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Non siamo nati per soffrire. È importante trattare il dolore

Coen Il dolore, nelle sue varie manifestazioni, è la causa più frequente di accesso al Pronto soccorso, oltre che delle visite...

di DANIELE
16 marzo 2025
Coen Il dolore, nelle sue varie manifestazioni, è la causa più frequente di accesso al Pronto soccorso, oltre che delle visite...

Coen Il dolore, nelle sue varie manifestazioni, è la causa più frequente di accesso al Pronto soccorso, oltre che delle visite...

Coen

Il dolore,

nelle sue varie manifestazioni, è la causa più frequente di accesso al Pronto soccorso, oltre che delle visite al medico di famiglia e di molta automedicazione.

Il tema è vasto e complesso e per ora mi limiterò a ricordare solo alcuni aspetti fondamentali di terapia. Cominciamo col dire che in alcuni casi, come il dolore toracico o addominale, o una cefalea di particolare intensità, il problema principale è quello di fare una diagnosi per escludere patologie potenzialmente gravi che richiedono di per sé un trattamento urgente.

Quando invece la causa sia nota o di modesta gravità, la prima differenza da considerare è quella tra dolore acuto e cronico. Nel primo caso, sarà necessario utilizzare un farmaco che agisca rapidamente e che abbia una potenza adeguata all’intensità dei sintomi. Nel secondo, sarà invece possibile partire dai farmaci più sicuri per salire poi, se necessario, verso farmaci più potenti, anche se a volte a maggior rischio di effetti collaterali.

Spesso si ritiene che un farmaco somministrato per iniezione sia più “forte” di uno somministrato per bocca. In realtà l’unico vantaggio di un farmaco somministrato per via endovenosa o intramuscolare è la velocità di azione. Queste vie vengono dunque preferite per situazioni acute come una colica renale o biliare, una peritonite, una frattura. La via orale è invece sempre da preferire quando l’immediatezza dell’effetto non sia così importante e sia possibile attendere qualche decina di minuti.

Se il dolore è destinato a durare a lungo, è importante evitare di prendere gli analgesici “al bisogno” perché in questo modo si è destinati a non avere un controllo costante dei sintomi. È invece molto meglio assumere il farmaco con regolarità, seguendo le indicazioni del foglietto illustrativo (per es. ogni 6, 8, o 12 ore), senza attendere che il dolore si ripresenti prima di prenderlo.

Un altro aspetto fondamentale sta nella scelta di una dose adeguata, perché l’impiego di dosi troppo basse di un farmaco ne riduce nettamente l’efficacia, senza garantire che non si avranno effetti collaterali. Una dose troppo bassa di principio attivo è la causa principale della scarsa efficacia che spesso hanno gli analgesici venduti senza obbligo di ricetta medica.

Per concludere, poche cose sugli analgesici di uso più comune.

Il paracetamolo è di sicuro il farmaco più sicuro, tranne per chi abbia una grave patologia epatica, ma la sua potenza antidolorifica è modesta. Gli antinfiammatori non steroidei (ibuprofene, diclofenac, i vari coxib e tanti altri) sono relativamente controindicati in chi abbia sofferto di ulcera, abbia una insufficienza renale o sia iperteso e, più in generale, nei grandi anziani. Gli oppioidi (tramadolo, morfina, buprenorfina, fentanyl e altri), sono gli analgesici più potenti, sono sicuri se utilizzati da chi li conosce bene, e sono gli unici ad avere un antidoto (il naloxone) che può controllarne velocemente gli eventuali effetti collaterali. Se in Pronto soccorso qualcuno ve li proporrà, non abbiate paura, sono in assoluto la miglior scelta in caso di dolore molto severo.

* medico d’urgenza,

già Direttore del Pronto

soccorso dell’ospedale

Niguarda di Milano