Allarme HIV in Italia: i numeri che preoccupano e le sfide da affrontare

Record di contagi nel 2023 rispetto all’ultimo decennio. Ecco le cause e cosa raccontano i dati dell’Iss. La mappa dei nuovi casi: in testa Lazio, Emilia Romagna e Umbria. Sono Roma, Milano e Bologna le città più colpite

di MARINA SANTIN
5 dicembre 2024
Aids e Hiv: aumentanlo i contagi in Italia

Aids e Hiv: aumentanlo i contagi in Italia

Getting to zero è lo slogan della campagna lanciata dall’Oms che, anche attraverso il miglioramento dei programmi di prevenzione e trattamento, punta a sostenere tute le azioni volte a sconfiggere l’Aids entro il 2030, evitando così 28 milioni di infezioni e salvando 21 milioni di vite. Un obiettivo ambizioso che purtroppo, stando ai dati del Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità, sembra essere ancora lontano e difficilmente raggiungibile.

Dopo quasi dieci anni (dal 2012 al 2020), in cui in Italia l’incidenza delle nuove diagnosi di HIV è diminuita, dal 2021 si è registrato un nuovo aumento progressivo, e nel 2023 l’incremento rispetto al 2022 è stato particolarmente significativo portando a circa 140.000 il numero complessivo di persone che vivono con l’infezione da HIV in Italia. 

Perchè l’Hiv aumenta in Italia

E se gli incrementi relativi al 2021 e 2022 potrebbero essere attribuiti al recupero delle diagnosi mancate nel periodo della pandemia Covid-19, di cui una parte può essere ulteriormente slittata, l’aumento dell’ultimo anno sembra confermare un’inversione di tendenza rispetto al trend storico in diminuzione, sottolineando la necessità di incentivare le attività di prevenzione e di sensibilizzazione nei confronti di questa infezione. Consola però che, nonostante le 2.349 nuove diagnosi segnalate nel 2023, pari a 4 casi ogni 100.000 residenti, il nostro paese si colloca comunque al di sotto della media dei paesi dell'Europa occidentale, dove si contano 6,2 nuovi casi per 100.000 abitanti.

Cosa dicono i dati: le cause

L’86,3 % delle nuove diagnosi di infezione da HIV in Italia è attribuibile a rapporti sessuali, con una prevalenza tra gli uomini che fanno sesso con uomini (MSM), che rappresentano il 38,6% del totale, seguiti dagli eterosessuali maschi, il 26,6%, e le eterosessuali femmine, il 21,1%. La trasmissione dovuta all'uso di droghe per via iniettiva (IDU), diventa sempre più marginale, costituendo solo il 3,4% dei casi.

È di 41 anni, invece, l’età media al momento della diagnosi (42 anni negli uomini e 39 nelle donne), mentre la fascia di età più colpita è quella dei 30-39 anni (28%). A preoccupare maggiormente però, è l’aumento delle diagnosi tra gli over 50, che rappresentano il 20% dei nuovi casi e la fascia in cui si verificano il maggiore numero di diagnosi tardive e di progressione dell’infezione verso l’AIDS.

La mappa dei contagi

Le regioni con la maggiore incidenza di nuove diagnosi sono Lazio, Emilia-Romagna e Umbria, con valori superiori a 5 casi per 100.000 residenti, mentre, in termini assoluti, sono Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna a guidare la classifica per numero di diagnosi, seguite da Campania e Veneto.

Quanto alle città, tre quelle con l’incidenza maggiore nel 2023: Roma, Milano e Bologna. Un altro fattore che emerge leggendo i dati e che desta preoccupazione è il continuo aumento delle persone cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV (in fase clinicamente avanzata, con bassi linfociti CD4 o in AIDS).

Record nel 2023

Nel 2023, il 60,0% dei nuovi casi aveva livelli di linfociti CD4 inferiori a 350 cell/µL, indice che il virus potrebbe avere già coinvolto il sistema immunitario. Le diagnosi tardive riguardano il 66,8% degli eterosessuali maschi e del 63,0% delle eterosessuali femmine, ma anche il 54% degli MSM. La fascia over 50 è quella dove se ne registra il maggior numero, con una percentuale che balza al 75% tra ultra-sessantenni.

Più di un terzo dei casi (35,0%) ha eseguito il test per sospetta patologia HIV o presenza di sintomi HIV correlati, il 19,6% per comportamenti sessuali a rischio, il 12,2% per controlli di routine o per iniziative di screening a seguito di campagne informative, e il 7,4% per accertamenti per un’altra patologia. Gli ultimi due motivi di testing hanno visto un aumento tra il 2021 e il 2023 ribadendo ulteriormente quanto sia importante continuare a concentrare gli sforzi per incrementare le campagne di sensibilizzazione e le iniziative di prevenzione e di screening perché ancora oggi, purtroppo, molti non hanno una reale percezione del rischio e temono ancora lo stigma. Da non dimenticare poi, che la diagnosi tardiva dell’infezione da HIV ha gravi conseguenze sia per il singolo che per la collettività poiché rende più complicata e meno efficace la gestione clinica del paziente e facilita la trasmissione inconsapevole del virus.

Schillaci: “Non possiamo abbassare la guardia

Anche per questo, in occasione della Giornata per la lotta all’Aids, lo scorso 1 dicembre, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ricordato che “non possiamo abbassare la guardia perché l’HIV continua a rappresentare una sfida globale”. Inoltre, è “fondamentale intensificare gli sforzi nella prevenzione, investendo in particolare nella profilassi pre- esposizione, ora gratuita e accessibile a tutti, rimuovere le barriere che ostacolano l’accesso ai test HIV, promuovere l’inclusione sociale e combattere lo stigma che ancora grava sulle persone che vivono con questo virus”. Solo così, e con l’impegno di tutti, istituzioni in primis, l’obiettivo di una società finalmente libera dall’infezione diventerà realtà.