Rapporto medico-paziente, la fiducia “accende la speranza nel cervello”

Una ricerca italiana ha mappato le aree cerebrali, scoprendo cosa succede quando di crea feeling con il dottore. Effetti positivi sull’andamento delle cure

di PATRIZIA TOSSI
3 dicembre 2024
Il rapporto tra medico e paziente è fondamentale per la cura

Il rapporto tra medico e paziente è fondamentale per la cura

Una buona intesa con il medico curante “accende la speranza nel cervello" e apre la strada alla guarigione. Il rapporto medico-paziente può fare la differenza nel percorso di cura: la fiducia fa sentire i malati sostenuti e accompagnati nel percorso terapeutico, l’effetto-empatia infonde sicurezza e benessere nelle persone.

Un vero e proprio farmaco' non solo per l'anima: i suoi effetti sono visibili anche nel cervello, dove accende le aree della speranza in un futuro migliore. Lo ha scoperto uno studio italiano disegnato proprio per mappare i circuiti neurologici che si attivano nel paziente se sente che il medico c'è veramente, che la presa in carico è continua e attenta.

All'opposto, quando manca tutto questo, quello che succede nel cervello alimenta confusione, malessere e delusione. Il paziente si scoraggia e si paralizza.

Cosa ha scoperto la ricerca Fiore 3

La ricerca Fiore 3 (Functional Imaging of Reinforcement Effects) è firmata Fondazione Giancarlo Quarta (Fgq), Onlus impegnata da oltre 20 anni nell'indagine del rapporto medico-paziente dal punto di vista psicologico, clinico e sociale, con l'obiettivo di alleviare la sofferenza dei malati. Le attività neuroscientifiche di Fgq sono realizzate in collaborazione con le università di Padova e Parma.

Lo studio - i cui risultati sono stati presentati e discussi oggi a Milano - rappresenta la terza parte di un complesso lavoro di indagine neuroscientifica sui correlati biologici della relazione fra medico e paziente, condotto attraverso la risonanza magnetica funzionale, ricordano da Fondazione Quarta: la prima parte ha preso in esame 2 tipi di rinforzi positivi, indagando a livello cerebrale gli effetti di una comunicazione rispondente ai bisogni del malato; la seconda parte ha analizzato gli effetti cerebrali del rinforzo negativo.

Tutte le ricerche sono state condotte con lo stesso metodo del neuroimaging su un campione di soggetti ai quali è stato chiesto di immedesimarsi, di volta in volta, all'interno di situazioni che illustravano, con immagini e testi, varie interazioni tra interlocutori.

Mappato il cervello: cosa mostrano le immagini

Nello studio Fiore 3 - illustra Fondazione Quarta - a 30 persone sane, sotto scansione cerebrale, è stata sottoposta una serie di vignette che raffiguravano diverse situazioni sociali di interazione tra due persone, nelle quali veniva messa in risalto un'idea di continuità del rapporto o il suo contrario.

Un esempio: un ragazzo all'ultimo anno di liceo, prossimo all'esame di maturità, è ricoverato per un trauma da sport e parla con il medico. Tre le fasi dell'interazione: descrizione della situazione (infortunio sportivo); presentazione del bisogno del paziente (prospettiva futura di recupero dall'infortunio); risposta dell'interlocutore, che può fornire sostegno e continuità, oppure no. Sulla base dei dati raccolti, i ricercatori hanno misurato e analizzato le risposte di attivazione, cioè quali aree cerebrali risultano più 'accese' dagli stimoli di continuità e discontinuità; le risposte di connettività, ossia come dialogano o meno le diverse aree del cervello nelle due opposte situazioni, e le correlazioni cervello-comportamento-personalità.

È stato così osservato - riporta Fgq - che nella condizione di continuità (buon rapporto medico-paziente) vengono maggiormente reclutati, tra gli altri, il network di elaborazione visuospaziale e il giro fusiforme, connessi rispettivamente all'elaborazione della prospettiva del sé, in particolare alla proiezione del sé nel futuro, e al riconoscimento visivo dei volti in modo personalizzato, perché l'interlocutore di fiducia conta tanto quanto il contenuto dello scambio. In sintesi, "il soggetto percepisce di poter contare su un legame solido e guarda al futuro con sicurezza". Il rinforzo positivo di continuità ingaggia inoltre aree associative, senso-motorie, emotive e cognitive che risuonano all'unisono, in armonia, "segno di benessere del soggetto".

Cosa succede se viene meno la fiducia?

Quando invece viene meno la fiducia nel rapporto e manca il sostegno del medico, la 'fotografia' dell'attività cerebrale cambia radicalmente e la connettività tra alcune delle aree sopra indicate si modifica significativamente. In sintesi, "la mancata corrispondenza alle attese genera dissonanza e frizione emotiva, cosa che richiede una forte mediazione di tipo cognitivo per giustificare la violazione del rapporto di reciprocità". A livello psicologico, è la conclusione degli scienziati, se "la continuità di rapporto determina una situazione di sicurezza e benessere generale, di fiducia nella relazione, la possibile interruzione del rapporto genera un senso di abbandono e 'distress' o fatica". Senza l'empatia del suo dottore, il paziente si sente solo con il suo male e la sua sofferenza.