Influenza, siamo al picco. Sintomi, durata e farmaci

I medici di famiglia: sì al paracetamolo, assolutamente no a cortisonici e antibiotici

di GAIA SANCINI
19 gennaio 2025
I medici di famiglia: sì al paracetamolo, assolutamente no a cortisonici e antibiotici

I medici di famiglia: sì al paracetamolo, assolutamente no a cortisonici e antibiotici

Secondo le previsioni dell’Istituto superiore di Sanità, siamo appena entrati nel momento clou dell’influenza stagionale: il periodo di picco è quello tra metà gennaio e metà febbraio. E finora sono oltre 5 milioni di italiani colpiti. "Il virus circolante dell’influenza (sottotipo N3N2 (A-H3N2)), responsabile della cosiddetta “Australiana”, suscita particolare preoccupazione per la capacità di evadere le difese immunitarie – sottolinea Alessandro Rossi, Presidente SIMG , Società italiana di medicina generale e delle cure primarie – e per la maggior aggressività dei sintomi".

I sintomi principali delle sindromi influenzali includono riniti (raffreddore), mal di testa, dolori articolari, tosse, mal di gola e febbre. "I sintomi possono durare pochi giorni, ma sovente persistono anche più a lungo (con una mediana di 18 giorni per tosse e rinorrea), cosa che è comunque autolimitante e generalmente non deve spaventare – spiega Luca Maschietto, Segretario SIMG Friuli-Venezia Giulia –. È importante ricordare che una temperatura corporea elevata non è necessariamente un indicatore di gravità della patologia, ma piuttosto di una valida risposta dell’organismo all’infezione. La persistenza di temperature elevate per numerosi giorni oppure una mancata risposta ai comuni antipiretici richiede sempre una valutazione clinica".

In presenza di sintomi influenzali, la raccomandazione è di assumere terapie che intervengano sui sintomi: "Il paracetamolo è senza dubbio il più efficace analgesico e antipiretico a nostra disposizione – sottolinea Ignazio Grattagliano, vicepresidente SIMG – anche perché praticamente scevro da importanti effetti collaterali se usato alle dosi consigliate. Gli antinfiammatori non steroidei con indicazione al trattamento delle infiammazioni delle alte vie aeree (ketoprofene sale di lisina, flurbiprofene, ibuprofene a basso dosaggio, aspirina e altri) devono essere consigliati tenendo conto del profilo di rischio cardiovascolare, renale e gastrico del paziente, prestando attenzione alla corretta informazione in caso di automedicazione con ‘formulazioni da banco’. Questa categoria di farmaci può comunque essere utile anche in forma topica (spray orali, collutori) se c’è un’importante infiammazione del cavo orale. Altri farmaci utili sono gli antitussivi (facendo attenzione all’azione sedativa di alcuni di essi), in particolare se vi è tosse stizzosa che disturba attività quotidiane e sonno notturno, e i decongestionanti nasali in caso di rinorrea importante. I cortisonici, in generale, devono essere evitati poichè possono ridurre le difese immunitarie ed aumentano il rischio di complicanze. L’uso di antibiotici, invece, è assolutamente da evitare in caso di infezioni virali; la necessità di una loro assunzione deve seguire sempre una valutazione medica, mantenendo la prescrizione riservata ai soli casi necessari".