Glaucoma: come scoprirlo e cosa fare per salvare la vista

Sintomi e diagnosi: molti soffrono della malattia del nervo ottico senza saperlo. Se ne parlerà dal 13 al 15 marzo al Congresso Aisg di Genova

di Redazione Salus
20 febbraio 2025
La visita oculistica per la prevenzione del glaucoma

La visita oculistica per la prevenzione del glaucoma

Il glaucoma è una malattia cronica progressiva che colpisce il nervo ottico e può portare alla perdita della vista. È la seconda causa di cecità visiva, sono 55 milioni i pazienti nel mondo. Ma, accanto alle stime ufficiali, esistono tantissimi casi non ancora diagnosticati: in molti ne soffrono senza saperlo.

Se ne parlerà alla presenza dei massimi studiosi nazionali e internazionali, nel corso dell'ottavo Congresso dell'Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma (Aisg), in programma a Genova dal 13 al 15 marzo

“Non fidarsi mai della pressione oculare. Livelli inferiori a 21 non assicurano l'assenza della malattia”, spiega il professor Stefano Miglior, ordinario di Malattie dell'apparato visivo presso la Bicocca di Milano e presidente dell'Aisg.

Occorre un cambiamento culturale per affrontare un problema, il glaucoma, che interessa oltre un milione e 200mila italiani. “È difficile stabilire il numero esatto delle persone colpite – spiega Miglior  perché molti non sanno di esserlo, non sottoponendosi a controlli periodici del fondo oculare, della pressione dell'occhio e del campo visivo”.

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Sintomi del glaucoma

“Questa patologia purtroppo non dà sintomi – continua l’esperto – e quando li dà è spesso troppo tardi. La visita presso uno specialista è allora l'unico modo per verificare se vi sono segni della malattia e procedere dunque a ulteriori accertamenti. Altre soluzioni sono del tutto inefficaci. Si dice che un'elevata pressione oculare possa dare un'indicazione abbastanza veritiera, ma non è così. E anzi affidarsi a questo parametro potrebbe essere persino fuorviante".

Pressione oculare: cartina tornasole? 

Si stima infatti che il 20/25% dei pazienti con glaucoma hanno una pressione oculare del tutto normale. "Questo vuol dire – continua Miglior – che avere una pressione oculare inferiore a 21 non è motivo di sicurezza. Se ci si lascia condizionare da questo falso mito, si rischia che il soggetto, con una pressione normale, possa sentirsi fuori pericolo e magari decida di non farsi mai controllare da un oculista. Senza sapere che invece potrebbe già essere affetto dalla malattia o potrebbe svilupparla nel tempo. Test diagnostici adatti a operare un adeguato screening della popolazione non esistono e farsi esaminare, dai 40 anni in sù, è l'unico modo per stare tranquilli. Ma di questo e di tanti altri temi parleremo, con i massimi studiosi nazionali e internazionali, nel corso dell'ottavo Congresso dell'Aisg, in programma a Genova dal 13 al 15 marzo".

I fattori di rischio

A fare gli onori di casa il professor Michele Iester, Ordinario di Malattie dell'apparato visivo presso l'Università del capoluogo ligure. "La pressione oculare elevata, la miopia, la bassa pressione arteriosa e la familiarità – ricorda Iester – sono i più importanti fattori di rischio di questa patologia. Ma chi è miope o chi ha casi di glaucoma in famiglia è portato a farsi visitare da uno specialista perché sa di essere a rischio".

Il problema riguarda il resto della popolazione, che invece “sottovaluta il pericolo e non si sottopone ai dovuti controlli”. Non solo. “Spesso, ci si reca dall'oculista quando si sbatte contro una porta o si cade a terra per effetto di un campo visivo che va riducendosi. Ma, in questi casi, si arriva in ritardo e difficilmente si riesce a rallentare l’ulteriore evoluzione della malattia. Per questo occorre avviare una vera e propria campagna di sensibilizzazione per evitare conseguenze estreme come la cecità", conclude Iester. 

Visita oculistica: unico metodo di prevenzione 

La realtà è che la visita oculistica resta l'unico metodo efficace per rilevare in tempo il glaucoma e per poter mettere in atto tutte le possibili strategie terapeutiche atte a conservare un residuo funzionale adeguato a poter condurre una vita senza eccessivi problemi.

“Il 4% della popolazione oltre i 40 anni – afferma il professor Luca Rossetti – ha una pressione oculare elevata senza avere però alcun segno clinico della malattia e studi clinici, condotti sia in Usa che in Europa, hanno evidenziato che solo il 10-15% di questi individui svilupperà un iniziale segno di glaucoma nell'arco di 5 anni dalla prima osservazione, e che pertanto solo una fetta di tali soggetti si avvantaggerà da una terapia ipotonizzante per prevenire lo sviluppo della malattia”.

"Si tratta tuttavia del gruppo caratterizzato dai fattori predittivi più rilevanti – prosegue – quali i livelli pressori oculari particolarmente elevati e lo spessore corneale più sottile della norma, un parametro che non ha nulla a che vedere col glaucoma, ma che contribuisce in modo significativo a sottostimare il valore della pressione oculare che viene rilevata con la tonometria".