Scompenso cardiaco: c’è una una rivoluzionaria scoperta che porterà ad un vaccino protettivo

Secondo i risultati di una ricerca condotta presso l'IRCCS Istituto Clinico Humanitas, la progressione dello scompenso cardiaco è causata da una reazione autoimmune contro i tessuti del cuore sottoposti a stress

di Redazione Salus
10 dicembre 2024
Lo scompenso cardiaco non ischemico colpisce circa 600.000 persone in Italia, specialmente tra gli over 65

Lo scompenso cardiaco non ischemico colpisce circa 600.000 persone in Italia, specialmente tra gli over 65

La ricerca condotta presso l'IRCCS Istituto Clinico Humanitas ha portato a una scoperta significativa riguardo allo scompenso cardiaco non ischemico, una condizione che colpisce circa 600.000 persone in Italia, specialmente tra gli over 65. Tradizionalmente considerato una malattia meccanico-metabolica, i ricercatori hanno identificato un meccanismo autoimmune alla base della sua progressione.

Il ruolo del sistema immunitario

Lo scompenso cardiaco si verifica quando il cuore non riesce a pompare sangue in modo efficace. Questo può derivare da fattori come l'età o restringimenti vascolari. Tuttavia, lo studio ha rivelato che i linfociti T, un tipo di cellula immunitaria, riconoscono le molecole prodotte dal cuore sotto stress e attivano processi infiammatori che compromettono ulteriormente la funzione cardiaca. Questo meccanismo autoimmune potrebbe spiegare perché alcuni pazienti sviluppano sintomi anche in assenza di un infarto.

Innovazione terapeutica: un vaccino tollerizzante

I ricercatori hanno isolato le molecole responsabili della risposta autoimmune e hanno sviluppato un prototipo di vaccino "tollerizzante". A differenza dei vaccini tradizionali, che stimolano il sistema immunitario, questo nuovo approccio mira a "istruire" il sistema immunitario affinché non reagisca contro le molecole cardiache. I test preliminari hanno mostrato che questo vaccino è in grado di prevenire l'infiammazione e migliorare la funzione cardiaca in modelli sperimentali.

Marinos Kallikourdis e Gianluigi Condorelli, i principali autori dello studio pubblicato su Circulation Research, sottolineano l'importanza di questa scoperta: «Per la prima volta abbiamo dimostrato che lo scompenso cardiaco non ischemico ha forti componenti autoimmuni». Questo risultato apre la strada a nuove strategie terapeutiche per affrontare una malattia che rappresenta una delle principali cause di disabilità e mortalità tra gli anziani.

Prossimi passi nella ricerca

Nonostante i risultati promettenti ottenuti in laboratorio, i ricercatori avvertono che è necessario validare questi risultati in contesti clinici reali. L'obiettivo è sviluppare terapie sicure ed efficaci che possano essere utilizzate nella pratica clinica. Come afferma il Prof. Gianluigi Condorelli: «Si tratta di un percorso lungo ma fondamentale per migliorare la vita dei pazienti con scompenso cardiaco».

La scoperta del ruolo dell'immunità nella progressione dello scompenso cardiaco rappresenta un passo importante verso la comprensione e il trattamento di questa complessa malattia. Con ulteriori ricerche e sviluppi, ci si aspetta che nuove terapie possano emergere per affrontare efficacemente questa condizione debilitante.