Microplastiche nel cervello umano e nella placenta: l’impatto sulla nostra salute

Secondo uno studio dell’Università della Campania, in un uomo adulto la quantità di Mnp è pari a un terzo di una bottiglia di plastica. “Dimostrata l’incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e nell’Alzheimer”, dicono gli esperti

di PATRIZIA TOSSI
7 novembre 2024

Trovate particelle di microplastiche nel cervello umano e perfino nella placenta. I livelli sono preoccupanti, nel cervello di un uomo adulto le microplastiche possono arrivare a una quantità pari a un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri. “In alcuni casi è stata anche dimostrata l'incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer”, spiega Raffaele Marfella, professore dell’Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’.

A rivelarlo è lo studio ‘Tutta la plastica che non vediamo’ presentato al ‘Planetary Health Festival’ di Verona, commissionato da Vera Studio a un gruppo di esperti dell'Università degli Studi della Campania. “Nell’indagine - dice Marfella - emerge con chiarezza che le quantità di micro e nanoplastiche presenti in molti organi del corpo umano sono rilevanti, soprattutto nel cervello”. Ecco cosa è emerso dalla ricerca.

Primo rapporto sulle microplastiche

La ricerca presentata a Verona è una prima ricognizione internazionale degli studi scientifici sull’impatto delle micro e nanoplastiche (Mnp) sul corpo umano e le dirette conseguenze sulla nostra salute. ‘Tutta la plastica che non vediamo - Rapporto sulla presenza delle micro e nanoplastiche nel corpo umano’ è il titolo dello studio.

La ricerca - condotta da Raffaele Marfella del dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate, da Pasquale Iovino del dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche, e da Francesco Prattichizzo dell’Irccs MultiMedica di Milano - si propone di colmare una lacuna significativa nella letteratura scientifica: l’assenza di una meta-analisi che documenti l’accumulo di micro e nanoplastiche negli organi umani e il loro impatto sulla salute.

L’impatto sulla salute: cosa rivela lo studio

Il Rapporto sintetizza le fonti di esposizione alle Mnp, le tipologie di queste particelle e le associazioni patologiche connesse. Le concentrazioni più elevate di Mnp sono state riscontrate in organi di vitale importanza come il cervello, la placenta e l'albero cardiovascolare. Per esempio, nel cervello, i livelli di Mnp riscontrati in un cervello di peso medio di un adulto corrispondono all'equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.

“Questo rapporto è importante perché racchiude, per la prima volta, i risultati di tutte le ricerche pubblicate a livello internazionale. Come ricercatori continueremo ad indagare, ma mi pare necessario che il tema plastica nei prossimi anni diventi centrale anche per il Ministero della Salute e non solo per quello dell’Ambiente”, sottolinea Marfella.

Da dove arrivano le microplastiche?

Le micro e nanoplastiche più frequentemente rilevate provengono da materiali ampiamente utilizzati nella vita quotidiana, come contenitori per bevande e alimenti, tubature per l'acqua e tessuti sintetici come nylon e poliestere.

Questi materiali rappresentano fonti difficili da quantificare, poiché sono presenti nell’aria (sia interna che ambientale), nell’acqua (soprattutto in bottiglia), nel cibo confezionato e nei prodotti per la cura della pelle. Alcuni tra gli oggetti di uso quotidiano citati nello studio sono le bustine di tè in nylon e i biberon che, a seguito dell'esposizione al calore, come nel caso dell’utilizzo del microonde, possono rilasciare grandi quantitativi di particelle potenzialmente dannose per l'organismo.

Stop alla plastica: "Serve un intervento globale”

Il messaggio è chiaro: “Senza un intervento urgente e globale per ridurre la produzione di plastica e cambiare le abitudini di consumo, l’impatto sulla salute umana è destinato ad aumentare”, fanno sapere i ricercatori.

“È quindi fondamentale porre un freno alla produzione sconsiderata di plastica e ai suoi molteplici utilizzi non necessari - sottolineano - nonché sensibilizzare le persone ad attuare comportamenti responsabili per diminuire l’utilizzo di alcuni contenitori in plastica al fine di salvaguardare la propria salute”.