Robot in sala operatoria: protesi più precise. I vantaggi della tecnologia su anche e ginocchia
L’ortopedico Michele D’Amato spiega come sono migliorati gli interventi: «Più precisione e minori rischi per i pazienti»
C’è un “personaggio” nuovo nelle sale operatorie: il robot. «Riproduce i movimenti del chirurgo con il vantaggio di poter praticare incisioni più piccole e precise rispetto alla chirurgia tradizionale, con tempi di recupero più veloci e un dolore meno intenso dopo l’intervento», spiega Michele D’Amato, specialista in ortopedia con una lunga pratica di protesi ginocchio e anca con navigatore chirurgico.
Quali i motivi della diffidenza iniziale?
In parte perché all’inizio non si sapeva se sarebbe stato efficace o meno, in parte per i costi esorbitanti. Attualmente i costi si sono molto ridotti, quindi è diventata una chirurgia quasi allo stesso prezzo di quella tradizionale. Grazie a questo passaggio si sta diffondendo sempre di più.
In campo ortopedico, quali sono i prevalenti settori d’intervento?
La protesi d’anca e quella totale o monocompartimentale al ginocchio. Acuni studi dimostrano che le protesi d’anca eseguite con il robot hanno un rischio di lussazione molto basso: solo 0,6% contro il 2,5% della protesi eseguite con la tecnica convenzionale.
Nella protesi del ginocchio?
Bisogna distinguere le totali dalle monocompartimentali. Nelle totali alcuni studi hanno dimostrato migliori risultati con il robot rispetto alla tecnica convenzionale. Ancora non c’è unanimità su questo argomento. Il vantaggio vero che dà il robot nel fare la protesi totale di ginocchio è sul suo posizionamento. Dato che i tagli ossei vengono eseguiti dal robot, sono precisissimi e senza sbavature. Questa precisione ci permette di impiantare senza difficoltà le nuove protesi non cementate, ovvero protesi che si “incastrano” nell’osso del paziente e in tre mesi circa si integrando. Queste protesi riducono il rischio che si “scolli” dall’osso nel corso degli anni. Nelle protesi monocompartimentale si opera una sorta di “rivestimento” del ginocchio nella parte malata. Sono molto più piccole e meno invasive rispetto ad una protesi totale di ginocchio. Diversi studi hanno dimostrato una superiorità di risultati delle protesi monocompartimentali fatte col robot, rispetto a quelle fatte con la tecnica convenzionale. Il robot, inoltre, ci dà un grosso vantaggio in quella che ora è un nuovo campo in via di sviluppo, ovvero le protesi bi-compartimentali ovvero rivestire due zone su tre del ginocchio.
Umanoidi col bisturi «Non abbiate paura»
I robot potrebbero diventare così intelligenti da riuscire a sostituirci? «Vedo solo grandi vantaggi nel lasciar entrare sempre di più l’automazione e la robotica nel nostro settore. Molti colleghi – spiega l’ortopedico Michele D’Amato – hanno paura di essere soppiantati dal robot o che si riducano le differenze che esistono tra una bravo chirurgo e un cattivo chirurgo. Ma non è così. La robotica in ortopedia è un aiutante a cui si delega solo una parte dell’intervento». E il futuro? «Credo sia logico seguire l’evoluzione scientifica della tecnica chirurgica nel tempo, adottando di volta in volta le soluzioni che si dimostreranno migliori. Il metodo scientifico, così come è adottato in medicina, contiene in sé il suo controllo», conclude.