Cos’è la malattia rara che ha portato alla morte il principe Federico di Lussemburgo

Una mutazione del gene Polg porta alla sindrome di Alpers. Si eredita dai genitori e si manifesta nei primi anni di vita. Si può sopravvivere? Sintomi e cure (palliative)

di PATRIZIA TOSSI
10 marzo 2025
Il principe Federico scomparso a 22 anni per una mutazione del gene Polg

Il principe Federico scomparso a 22 anni per una mutazione del gene Polg

È causata da una mutazione del gene Polg la malattia rara che ha stroncato, a soli 22 anni, il principe Federico di Lussemburgo. Al principe Federico è stata diagnosticata a 14 anni, ha convissuto con questa malattia incurabile per otto lunghi anni. 

La sindrome di Alpers - questo di quella che, comunemente, viene chiamata comunemente Polg - è una patologia molto grave che solitamente compare nei bambini o nell’adolescenza e provoca una regressione dello sviluppo neurologico, crisi epilettiche che non rispondono ai farmaci e insufficienza epatica. A volte può anche manifestare una perdita importante di tono muscolare e un moderato ritardo dello sviluppo.

Cos’è la mutazione del gene Polg

La malattia del principe Federico è un disturbo mitocondriale, cioè una patologia ereditaria causata da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri, organi cellulari dotati di un proprio Dna. Il gene nucleare Polg regola la replicazione del Dna mitocondriale, quindi una sua alterazione squilibra il funzionamento delle cellule e causa una perdita di energia cellulare.

Cosa scatena la malattia

Essendo una malattia rara, i sintomi si manifestano quando il bambino eredita la mutazione dai genitori che, non avendo accusato la patologia, sono considerati portatori sani della mutazione Polg.

Alla nascita i pazienti sono asintomatici e possono svilupparsi in modo ‘normale’ per settimane oppure per anni, fino alla comparsa dei sintomi. In molti bambini, i primi sintomi iniziano con disturbi a carico del fegato. Nell'80% dei casi, i primi sintomi si manifestano nei primi 2 anni di vita, mentre nel restante 20% dei casi la sindrome viene scoperta entro i 25 anni.

I sintomi

I pazienti presentano livelli drasticamente ridotti di Dna mitocondriale, soprattutto nel tessuto muscolare, nel sistema nervoso e nel fegato. La conseguenza è una perdita importante di tono e, quindi, di energia disponibile per la sopravvivenza.

Questo significa convivere con crisi epilettiche che non si riescono a curare, e avere il fegato danneggiato dall’insufficienza epatica, che può portare anche all’ittero. La malattia porta alla graduale regressione dello sviluppo neurologico dei pazienti che, in alcuni casi, possono mostrare anche un ritardo dello sviluppo.

Lo squilibrio può coinvolgere anche il tratto gastrointestinale con difficoltà nella deglutizione del cibo e della saliva e una ridotta motilità intestinale.

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I disturbi più comuni

I pazienti hanno continue cefalee, disturbi visivi e del movimento. La maggior parte dei bambini e dei ragazzi sviluppa una atassia cerebellare, che è un disturbo dell'equilibrio che porta progressivamente alla perdita della coordinazione muscolare e alla difficoltà nei movimenti volontari.

Molti pazienti presentano anche una neuropatia periferica, ovvero un danno al sistema nervoso periferico che porta a dolore, intorpidimento, formicolio, debolezza e perdita di tono muscolare, problemi di equilibrio e difficoltà nei movimenti. E ancora: sonnolenza, irritabilità, perdita della concentrazione, deterioramento delle competenze linguistiche e deficit della memoria. Si arriva anche alla perdita completa della vista.

Come viene diagnosticata

Questa malattia si scopre soltanto con esami di laboratorio. È impossibile individuare la mutazione con un esame strumentale, come la risonanza magnetica, quindi è necessario effettuare delle analisi biochimiche per capire i motivi del deficit di fegato e muscoli e della catena respiratoria mitocondriale, un sistema fondamentale per la produzione di energia nella cellula.

Ma solo un’analisi genetica può confermare definitivamente la sindrome di Alpers: l’esame può confermare la presenza di mutazioni su entrambe le copie geniche di Polg.

Esistono delle cure?

Ad oggi, esiste solo una terapia che cura il sintomo e non porta alla guarigione completa dalla malattia. Non esistono cure definitive, ma solo trattamenti palliativi. Ai piccoli pazienti vengono spesso somministrati farmaci anti-convulsioni per le crisi epilettiche che, se all’inizio sembrano efficaci, col tempo le crisi diventano impossibili da trattare

I medici prescrivono anche fisioterapia e logopedia per mantenere il tono dei muscoli e della laringe e per rallentare la degenerazione delle funzioni neurologiche. Dopo i 12 o 13 anni, può essere considerato anche il trapianto di fegato per il trattamento dell’insufficienza epatica. Ma il più delle volte viene sconsigliato perché potrebbe causare ulteriori degenerazioni a livello di altri organi.

Si può sopravvivere con la mutazione Polg?

L’aspettativa di vita è molto ridotta, anche perché non esistono cure risolutive. Dal momento della diagnosi, va considerata un’aspettativa di vita che va dai 3 mesi ai 12 anni, anche se alcuni studi parlano di casi in cui la sopravvivenza è arrivata a 15 anni.

Quanti casi esistono nel mondo

La mutazione del gene Polg è considerata una malattia rara, quindi con un'incidenza molto ridotta rispetto alle altre patologie. L'incidenza alla nascita oscilla tra 1 caso ogni 100.000 bambini e 1 caso ogni 250.000.