Infarto e gruppo sanguigno: i fattori di rischio

I pazienti con A e B hanno più probabilità di avere occlusioni venose. Lo ha scoperto una ricerca genetica dell’Università di Groningen

di MARINA SANTIN
24 ottobre 2024
Infarto e gruppo sanguineo: la ricerca

Infarto e gruppo sanguineo: la ricerca

Fumo, consumo di alcolici, mancanza di attività fisica, un’alimentazione non equilibrata, pressione sanguigna e i valori elevati di colesterolo. I fattori che possono contribuire ad aumentare il rischio d’infarto cardiaco – una condizione in cui il flusso sanguigno in una parte del cuore si ferma, causando la morte delle cellule cardiache che non vengono più irrorate – sono molteplici, ma secondo un recente studio il gruppo sanguigno avrebbe un ruolo decisamente rilevante.

La ricerca

Pubblicata dall’American Heart Association, la ricerca ha dimostrato che per le persone con gruppo sanguigno A, B e AB è più facile incorrere in problemi cardiaci come infarto (una delle principali cause di morte nel mondo), arresti cardiaci, occlusioni venose. Per quanto riguarda le prime due problematiche, la percentuale di rischio sarebbe meno allarmante: rispetto alle persone con un gruppo sanguigno 0, i gruppi A, B e AB avrebbero l’8% di probabilità in più di infarto e il 10% in più di arresto cardiaco. Il dato più preoccupante e significativo, invece, riguarda il terzo punto: sono state riscontrate fino al 51% in più di occlusioni venose per chi appartiene ai gruppi sanguigni A, B e AB rispetto a chi è un cosiddetto donatore universale.

Anche se i ricercatori non sono stati ancora in grado di stabilire una correlazione diretta che spieghi questi dati, lo studio potrebbe contribuire in modo importante alla ricerca e alla prevenzione degli infarti modificandone significativamente l’approccio. In primis, infatti, i medici potranno avvalersi di queste informazioni per studiare delle terapie individuali più accurate, come sottolinea la dottoressa Hilde Groot (nella foto a destra), a capo della ricerca e docente all’Università di Groningen in Olanda. “I medici di famiglia – spiega – potrebbero utilizzare le informazioni sul gruppo sanguigno per la prevenzione e la cura di malattie cardiovascolari, e i medici professionisti potrebbero considerare di includerle nei test clinici sui rischi e gli approcci di cura”.

I fattori di rischio

Parallelamente, altri studi che sono arrivati alle stesse conclusioni hanno cercato di capire i motivi della predisposizione all’infarto (e all’ictus) dei gruppi sanguigni A, B e AB.

Fattori di rischio. Tra le possibili spiegazioni, il fatto che gli individui con gruppo di sangue diverso da 0 hanno concentrazioni più elevate di una proteina coagulante del sangue chiamata “Fattore di von Willebrand“, collegata ad eventi trombotici. Inoltre, tendono ad avere livelli di colesterolo più elevati. Secondo una ricerca condotta dai ricercatori americani dell’Istituto cardiovascolare della Pennsylvania University e pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Lancet, invece, esiste un effetto protettito per chi il gruppo 0 dovuto allo stesso gene che determina il gruppo sanguigno stesso, che offre anche una maggiore protezione al cuore. La ricerca si è basata sul confronto tra il patrimonio genetico di 6mila persone che hanno avuto un infarto con quello di 7mila e 400 persone sofferenti di una malattia coronarica, ma che non hanno mai avuto un attacco di cuore.

Gruppo A e B. "Nel caso si appartenga ai gruppi sanguigni A, B o AB – ribadiscono gli esperti – non è il caso di preoccuparsi eccessivamente». I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in prevenibili o non prevenibili: su questi ultimi (come l’età, il sesso e la familiarità alla malattia) è possibile fare nulla, quindi è indispensabile concentrare le attenzioni sui fattori modificabili. Innanzitutto, seguire uno stile di vita corretto ed equilibrato, adottare una dieta sana e variata, evitare il fumo, tenere sotto controllo la pressione arteriosa, l’obesità, il colesterolo alto, la glicemia alta e lo stress e praticare esercizio fisico”.