Sindrome di Usher, la svolta: a Napoli primo intervento al mondo di terapia genica

Un'importante novità nel campo delle malattie genetiche

di MONICA GUERCI
20 settembre 2024
USHER

La sindrome di Usher di tipo 1B, che colpisce circa 20.000 persone negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, è caratterizzata dalla sordità congenita, disfunzioni vestibolari e una progressiva perdita della vista che inizia nel primo decennio di vita. Se per la sordità è possibile ricorrere a trattamenti chirurgici, la cecità rappresenta invece un punto di non ritorno. La causa di questa terribile malattia è una mutazione del gene MYO7A, troppo grande per essere inserito nei vettori virali tradizionali utilizzati per la terapia genica. Tuttavia, un’innovativa tecnologia sviluppata dai laboratori dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli ha superato questo ostacolo.

Due nuove piattaforme

All’Istituto Tigem il neodirettore Alberto Auricchio, che è anche professore ordinario di Genetica medica all’Università Federico II di Napoli, lavora da molti anni per superare questo limite tecnico. Grazie al sostegno della Fondazione Telethon e di importanti finanziamenti internazionali ha sviluppato insieme al suo gruppo due diverse piattaforme che consentono di trasferire geni di grosse dimensioni “frammentati”, che una volta all’interno della cellula si ricompongono formando la proteina completa.

La nuova piattaforma, conosciuta come ‘Ddual-AAV‘, utilizza due vettori di tipo AAV che contengono ciascuno una parte delle informazioni genetiche necessarie per produrre la proteina terapeutica. Una volta all’interno della cellula, questi vettori si ricombinano per produrre la proteina completa. Questo approccio offre una soluzione a oltre un centinaio di malattie genetiche che coinvolgono geni troppo grandi per i vettori tradizionali.

Il progetto, denominato LUCE-1, è sponsorizzato da AAVantgarde Bio, un’azienda biotecnologica spin-off del Tigem, e si trova attualmente nella fase 1/2 di sperimentazione. L’obiettivo principale è valutare la sicurezza e la tollerabilità di questa terapia genica nei pazienti con retinite pigmentosa correlata alla sindrome di Usher di tipo 1B.

Il primo trattamento

Francesca Simonelli, professore ordinario di Oftalmologia e direttore dell’UOC Oculistica alla Clinica Oculistica di Napoli, tra i massimi esperti a livello internazionale di terapia genica oculare, ha guidato l’équipe che ha eseguito il primo trattamento. L’intervento prevede l’iniezione del vettore nello spazio sotto-retinico nell’occhio, in regime di anestesia totale. Simonelli ha espresso grande entusiasmo per il progetto, sottolineando l’importanza di questo studio innovativo per la cura di una malattia finora incurabile.

“Sono molto felice di aver iniziato il primo studio clinico di fase 1/2 sull’uomo di AAV-081 per i pazienti con retinite pigmentosa correlata alla sindrome di Usher 1B – ha dichiarato Simonelli -. Attraverso questo programma innovativo in cui siamo impegnati da molti anni, ci proponiamo di rivoluzionare il nostro approccio alla comprensione e al trattamento di questi pazienti per i quali non esiste terapia. Siamo pronti a generare prove solide che non solo faranno progredire le conoscenze scientifiche, ma avranno anche un impatto diretto sulla cura di queste persone”.

Il futuro nella ricerca

Il rettore dell’Università degli Studi della Campania, Gianfranco Nicoletti, ha elogiato il ruolo della Clinica Oculistica come centro di riferimento europeo per la terapia genica oculare, mentre il rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito, ha sottolineato il contributo significativo della ricerca biotecnologica nel trattamento delle malattie genetiche. Questo sviluppo rappresenta un passo avanzato nella lotta contro malattie rare e complesse, offrendo nuove speranze per i pazienti affetti da sindrome di Usher di tipo 1B e aprendo la strada a future applicazioni della terapia genica per altre malattie genetiche.