«Natura, alimentazione e socialità» la grande via per il cambiamento
Enrica Bortolazzi racconta come è nato il progetto visionario che ha cambiato l’idea di longevità e benessere. «Ho studiato le Blue Zone dove vivono i centenari, la chiave è la condivisione dei valori e delle esperienze».
Consapevolezza e responsabilità: due pietre miliari della strada che conduce a una vita più felice, lunga e in salute. È questo l’obiettivo della “Fondazione La Grande Via“, il progetto pionieristico nato dieci anni fa dall’incontro di due visioni solo apparentemente diverse: la scienza di un medico, Franco Berrino, e la capacità creativa di sperimentare nuovi approcci di Enrica Bortolazzi (nella foto). Dall’incontro di questi due mondi sono nate le “Tre Vie del Benessere“: cibo sano, corpo in movimento e spiritualità.
«Sono passati dieci anni – racconta Enrica Bortolazzi, presidente della “Fondazione La Grande Via“ – da quando, nel 2014, abbiamo posato le basi del progetto. Avevo appena avuto un problema di salute e da quell’esperienza è nata la voglia di fare qualcosa di concreto per aiutare le persone a gestire la malattia in modo tranquillo, ma anche per lavorare sulla prevenzione e la salute. Dall’incontro con Berrino, è iniziata questa nuova strada». «Responsabilità è il grande tema: troppo spesso deleghiamo agli altri i nostri problemi di salute, sia nella cura che nella prevenzione. Invece, possiamo fare molto per assumerci in prima persona la responsabilità della nostra salute, fisica ed emotiva, come forma di rispetto verso se stessi e la società. Con la sanità in crisi e le persone allo sbando, oggi è ancora di più un elemento fondamentale per prenderci cura di noi».
Una visione a 360 gradi, senza dimenticare il rigore scientifico che guida la missione. «Prima di ogni seminario misuriamo i valori del sangue dei partecipanti – continua – per dimostrare che, anche solo in pochi giorni, cambiando stile di vita e mangiando sano si abbassa il cortisolo, l’ormone dello stress, e non solo». «Le persone arrivano ai nostri seminari demotivate e stanche – continua la presidente della Fondazione – quasi tutti col reflusso gastrico. Poi scoprono che cambiare è più semplice di quel che si pensi. Dopo 14 giorni non sono più gli stessi: hanno sperimentato una nuova alimentazione che li fa stare meglio, hanno fatto yoga e meditazione, si sono immersi in una natura meravigliosa. E soprattutto hanno vissuto una nuova socialità, un modo diverso di stare insieme agli altri che li motiva».
Alimentazione, benessere e natura: i sentieri che portano alla felicità. «Quando abbiamo iniziato a parlare di cibo come strumento di prevenzione, attraverso la dieta macromediterranea e il digiuno, tutti ci dicevano che eravamo folli. Oggi la medicina sta dimostrando che avevamo ragione». Dieci anni dopo, il percorso si è allargato. «Lavoriamo sulla longevità sana felice, facendola sperimentare sul campo: è un approccio molto potente, che cambia la visione della vita. Nella nostra sede in Maremma organizziamo seminari e incontri, abbiamo una scuola di cucina dove non insegniamo solo le ricette, ma facciamo comprendere alle persone le proprietà benefiche degli alimenti».
Centenari a confronto. «Ho fatto molte ricerche nelle Blue Zone, quelle zone del mondo dove vivono i centenari. Sono stata in Giappone, ma anche in Sardegna e ho capito che la socialità è un elemento fondamentale della longevità. Con l’età si abbassa la serotonina, c’è chi va in pensione e si sente svuotato, senza un obiettivo. E la solitudine amplifica tutto. Trovare un modo più profondo di stare insieme agli altri è già una cura». La via della natura. «Portando le persone nelle foreste e nei boschi. I risultati sono formidabili: oltre a migliorare la salute, arriva un’energia che spinge al grande cambiamento».
«Nasce l’AyurMeda, un ponte tra l’India e il Mediterraneo»
Quando l’Oriente incontra l’Occidente, nasce qualcosa di straordinario: due culture che si intrecciano, contaminandosi a vicenda. È nata così l’AyurMeda, una nuova pratica di benessere che unisce la medicina ayurvedica, la più antica al mondo, alle piante e alle spezie del Mediterraneo per avvicinare i rimedi indiani alle nostre tradizioni. A lanciare il progetto AyurMeda è la ginecologa Stefania Piloni, docente di fitoterapia all’Università degli Studi di Milano. Ecco, in anteprima, il racconto del percorsi che vedrà la luce a settembre nella sede Daino Bianco de “La Grande Via”.
«Ho lavorato diversi anni in India, dove ho fatto nascere tanti bambini, e lì ho scoperto questa scienza millenaria legata alla longevità. Tuttavia, per noi occidentali che viviamo in una società molto diversa da quella indiana e abbiamo fisicità differenti, l’applicazione della costituzione fisica e mentale dei “dosha” può variare. Così come diversa è la nostra alimentazione». Un mix di saperi per favorire la salute. «È per questo motivo che ho pensato di avvicinare le pratiche ayurvediche alla cultura, al cibo e alle erbe del Mediterraneo. In Italia abbiamo una tradizione fitoterapica importante che può essere efficacemente affiancata ai principi ayurvedici. Nella nostra tradizione ci sono cereali e legumi straordinari che possono essere usati nell’alimentazione per renderla più vicina ai nostri gusti».