Screening neonatali disomogenei in Italia. Esperti uniti per superare le iniquità nelle malattie rare

Le associazioni chiariscono cosa succede nel nostro sistema sanitario. Diversità di trattamento sulla base del luogo di nascita o di residenza mettono a rischio la sopravvivenza dei bimbi

di VALERIA PANZERI
28 febbraio 2025
Malattie rare neonatali

Malattie rare neonatali

Non soltanto una questione clinico-assistenziale e organizzativa, ma anche etica. In occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare, che si celebra il 28 febbraio, la Società Italiana di Neonatologia (SIN), insieme ad UNIAMO, Federazione Italiana Malattie Rare e SIMGePeD - Società Italiana Malattie Genetiche Pediatriche e Disabilità Congenite, ribadisce con forza l'importanza dello Screening Neonatale Esteso (SNE) ma anche la necessità di offrire le medesime opportunità di diagnosi e cura in tutte le regioni d'Italia, superando la situazione di profonda disomogeneità attualmente imperante. Ciò si traduce, nel pratico, con l'impossibilità di diagnosticare - e successivamente intervenire in tempi brevi, che in presenza di patologie rare fanno la differenza nella reversibilità o meno del progredire della malattia - sui neonati nei territori in cui gli screening sono meno completi.

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“Lo screening neonatale esteso rappresenta uno strumento prezioso di prevenzione di una fetta importante di condizioni metaboliche e genetiche rare. È pertanto fondamentale che la sua applicazione venga favorita e supportata in tutti i suoi aspetti (dalla diagnosi laboratoristica, alla presa in carico clinica), in tutto il territorio nazionale. Questo impegno rappresenta un dovere etico e morale di civiltà a cui tutti devono dare priorità assoluta”, spiega il Dott. Angelo Selicorni, Presidente SIMGePeD.

Un limite che crea disuguaglianze

Un limite che crea disuguaglianze che si traducono nell'impossibilità di avere, o meno, una vita normale per i piccoli pazienti. “La ricerca e l’innovazione tecnologica hanno contribuito a fornire nuove opportunità per il trattamento di diverse patologie genetiche”, afferma il Prof. Massimo Agosti, Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN). “Oggi, per alcune di queste, è possibile cambiare la storia naturale e il destino a lungo termine di questi bambini e delle loro famiglie. Sono malattie metaboliche, neuromuscolari, con deficit del sistema immunitario, singolarmente rare, ma insieme un ambito rilevante anche sul piano sociale ed epidemiologico”.

Un quadro a macchia di leopardo

“Ad oggi, oltre alle 49 patologie obbligatorie per tutte le Regioni, lo screening per la SMA risulta attivo in 13 Regioni (e in altre 5 è in programma l’avvio di progetti sperimentali). Per le malattie da accumulo lisosomiale lo screening è effettuato in 5 regioni e non per tutte le patologie e nello specifico in Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Veneto, Toscana e Abruzzo. Infine, lo screening per l’immunodeficienza combinata grave (SCID) è ad oggi effettuato in 6 Regioni: Veneto, Liguria, Toscana, Abruzzo, Puglia e Sicilia ed è in fase di prossimo avvio in Lombardia, in Emilia-Romagna e in Umbria”, spiega la dott.ssa Annalisa Scopinaro, Presidente UNIAMO. “Il fatto che l’ampliamento del pannello screening debba essere approvato con i decreti LEA rende praticamente impossibile garantire un aggiornamento al passo con le nuove terapie. Alcune Regioni attivano progetti sperimentali, creando di fatto disuguaglianze fra cittadini dello stesso Stato. Occorre che il Governo, come previsto dalla legge, aggiorni i LEA con cadenza annuale e che il Gruppo di Lavoro costituito per l’ampliamento dello SNE sia costantemente convocato per esaminare le possibili nuove patologie da inserire”.  

Cosa dicono le associazioni

Le associazioni chiariscono che la concezione universalistica del nostro sistema sanitario non prevede che possano esistere diversità di trattamento su ambiti così rilevanti per la sopravvivenza e la salute tra neonati, sulla base del luogo di nascita o di residenza, tuttavia, le disomogeneità territoriali nella esecuzione dello Screening Neonatale Esteso sono causa di disuguaglianze tra i neonati che nascono nel nostro Paese, in rapporto alla regione in cui risiedono e vengono alla luce. Un profilo di differenza che ha le radici nella organizzazione su base regionale del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e sul mancato perfezionamento legislativo delle norme che regolano l’applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) nelle regioni.

Terapie in crescita

“Si calcola che circa l'80% delle malattie rare abbia un'origine genetica e che di queste il 70% sia già presente alla nascita. La conoscenza di queste malattie è un tassello fondamentale per la vita dei pazienti ed i neonatologi hanno un ruolo fondamentale nella diagnosi”, spiega il Prof. Giovanni Corsello, Presidente Commissione di Etica Clinica in Neonatologia della SIN. Ed è proprio la terapia genica ad essere diventata una realtà nella gestione clinica di molte malattie monogeniche. Grazie ai test genetici di nuova generazione, la diagnosi delle malattie ereditarie si è fatta sempre più precisa sia per quanto riguarda i soggetti affetti, che i portatori. Sempre più spesso i test genetici non servono solo per confermare o per porre una diagnosi di malattia, ma consentono di selezionare quei pazienti da sottoporre a trattamenti innovativi. L’obiettivo è di modificare la prospettiva, passando da una prevenzione delle malattie genetiche che prevede l’interruzione di gravidanze, dopo una diagnosi di patologie prive di trattamento efficace o risolutivo, ad una prevenzione secondaria o terziaria in grado di impedire, in toto o in parte, le manifestazioni cliniche della malattia, attraverso una terapia mirata ed eziologica, consistente nella sostituzione o nella correzione del gene mutato. Nuovi approcci tecnologici hanno, inoltre, aperto opportunità di trattamento farmacologico per malattie genetiche come la SMA (Atrofia Muscolare Spinale), che si caratterizzano per rilevanza epidemiologica e la necessità di una diagnosi tempestiva.  

Eventi formativi

“Fra gli obiettivi prioritari della SIN vi è quello di organizzare, in collaborazione con la SIMGePeD, degli eventi formativi che forniscano metodologie e strumenti indispensabili ad un team per la corretta presa in carico del neonato con sospetta malattia genetica e/o sindrome malformativa”, prosegue il dottor Luigi Memo, Segretario del Gruppo di Studio di Genetica Clinica Neonatale della SIN.