Virus sinciziale respiratorio: lo ‘sconosciuto’ che colpisce i bambini. Al via la campagna vaccinale

Circa il 4% dei bambini colpiti sotto i 12 mesi richiede il ricovero in ospedaliero, fra questi uno su cinque deve essere ricoverato in terapia intensiva. Il 50% dei caregiver non conosce le misure preventive

di VALERIA PANZERI
20 novembre 2024
Il virus sinciziale causa infezioni respiratorie nel 60% dei bambini che colpisce sotto l'anno di vita (iStock)

Il virus sinciziale causa infezioni respiratorie nel 60% dei bambini che colpisce sotto l'anno di vita (iStock)

Nelle scorse ore, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha invitato a non abbassare la guardia non soltanto contro il Covid, ma anche contro altre malattie respiratorie, come l’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV). In virtù del potenziale insidioso di questo virus, soprattutto nei neonati, in Italia, dal 1° novembre, ha preso il via la campagna di immunizzazione gratuita e su base volontaria, destinata ai neonati, con anticorpo monoclonale Nirsevimab VRS.

Sappiamo ormai, complice una puntuale informazione stagionale – ridosso dei mesi in cui il virus rialza la testa – che il VRS causa un’infezione respiratoria in più del 60% dei bambini nel primo anno di vita ed in quasi tutti entro il secondo anno ed è il principale responsabile di bronchioliti, bronchiti asmatiche e asma nei bambini e negli adolescenti. Circa il 4% dei bambini colpiti sotto i 12 mesi richiede il ricovero in ospedaliero, fra questi uno su cinque deve essere ricoverato in terapia intensiva. A livello globale, il VRS è una delle principali cause di ricovero nei bambini, con circa 33 milioni di casi di infezioni acute del tratto respiratorio inferiore che comportano più di 3 milioni di ricoveri di bambini di età inferiore ai cinque anni ogni anno. La maggior parte delle infezioni da VRS è lieve. Tuttavia, non è chiaro quali bambini si ammalino gravemente e necessitino di cure ospedaliere con ricovero. Questo perché il decorso della malattia è imprevedibile. L’infezione da VRS può portare a complicazioni a lungo termine come respiro sibilante ricorrente, compromissione della funzionalità polmonare e asma. Oltre alle conseguenze dirette per il bambino stesso, anche le dinamiche familiari possono essere notevolmente colpite. Fino ad ora le conoscenze sull’impatto del VRS nei bambini piccoli, sulla necessità di ricovero ospedaliero e su come questo influisca sulla qualità della vita delle famiglie colpite erano limitate. Per questo motivo, EFCNI European Foundation for the Care of Newborn Infants, la prima organizzazione e rete paneuropea a rappresentare gli interessi dei neonati, anche prematuri, e delle loro famiglie, ha lanciato ResQ Family, uno studio, condotto a livello europeo, che ha rivelato che la qualità di vita dei genitori è significativamente compromessa dall’ospedalizzazione dei loro figli a causa del VRS.

Stress, senso di colpa e solitudine, ma non solo. Oltre ad affrontare i problemi nella loro vita personale, i genitori subiscono effetti negativi anche nella loro vita professionale.

Rilevante, in termini di prevenzione, anche un altro dato emerso: quasi la metà dei caregivers (49%) non era consapevole delle conseguenze dell’ospedalizzazione del proprio bambino a causa di un’infezione da VRS, prima del ricovero; più del 44% di loro ha dichiarato di sentirsi in colpa per non aver impedito che l’infezione da VRS colpisse il proprio bambino, ma anche che i caregivers hanno perso in media circa 29 ore di lavoro a causa del ricovero ospedaliero del loro bambino per infezione da VRS.

I partecipanti italiani hanno valutato male il supporto ricevuto. Quasi un caregiver su 2 (46%) ha riferito di non aver ricevuto informazioni sulle misure di protezione per prevenire future infezioni. Più di tre quarti (79%) ha affermato di non essere stato sufficientemente informato sui servizi di supporto psicologico.

Inoltre, nel periodo della survey, condotta durante la stagione epidemica VRS 2022/2023, la conoscenza della malattia da VRS è risultata significativamente più bassa tra la popolazione italiana dello studio, rispetto agli altri Paesi. Infatti, il 50% ignorava le misure di prevenzione disponibili. Ovvero, come rammentato in apertura, l’opportunità di somministrare al neonato l’anticorpo monoclonale Nirsevimab VRS, che garantisce una protezione di circa sei mesi. L'età media dei bambini affetti da VRS nella popolazione studiata era di tre mesi, di cui il 61% nati a termine. I bambini colpiti hanno dovuto trascorrere in media sei giorni in ospedale. Quasi tutti (94%) hanno richiesto il monitoraggio della frequenza cardiaca e della respirazione, l’80% ha avuto bisogno di ossigeno supplementare e alcuni hanno addirittura richiesto una ventilazione meccanica.

“I genitori dovrebbero sempre seguire l’istinto se il loro bambino non si sente bene. Purtroppo, non c’è ancora una sufficiente consapevolezza del VRS e delle misure di prevenzione disponibili che potrebbero mitigare possibili gravi conseguenze per il bambino e la famiglia”, afferma la professoressa Raffaella Nenna dell'Università La Sapienza di Roma, membro del gruppo di studio ResQ Family di EFCNI.

Lo studio ResQ Family sottolinea il forte impatto della salute di un bambino sulla qualità della vita di chi si prende cura di lui e sulla gestione generale della famiglia. Evidenzia potenziali fattori di stress che dovranno essere affrontati in futuro per ridurre al minimo gli effetti negativi sui bambini colpiti e sulle loro famiglie. Gli autori mettono in luce la necessità di aumentare la conoscenza sul virus e di intensificare le campagne sulle misure preventive, che sono già in fase di attuazione in molti paesi europei.

“Come rappresentanti dei neonati e delle famiglie in Italia, riceviamo quotidianamente richieste di informazioni sul VRS e questo è un segnale che ci fa capire che ci sono ancora tante lacune nella conoscenza di questo virus, della sua prevenzione e dei suoi effetti, a volte gravi, sulla salute dei neonati, sia a termine, che prematuri, particolarmente esposti ai rischi. Auspichiamo, pertanto, una maggiore diffusione di informazioni sul virus che aiutino a comprenderne il reale pericolo e una campagna di immunizzazione in tutta Italia, senza differenze regionali e nei tempi necessari, come il Ministero della Salute è impegnato a portare avanti,” afferma l’avvocata Martina Bruscagnin, presidente Vivere ETS.