Morbillo, le complicanze. Ecco perché vaccinarsi
I neonati venuti al mondo naturalmente risponderebbero meglio al farmaco contro la malattia infettiva
Dei 556 di casi morbillo segnalati in Italia nel primo semestre del 2024, secondo i dati riportati dal Ministero della Salute italiano, il 93% non era ancora adeguatamente vaccinato contro la malattia. Si tratta di un trend poco incoraggiante, anche in considerazione del fatto che, se non ci si protegge nella maniera adeguata, la patologia può condurre a complicanze anche piuttosto gravi.
La scoperta
Sembra che esista una stretta correlazione tra le modalità del parto e l’immunità sviluppata dai neonati contro le malattie, compreso lo stesso morbillo. A rivelarlo è stato uno studio condotto dal Dipartimento di Genetica dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, e guidato dal professor Henrik Salje, che nel merito della questione ha dichiarato: “Si è scoperto che il modo in cui si nasce – per cesareo o per parto naturale – ha conseguenze a lungo termine sull’immunità dalle malattie durante la crescita”.
I risultati di tale analisi suggeriscono che i neonati venuti al mondo naturalmente rispondano meglio al vaccino contro il morbillo rispetto a quelli nati tramite taglio cesareo: il motivo principale di questa differenza sembra risiedere nello sviluppo della flora microbica intestinale. Durante il parto vaginale, infatti, i neonati vengono esposti a una varietà di microrganismi provenienti dalla madre, che colonizzano il loro intestino e sono in grado di giocare un ruolo cruciale nel modulare il sistema immunitario. Questo trasferimento di microrganismi attraverso il canale del parto naturale potrebbe facilitare una migliore risposta immunitaria al vaccino.
Al contrario, i bambini nati con parto cesareo non ricevono questa esposizione iniziale ai microrganismi vaginali, il che potrebbe compromettere lo sviluppo di una flora intestinale equilibrata e influire negativamente sull’efficacia del vaccino. La ricerca, che pur dovrà essere corroborata da ulteriori studi, suggerisce che potrebbe risultare utile considerare l’integrazione di probiotici o altre terapie che favoriscano lo sviluppo di una flora intestinale sana nel bambino, migliorando così la sua risposta immunitaria al vaccino.
Sintomi
Si tratta di una delle malattie infettive più contagiose in assoluto e che, nonostante i progressi fatti con la vaccinazione, rappresenta tutt’oggi una minaccia globale da non sottovalutare. Causata da un virus a RNA, la patologia può causare complicanze anche gravi nel 30% dei casi e si presenta inizialmente con uno stato semi influenzale seguito dopo due-quattro giorni da una tipica eruzione cutanea su tutto il corpo, con macchioline rosse e/o biancastre sparse sul tronco, sul viso, sui palmi delle mani e dei piedi.
Le complicanze
I problemi più grossi possono insorgere in modo particolare sui bambini al di sotto dei 5 anni, agli adulti al di sopra dei 20 anni, alle donne in stato interessante e infine ai soggetti immunocompromessi come i malati oncologici: non è infatti da escludere la possibilità che in questi soggetti si possano presentare polmoniti o gravi encefaliti. C’è, in aggiunta, il rischio di essere colpiti da danni neurologici permanenti, il che rende necessario a maggior ragione proteggersi attraverso un vaccino i cui effetti, una volta somministrato, dureranno per tutta la vita.
Tra le altre complicanze si segnalano inoltre l’otite media, la laringotracheobronchite – un’infezione acuta virale delle vie aeree – la diarrea, la disidratazione, la cheratite (ovvero un’infiammazione a carico della cornea), la trombocitopenia (una seria carenza di globuli rossi nel sangue) e infine le convulsioni febbrili. Il morbillo, inoltre, è nei paesi del Terzo mondo una delle principali cause della cecità nei bambini se associato a gravi deficit di vitamina A.