Alzheimer, studio italiano individua pazienti a rischio

Interceptor analizza i biomarcatori per prevedere l’eventuale sviluppo della malattia e poterne rallentare la progressione attraverso un intervento farmacologico precocissimo

di Redazione Salus
17 febbraio 2025
Attività per malati di Alzheimer

Attività per malati di Alzheimer

Roma, 17 febbraio 2025 - È italiano lo studio che ha l'obiettivo di identificare tra i soggetti con declino cognitivo lieve (o MCI, Mild Cognitive Impairment), coloro che sono a rischio di un'evoluzione verso la malattia dell'Alzheimer. Il progetto – chiamato Interceptor – sottolinea l'importanza del contributo dei biomarcatori, ossia gli indicatori biologici, in grado di prevedere l'eventuale sviluppo della malattia, per poterne rallentare la progressione attraverso un intervento farmacologico precocissimo. Si tratta di uno studio clinico, interventistico non terapeutico, che parte dalla diagnosi dei sintomi prodromici lievi dell'Alzheimer.

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Tra i biomarcatori usati ci sono: test neuropsicologici; test su liquor (p-tau e A1-42/p-tau); test genetico (ApoE4); EEG per connettività; RM volumetrica; (18 F) FDG-PET.

Lo studio Interceptor è stato ideato nel 2016 in risposta alla possibile approvazione da parte del Food and Drug Administration, l'ente regolatorio americano per i farmaci, del primo farmaco contro l'amiloide, il cui accumulo nel cervello viene ad oggi considerato una delle principali cause della demenza di Alzheimer. Il progetto - coordinato dalla Fondazione Policlinico 'Agostino Gemelli' di Roma e finanziato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) con fondi straordinari per attività istituzionale e dal Ministero della Salute - è partito nella primavera 2018 e terminato poco più di un anno fa. Oggi sono stati presentati i risultati presso l'aula Pocchiari dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), dove si è svolto il convegno "Lo studio Interceptor", organizzato da Iss, Policlinico A. Gemelli e Irccs San Raffaele. Promotore e coordinatore del progetto e' il professore Paolo Maria Rossini, attuale responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell'Irccs San Raffaele di Roma.

"Lo studio Interceptor è una ricerca di grande rilevanza in considerazione dell'impatto epidemiologico delle demenze e del profilarsi all'orizzonte di nuove prospettive di cura, con i farmaci disease modifying", ha affermato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto all'evento. "Le malattie neurodegenerative rappresentano una delle maggiori sfide sanitarie del nostro tempo - ha proseguito - In Italia oltre un milione di persone è affetto da patologie neurodegenerative e quasi 900.000 presentano un deterioramento cognitivo lieve, condizione che può evolvere in demenza. Considerando poi i 4 milioni di familiari e caregiver impegnati direttamente nell'assistenza di queste persone, calcoliamo che in Italia le persone che hanno a che fare con le demenze siano circa 6 milioni", ha sottolineato.