Nuove speranze per il melanoma avanzato: virus oncolitici e terapie combinate
Innovativa immunoterapia con virus oncolitici e combinazione nivolumab-relatlimab migliorano le prospettive per il melanoma avanzato.
Il melanoma rappresenta il terzo tumore più frequente sia negli uomini che nelle donne al di sotto dei 50 anni ed è un tumore che avanza: in Italia si registrano ogni anno circa 12.700 nuovi casi di melanoma, ovvero 12/15 nuovi casi ogni 100mila abitanti con un’incidenza in continuo aumento anche nella popolazione più giovane, sotto i 40 anni. Ci sono, fortunatamente, sempre più possibilità terapeutiche anche per i casi più complessi.
L’iniezione nel melanoma di un virus dell’herpes simplex geneticamente modificato è in grado di eliminare le cellule cancerose sia direttamente, ma anche indirettamente rilasciando molecole che stimolano l’attività del sistema immunitario. È questo il meccanismo d’azione di RP1, un’innovativa immunoterapia a base dei cosiddetti ‘virus oncolitici’ che, in combinazione con l’immunoterapico nivolumab, può ridare speranza a un terzo dei pazienti con una forma avanzata di melanoma e che non rispondono più all’immunoterapia standard.
I risultati dello studio clinico di Fase 2 IGNYTE sono così convincenti che il trattamento ha ricevuto da parte della Food and Drug Administration (FDA) americana, la designazione di Breakthrough Therapy per il trattamento di pazienti adulti con melanoma avanzato precedentemente trattati con immunoterapia. A presentare, per la prima volta in Italia, questa nuova frontiera dell’immunoterapia sono gli specialisti, in occasione della XV edizione del Melanoma Bridge e della X edizione dell’Immunotherapy Bridge.
"Sebbene le opzioni di trattamento per il melanoma avanzato siano migliorate, molti pazienti non traggono alcun beneficio dalle terapie attualmente approvate – dichiara Paolo A. Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e del convegno oltre che direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli –. In particolare, alcuni pazienti trattati con immunoterapia anti-PD1 non rispondono dall’inizio a questa immunoterapia e altri rispondono inizialmente e poi sviluppano una resistenza. Per questi pazienti sono disponibili opzioni di trattamento limitate e questo rappresenta un chiaro bisogno medico insoddisfatto per i pazienti, a cui la terapia a base di virus oncolitici come RP1 potrebbe rispondere".
I virus oncolitici sono una forma di immunoterapia che utilizza virus per infettare e distruggere le cellule tumorali. RP1 è un trattamento che si basa su un ceppo del virus herpes simplex progettato e geneticamente ‘armato’ con due molecole (GALV-GP R e GM-CSF) che puntano a massimizzare la capacità di eliminare il tumore, l’immunogenicità della morte delle cellule tumorali e l’attivazione di una risposta immunitaria antitumorale sistemica.
Ma c’è anche un’altra ’buona notizia’ per la cura del melanoma: il Servizio Sanitario Nazionale riconosce e rimborsa ufficialmente la combinazione di immunoterapie nivolumab-relatlimab come terapia di prima linea del melanoma avanzato (non resecabile o metastatico) negli adulti e negli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni. Definita ‘dual block’ perche sono due farmaci che agiscono su due ‘blocchi’ diversi di inibizione del sistema immunitario, con una sola somministrazione.
A consacrare questa combinazione è stata la recente pubblicazione del trattamento in Gazzetta Ufficiale, dopo l’approvazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco sulla base dei dati favorevoli dello studio di Fase 2/3 Relativity-047, i quali indicano che la combinazione nivolumab-relatlimab raddoppia la sopravvivenza dei pazienti. "Una nuova arma si aggiunge ufficialmente alla lotta contro il melanoma, – commenta il professor Ascierto –. Il melanoma metastatico è la forma più letale della malattia che si manifesta quando il tumore si diffonde dalla pelle ad altri organi. Tuttavia, grazie all’introduzione dell’immunoterapia il melanoma metastatico è diventato sempre più curabile tanto che, ad oggi, oltre la metà dei pazienti con questo tumore avanzato è vivo a 10 anni dalla diagnosi. Con l’approvazione della combinazione nivolumab-relatlimab si punta a migliorare ancora di più questi risultati".