Asma grave, la terapia biologica smorza gli attacchi
Studio italiano sull'impiego di mepolizumab pubblicato su Allergy. Protagonista l'ospedale Careggi di Firenze
L’asma grave è una condizione che colpisce circa il 10% dei soggetti asmatici in Italia, pari a circa 300.000 persone su un totale di 3 milioni di asmatici nel paese. Questa forma di asma, che si distingue per la sua gravità e resistenza alle terapie convenzionali, può essere controllata grazie a un innovativo trattamento con una terapia biologica a base di mepolizumab, un anticorpo monoclonale.
Uno studio condotto da un team di medici dell’Ospedale Careggi di Firenze, immunologi e specialisti in otorinolaringoiatria, ha dimostrato l’efficacia di questa terapia con mepolizumab nel controllo dell’asma grave, permettendo ai pazienti di evitare l’uso frequente di cortisone per via orale, anche a dosaggi elevati. I risultati, ha annunciato Andrea Matucci, primario di immunologia e allergologia, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Allergy. Questo studio, presentato a Milano presso la sala stampa nazionale, si inserisce in un contesto di ricerca che ha già portato a importanti scoperte nel campo dell’asma. Nel 2022, infatti, è stato pubblicato un articolo che ha evidenziato la presenza di due tipologie di globuli bianchi eosinofili, una delle quali contraddistinta da peculiari caratteristiche, cellule riscontrabili in quantità elevate nel sangue in caso di infiammazione.
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Sulla base delle indagini, ora i medici possono disporre di strumenti più efficaci per il trattamento dell’asma grave, migliorando la qualità di vita dei pazienti e riducendo il ricorso a terapie invasive gravate da un discreto corteo di effetti collaterali indesiderati. La terapia con mepolizumab si conferma quindi come un’opzione terapeutica sicura ed efficace per il controllo dell’asma grave, offrendo nuove prospettive nel campo della medicina personalizzata.
Nel corso della conferenza stampa milanese Alessandra Vultaggio, ricercatrice nel dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Immunoallergologia AOU Careggi, Università di Firenze ha messo in luce l’importanza di individuare la presenza di eosinofili infiammatori in quanto biomarcatori della gravità dell’asma, nonché indicatori della risposta al trattamento con mepolizumab. Questo permette una diagnosi più tempestiva, e un trattamento migliore nei soggetti con patologie marcatamente eosinofilo-mediate. Inoltre, il lavoro di ricerca evidenzia come l’asma grave possa essere spesso accompagnata da altre patologie eosinofile come la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Questa conoscenza precoce può portare a una migliore gestione delle condizioni dei pazienti e ad un miglioramento della loro qualità di vita.
Sono tantissimi i pazienti che si trovano a dover subire gravi limitazioni nella vita quotidiana a causa delle riacutizzazioni dell’asma, dei sintomi persistenti o dei trattamenti a base di corticosteroidi ad alti dosaggi con i loro effetti collaterali. Identificare e trattare adeguatamente le patologie eosinofile associate all’asma grave può portare a una gestione più efficace della malattia e al benessere dei pazienti in trattamento.