvolto 14 soci sordi con impianto cocleare, provenienti da tutta Italia, emancipati sia dal punto di vista uditivo che espressivo. I partecipanti sono stati sottoposti, presso il laboratorio Open Lab della Scuola IMT, a valutazioni sperimentali relative all’elaborazione del linguaggio e all’analisi di suoni ambientali attraverso elettroencefalogramma e test comportamentali o psicofisici.
“Lo studio - spiega Davide Bottari - si pone obiettivi ambiziosi: verificare fino a che punto la tecnologia, supportata da protocolli riabilitativi, possa permettere alle persone sorde con impianto cocleare di sentire come una persona udente”.
Un dispositivo bionico permette ai bambini di sentire
Ad affiancare Bottari, un team multidisciplinare - composto da Alessandra Federici, Marta Fantoni, Francesca Collesei, Martina Battista ed Erica Iob - che già da alcuni anni lavora per comprendere il funzionamento cerebrale dei bambini sordi riabilitati all’udito mediante impianto cocleare, contribuendo in modo significativo agli studi sul tema.
Il gruppo ha già all’attivo diverse collaborazioni con alcuni ospedali pediatrici italiani, tra cui il Meyer di Firenze e il Burlo Garofolo di Trieste, dove viene studiato come i bambini con sordità profonda imparano a sentire attraverso l’uso di questo dispositivo bionico e a comprendere gli effetti causati del periodo di sordità che precede l’impianto.