In montagna, ma preparati: parola di esperto

Manuele Panzeri, tecnico di elisoccorso e guida alpina, spiega come programmare escursioni sicure

di DANIELE DE SALVO
18 agosto 2024
Man on top of a mountain with his arms up in the air.

«La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura». Parola di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017 con “Le otto montagne“. Per questo la montagna esige rispetto, prudenza e calma, perché deve essere un piacere, come la vita, non un pericolo. Lo raccomanda anche Manuele Panzeri (nella foto), 54 anni, istruttore del Soccorso alpino, tecnico di elisoccorso e guida alpina, cresciuto alla scuola dei grandi dell’alpinismo lecchese di cui a sua volta fa parte. «Bisogna affrontare gite ed escursioni alla propria portata, in base alla propria preparazione – è la sua regola numero uno -. Mai andare oltre le proprie possibilità».

 

Qual è l’equipaggiamento minimo per approcciarsi alla montagna durante l’estate?

«Intanto le scarpe adatte, perché sono il punto di contatto con il terreno. Nello zaino conviene infilare sempre anche un maglioncino, pure quando fa più caldo, perché il tempo può cambiare. E poi un cappellino o una bandana per proteggersi dal sole, crema solare e occhiali da sole. Consiglio inoltre una torcia frontale, per non essere sorpresi dal buio, specie quando le giornate si accorciano».

 

E il telefonino?

«Ormai ce lo portiamo tutti sempre dietro. Occorre però sia ben carico per poterlo usare in caso di emergenza. Per questo è meglio non consumare troppo la batteria per funzioni non essenziali. In alternativa è utile un power bank di riserva. Il sistema di posizionamento deve essere attivo, per poter inviare la posizione se ci si trova in difficoltà e consentire ai soccorritori di localizzarci agevolmente».

 

Per quanto riguarda invece da mangiare e da bere?

«Occorre avere sempre scorta d’acqua a sufficienza per idratarsi. Prima di incamminarsi suggerisco un pasto leggero, più energetico che sostanzioso, mentre durante il tragitto sono l’ideale barrette energetiche, frutta come pesche e banane. Solo una volta arrivati a destinazione, un bel panino imbottito».

 

Come pianificare al meglio un’uscita?

«Bisogna consultare il meteo. Se si è principianti, è opportuno prevedere posti con punti di ristoro o rifugi lungo il percorso per ricevere assistenza se si ha bisogno. Per la scelta dell’itinerario,invece, è sempre meglio affidarsi solo a siti internet specializzati e a guide alpine autorizzate. Le guide possono aiutarci durante le prime esperienze e magari consentici di affrontare in sicurezza qualche sentiero attrezzato. Oltre che delle competenze, delle qualifiche e dell’esperienza, dispongono di tutta l’attrezzatura necessaria».

 

Come comprendere se si sta superando il limite?

«Dal punto di vista fisico, non ci sono regole. Ognuno di noi conosce se stesso e il proprio corpo. Occorre coglierne i segnali e agire di conseguenza. La montagna è piacere, è passione. Non è obbligatorio arrivare dove si ha programmato. Se non ce la si fa, allora bisogna tornare indietro. La rinuncia non è un fallimento, è prova di maturità».

 

 

«Perdere l’orientamento è facile: tornare indietro o chiedere aiuto al 112»

 

Perdere l’orientamento durante un’escursione è possibile: nel caso, cosa si deve fare? «Se ci si perde in montagna o durante una passeggiata nel bosco, la scelta giusta è quella di tornare indietro fino al punto dove si sa di aver sbagliato strada. Poi, da lì, riprendere il giusto cammino: ormai quasi tutti i sentieri sono ben contrassegnati anche in Italia, sebbene non come in Svizzera», risponde Manuele Panzeri, guida alpina esperta in soccorso in montagna e ambiente impervio . «Altrimenti – continua – se non si è capaci o non si è nelle condizioni di tornare a riprendere il sentiero e la direzione giusti, oppure ci si è infilati in un punto pericoloso, è sempre meglio fermarsi immediatamente, senza proseguire né rischiare oltre, e chiedere subito aiuto, telefonando al 112: in questo modo non si peggiora ulteriormente una situazione potenzialmente già critica e non si rende più complicato l’intervento dei soccorritori che verranno a cercarci e recuperarci».

 

 

Emergenza in vetta, tutti i numeri. L’identikit delle persone a rischio

 

Nell’ultimo anno, i tecnici volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico italiano hanno compiuto 12.349 missioni di soccorso per 12.365 persone, di cui 7.622 ferite – 5.720 in modo leggero – e 491 morte. In 4.151 sono state invece recuperate illese. Le cause più frequenti di incidenti e infortuni sono l’escursionismo (42,5% dei casi), la mountain bike (8%), lo sci alpino (2,2%), l’alpinismo classico (6,0%) e la ricerca di funghi (3,1%). L’identikit medio della persona soccorsa è rappresentato da un uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo essere scivolato in un’escursione durante il mese di agosto. Il 49% degli interventi del Soccorso alpino e speleologico si concentra nei mesi estivi di giugno (7,3%), luglio (14,4%), agosto (17,1%) e settembre (10,3%). Dal 1954, anno di fondazione, il Soccorso alpino ha effettuato 223.762 interventi, soccorrendo 238.935 persone con oltre 1 milione di volontari