Resistenza agli antibiotici, Italia maglia nera d’Europa
Con 11mila decessi all’anno in tutta la Penisola, servono test diagnostici e nuovi farmaci. Aperto a Firenze un hub della ricerca firmato “bioMérieux“
Nell’Unione Europea, più di 670mila infezioni sono dovute a batteri resistenti agli antibiotici, mentre circa 33mila persone muoiono come diretta conseguenza di queste infezioni. “L’Italia è il primo paese europeo per numero di morti per l’antibiotico-resistenza, un terzo dei quali prevenibili grazie un approccio proattivo all’individuazione e al trattamento mirato di agenti patogeni resistenti”, sostiene Maurizio Sanguinetti del Policlinico Gemelli e ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica.
Per questo servono test diagnostici innovativi, rapidi, precisi e affidabili, capaci di individuare, nel giro di poche ore, non solo gli agenti patogeni responsabili di un’infezione, ma i farmaci più idonei. Questi nuovi strumenti diagnostici potrebbero ridurre i decessi per infezioni resistenti agli antibiotici del 30%. Che per il nostro Paese vorrebbe dire circa 3.300 vite salvate ogni anno. Ne sono convinti gli esperti riuniti per la presentazione del nuovo “Polo di Ricerca & Sviluppo di bioMérieux“, a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze. Un investimento che apre uno spazio nuovo nella ricerca italiana.
L’Italia è infatti considerata maglia nera in Europa per antibiotico-resistenza con ben 11mila decessi registrati in un anno. Il nuovo hub di Bagno a Ripoli, su cui “bioMérieux“ ha puntato 9 milioni di euro, ha l’obiettivo di mettere a punto nuove soluzioni diagnostiche per contrastare l’emergenza “supermicrobi”. Inoltre, la multinazionale prevede di portare nello stabilimento toscano la produzione del “Vitek MS Prime“, un sistema di diagnostica di ultima generazione basato sulla spettrometria di massa che consente di individuare rapidamente le specie microbiche presenti in un campione biologico.
La sola prevenzione non basta più: “Siamo arrivati al punto che, per contrastare l’avanzata dei ‘super-microbi’, batteri e funghi che hanno imparato a resistere a molti degli attuali trattamenti disponibili – spiega Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Micobiologi Clinici Italiani (Amcli) – abbiamo bisogno di ricorrere a strategie diagnostiche innovative, che consentano di individuare in tempi rapidi farmaci in grado di sconfiggerli. Secondo le nostre stime, questi nuovi test diagnositici potranno ridurre i decessi di oltre il 30%”.