Per la prima volta a Roma, organi 'avatar' per curare i tumori

Due pazienti son stati trattati usando gli ‘organoidi’: cosa sono e a cosa servono. Il caso dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena

di PATRIZIA TOSSI
21 settembre 2024
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Organi ‘avatar’ per trattare i tumori: cure su misura (e più efficaci) grazie alla tecnologia. È l’ultima novità in campo oncologico, sperimentata per la prima volta a Roma su due pazienti: una donna affetta da cancro ovarico e un uomo con tumore gastrico.

 

Testando i trattamenti sugli organi avatar – ottenuti coltivando del tessuto umano in provetta – gli oncologi dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena (Ire) sono riusciti a conoscere in anticipo, cioè prima dell’inizio del trattamento, la sensibilità del tumore ad una rosa di 20-30 farmaci e a selezionare quelli che mostravano maggiore efficacia. E i due pazienti, entrambi con malattia molto avanzata e recidive comparse dopo varie linee terapeutiche, hanno beneficiato della cura più appropriata.

 

“L’Ire investe da alcuni anni notevoli risorse per sviluppare conoscenza sulla generazione e caratterizzazione di organoidi derivati da vari tipi di tumore. In pratica, avatar o repliche in miniatura di organi e tessuti umani – spiegano dall’ospedale – modelli tridimensionali derivati dai tumori dei pazienti, rivoluzionari per la ricerca sul cancro grazie alla loro capacità di replicare fedelmente in provetta la complessità biologica e genetica del tumore”. Dei risultati se ne parlerà il 23 e 24 settembre all’Ire in un workshop internazionale sull’oncologia traslazionale.

 

Organi avatar: come funzionano

 

“A due pazienti complessi, discussi al Molecular Tumor Board, è stato prelevato del tessuto tumorale”, spiega Giovanni Blandino, direttore dell’Unità di Ricerca oncologica traslazionale Ire . Il tessuto è stato coltivato per alcune settimane in provetta – continua – in condizioni favorevoli alla generazione di organoidi. Questi sono stati sottoposti all’attività di farmaci sia classici chemioterapici che a bersaglio molecolare”.

 

I risultati sono stati sorprendenti. “I clinici oncologi – dice Blandino – hanno avuto un’informazione attendibile sulla sensibilità dei rispettivi tumori ai vari farmaci testati, prima di iniziare la terapia sul paziente. Una volta concluse le indagini molecolari, gli organoidi possono essere conservati nella bio-banca Ire, per una successiva sperimentazione”.

 

“Approccio altamente innovativo”

 

“Si tratta di un approccio altamente innovativo – aggiunge Gennaro Ciliberto, direttore scientifico Ire – in linea con la missione traslazionale della nostra ricerca che va dal letto del paziente al laboratorio per poi ritornare al letto del paziente. Gli organoidi stanno aprendo nuove strade alla comprensione della resistenza ai farmaci, sviluppo di metastasi e interazione tra tumore e sistema immunitario”.