Salute e sostenibilità, l’innovazione è d’aiuto: cosa dice la ricerca
Uno studio propone nuove soluzioni per pazienti e ambiente. Un esempio: il passaggio dell’insulina da iniezioni quotidiane a settimanali
L’adozione di pratiche green in sanità è una sfida globale che coinvolge tutti i livelli e gli attori della gestione sanitaria: ospedali, aziende farmaceutiche, medici e pazienti. Recenti studi confermano che il settore sanitario è responsabile del 5% circa delle emissioni a livello globale.
Circa la metà provengono da ospedali: tuttavia una gestione efficiente e sostenibile dei percorsi assistenziali e di cura. Il percorso dei rifiuti, ad esempio, ha un grande potenziale nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. Anche a causa dei crescenti bisogni di salute, per funzionare i sistemi sanitari hanno un grande bisogno 24/7 di energia per riscaldare, ventilare, illuminare le strutture e per far funzionare le apparecchiature: si stima che in analoghe condizioni climatiche, un ospedale consumi il triplo dell’energia del settore civile. Di proposte concrete e di esperienze già realizzate e replicabili si è parlato recentemente a Bologna, in un confronto con aziende sanitarie e amministratori pubblici, per sviluppare insime strategie di governance sanitaria che tengano in considerazione l’impatto sull’ambiente.
Le possibilità di azioni positive per l’ambiente sul fronte dei rifiuti sanitari è una sfida aperta anche sul fronte farmaceutico, dove l’innovazione diventa in grado di portare a un minor utilizzo di risorse portando, allo stesso tempo, a un miglioramento della qualità di vita dei pazienti. Un esempio è il passaggio dalla somministrazione dell’insulina basale da una cadenza quotidiana a una settimanale: un passaggio non solo semplificherà la gestione dei pazienti diabetici e la loro aderenza alla cura, ma ad esempio consentirebbe di risparmiare una quantità di emissioni di anidride carbonica equivalente a 385.000 km percorsi da un’auto a benzina o a 75 voli Roma – New York.
A maggio 2024 è stata autorizzata l’immissione in commercio nei Paesi Ue della prima insulina a somministrazione settimanale, la prima al mondo indicata per il trattamento del diabete negli adult. Una novità senza precedenti a distanza di centouno anni dalla scoperta dell’insulina che potrà impattare positivamente sulla gestione del diabete e che potrà cambiare la qualità di vita dei pazienti.
Oggi la terapia insulinica prevede che il paziente si somministri l’insulina almeno una volta al giorno con un impatto che va dalla gestione della terapia stessa alla sfera sociale, lavorativa e psicologica della persona e delle loro famiglie; aspetto legato in particolare alla necessità di dover monitorare e gestire la malattia quotidianamente e di dover programmare l’intera giornata in base a questo. Il numero di iniezioni può rappresentare un ostacolo importante in termini di qualità di vita e di aderenza alla terapia. I dati mostrano che il 50% delle persone con diabete, che necessitano di terapia insulinica, ritardano di oltre due anni l’inizio del trattamento, con ripercussioni sulla gestione della malattia e delle sue complicanze. Negli studi clinici di fase 3, l’insulina settimanale ha permesso una riduzione della glicemia (misurata come variazione dell’HbA1c) rispetto all’insulina basale giornaliera 2,4 favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2.
"L’approvazione da parte dell’Agenzia Europea del farmaco della prima insulina basale settimanale al mondo è per noi una notizia epocale che, al di là del risultato scientifico ottenuto, ci vede esultare per il concreto miglioramento che offre alla qualità della vita delle persone con diabete”, afferma Emilio Augusto Benini, presidente di Fand, Associazione Italiana Diabetici. “È un risultato importante, di sicuro il miglior risultato ottenuto dopo la scoperta dell’insulina fatta 100 anni fa. Dalle notizie diffuse – sottolinea Benini – l’efficacia e la sicurezza del farmaco sono equivalenti alle insuline basali utilizzate fino ad oggi. Cambia il numero di somministrazioni e di conseguenza, questa insulina riduce il sacrificio, più psicologico che fisico, che le persone con diabete fanno nell’osservazione delle prescrizioni terapeutiche. Riduce di gran lunga il numero di iniezioni e quindi l’obbligo di pungersi”.
“Siamo convinti che questa terapia insulinica sicura, efficace e più semplice potrà essere di grande aiuto per ridurre l’impatto del diabete sia in termini di qualità di vita sia per il Sistema Sanitario Nazionale in termini di gestione dei costi”, ha affermato Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia.